Una sorta di Matrix?
A spasso verso un futuro migliore
Questo articolo è stato pubblicato, per la prima volta, il 19.09.2008. Ovviamente, siccome la scienza evolve le conoscenze acquisite, si è ritenuto di doverlo aggiornare.
“Quando c’è una grossa vincita al Superenalotto non si sente parlare d’altro. E qualsiasi altra somma che non sia quella stratosferica del montepremi è considerata robetta da pezzenti. Vi piaccia o no, questa è la situazione.
Ma come nasce il Lotto? È storia vecchia: risale addirittura a oltre quattrocentotrenta anni fa, e per la precisione al 1576. si chiamava Gioco del Seminario e nacque a Genova. Dovendo eleggere tre Consiglieri della Repubblica e due Procuratori, venivano convocati in piazza novanta padri di famiglia, tutti ovviamente di specchiata onestà. Ognuno dei candidati aveva un numerino appeso al collo e il popolo scommetteva sui cinque numeri che sarebbero stati estratti. Un terzo delle scommesse andava al vincitore e due terzi agli organizzatori. Il gioco fu dapprima osteggiato e in seguito in proprio dalle autorità. Detto in altre parole, le autorità si accorsero che era un modo quanto mai pratico per scippare un po’ di soldi alla povera gente.
Ottant’anni dopo, alcuni mercanti genovesi si trasferirono a Napoli e ripeterono l’iniziativa. Non essendoci, però, consiglieri da eleggere, furono scelte novanta ragazze da marito, tra le quali sorteggiare cinque corredi di nozze. Il Gioco del Seminario allora cambiò nome e venne chiamato Gioco delle Bonafficiate, ovvero delle Bonificate, e ancora oggi, nei quartieri popolari, c’è qualcuno che lo chiama così. Per la cronaca, la prima estrazione avvenne il 24 aprile del 1657 e furono estratti i seguenti numeri 18, 36, 41, 46 e 70.
Dalle mie parti il gioco del Lotto è una cosa seria. In un paese dove i problemi esistenziali passano in secondo ordine rispetto a quelli economici, fa più presa una per quanta lontana speranza d’incasso, che non una scoperta ufologica o un’attesa messianica. Nascono così intorno al Lotto alcuni mestieri nuovi: primo fra tutti quello dell’assistito, ovvero di un individuo che, essendo “assistito” da forze soprannaturali, è in grado di consigliare, a pagamento, i numeri della prossima estrazione.
E qui entra in ballo il Purgatorio. Tra i napoletani e le anime del Purgatorio nasce un patto di mutua assistenza: il napoletano vivo prega per le anime dei morti e le anime a loro volta si disobbligano venendo in sogno, o al napoletano stesso, o all’assistito dal quale lui si serve. Per maggiori dettagli consultare i libri di Matilde Serao e di Giuseppe Marotta. A detta degli esperti, per ogni milione di abitanti ci dovrebbero essere almeno settantadue assistiti. Celebri assistiti furono Cagli Cagli, ‘o Monaco Sapunaro, ‘o Servitore ‘Mbriaco, ‘o Buttiglione e ‘o Monaco Rattuso. Quest’ultimo per comunicare i numeri “toccava” le clienti in alcune parti del corpo, ciascuna delle quali aveva un numero nella Smorfia. Per esempio: il naso “faceva” 43, un orecchio 14, il seno 28, il sedere 16, il seno e il sedere toccati contemporaneamente 44 (28+16).
Riassumendo, il problema non è tanto vincere quanto sognare, e non si può negare che questa volta lo Stato ha messo a disposizione del popolo un sogno a prezzi stracciati”. (Luciano de Crescenzo – Il caffè sospeso – Mondadori ed. 2008)
————————————————————————–
Caro dottore, vorrei cominciare questo incontro, chiedendole qualcosa su come funziona l’immaginazione.
E’ uno strumento mediante cui noi visualizziamo i contenuti della memoria ed anche il fluire dei nostri pensieri consapevoli. Mediante l’immaginazione lei riesce a rivivere un ricordo.
Quindi serve per rievocare qualcosa che abbiamo già in memoria. E le valutazioni che facciamo, ad esempio guardando un quadro, un paesaggio, con quale funzione le realizziamo?
Con la riflessione e la meditazione. L’immaginazione entra in gioco nel momento in cui confrontiamo quanto cade sotto la nostra osservazione e lo rapportiamo con quanto c’è di simile nella nostra memoria.
E a che serve?
A produrre emozioni positive o meno, in relazione a quanto stabiliamo che si avvicini o si allontani allo standard di riferimento (quello memorizzato, appunto)
Che differenza c’è tra sogno e sonno?
Il sonno è un fenomeno biologico ciclico caratterizzato dalla perdita della coscienza e dall’interruzione dei rapporti sensoriali e motori che uniscono una persona al proprio ambiente.
E il sogno, invece?
Il sogno è un fenomeno legato al sonno e in particolare alla sua fase REM, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni apparentemente reali. Un po’ di storia. S. Freud, spiegò questa modalità di funzionamento dell’apparato neuropsichico descrivendo la psicologia dei processi onirici e suddivise il funzionamento dell’apparato psichico in due forme che chiamò processo primario e processo secondario. Secondo tale teoria psicoanalitica classica, il sogno sarebbe la realizzazione “allucinatoria” durante il sonno di un desiderio inappagato durante la vita diurna. Dopo di lui, molti analisti di varie correnti si sono interessati al sogno. Contributi originali sono stati portati nel 1952 da Ronald Fairbaim, per il quale il sogno sarebbe un fenomeno schizoide, da interpretare alla luce della teoria degli oggetti parziali della M. Klein, ponendo l’accento sull’aspetto simbiotico della personalità. Bonime, nel 1962, propone una teoria del sogno basata sulla concezione che il sogno sia un autoinganno volto a preservare e a rafforzare un modello di vita, ponendo l’accento sull’aspetto comportamentale sociale della personalità.
Un po’ complesso da capire con facilità. Me lo può spiegare in funzione di ciò che sono i risultati dei suoi studi?
Il sogno è un meccanismo (che si attua durante il sonno) di costruzione di una sceneggiatura mediante cui noi scarichiamo delle tensioni. Dal momento che non si realizza in maniera organizzata, perché affluiscono dati liberi, il sogno molte volte è confuso. Durante il sogno si hanno rapidi cambiamenti di scenografia. Infatti, se si vuole dare un significato al sogno, bisogna analizzarlo con attenzione perché ogni aspetto può rispondere ad una serie di interrogativi.
Il fatto di ricordarselo o meno da cosa dipende?
Dipende dall’intensità del sogno e dal momento in cui ci si sveglia. Se accade mentre stai sognando, te lo ricordi.
A volte mi è capitato di sognare cose che si sono poi verificate nella realtà. Questo da cosa dipende?
Certe cose si verificano perché, a livello inconsapevole, lei aveva già previsto cosa sarebbe accaduto. Non ci vuole molto a stabilire l’evoluzione di quegli eventi che cadono sotto la sua osservazione, basta sapere raccogliere gli indizi “illuminanti”, così come fa un buon investigatore. Molte volte, questo lavoro avviene senza che noi ci accorgiamo del suo svolgimento, all’interno della nostra mente: percepiamo il flash del risultato, come intuizione. Questo meccanismo viene comunemente scambiato per premonizioni extrasensoriali.
Alcuni anni fa, mi è capitato di sognare che mio padre avrebbe avuto un incidente automobilistico… e la cosa si è verificata veramente!
Evidentemente aveva percepito in suo padre una volontà autolesionistica e allora, attraverso il sogno si eri mandata a dire: “Attenta, con la situazione psicologica di tuo padre rischiate di fare un incidente!”.
Quando sviluppi maggiormente la capacità di capire cosa stai pensando a livello inconsapevole, tu percepisci e prevedi la realtà senza bisogno di sognarla. La sogni quando non hai sviluppato adeguatamente la consapevolizzazione. Data questa limitazione, il tuo mondo inconsapevole ti manda dei messaggi attraverso il sogno. Siccome, poi, molta gente è ottusa, pensa di riuscire a prevedere il futuro.
E quando si parla di “sogno ad occhi aperti”? Si tratta di sogno o di uso della fantasia?
E’ uso di immaginazione o di fantasia. Io posso immaginare il risultato di pianificazioni che porteranno, nel tempo, risultati estremamente apprezzabili che riesco, addirittura, a visualizzare come se li avessi sotto gli occhi.
E la fantasia cos’è? Ne ho sentito parlare come di una funzione utile per compensare le frustrazioni.
La fantasia è un utilizzo della visualizzazione dei contenuti in memoria, non aderente alla realtà. Se si immagina alla guida di un aereo, certamente la cosa non è aderente alla realtà. Altrettanto se ipotizza di poter sostituire un neurochirurgo, in una sala operatoria.
Scusi, ma in questo modo, una persona non si crea un’illusione e poi una delusione? Mentre pensa una di queste cose magari è contenta e poi si rende conto che non è realizzabile!
Questo lo si può prevenire se si è consapevoli che si sta usando la fantasia. Quindi, in quei momenti ti gratifichi… e poi spegni “il televisore”. Se, invece, ti illudi che quella sia la realtà e che riuscirai a concretizzare quello che stai fantasticando, allora poi il contatto col mondo reale diventa piuttosto duro. In pratica utilizziamo fantasia e immaginazione come una sorta di “Matrix”. L’importante è restare coscienti del fatto che si sta “visualizzando” una forma di realtà virtuale.
Che vuol dire, cos’è Matrix?
Matrix è un film di fantascienza del 1999, scritto e diretto dai Fratelli Wachowsky, Andy e Larry. Il termine matrix deriva dal latino matrix, matricis e può essere tradotto in italiano con “madre” o “nutrice”, “matrice”, “utero”, “stipite” e, in senso lato, anche con “canale”.
In un indeterminato futuro la specie umana è controllata e sfruttata dalle macchine, che fanno credere loro di vivere liberamente nel mondo del XX secolo mentre, in realtà la tengono imprigionata, “coltivando” letteralmente uomini e donne per trarne l’energia necessaria alla loro sopravvivenza meccanica e, di conseguenza, sacrificandoli a tale scopo.
Poche migliaia di umani sono liberi dal controllo di “Matrix”, il sistema di controllo cerebrale che imprigiona i loro simili: un sistema di impulsi elettrici inviati al cervello umano che lo convincono di vivere in un mondo che, ormai, non esiste più da centinaia di anni.
All’interno di Matrix la gente vive senza accorgersi minimamente della sua vera condizione; soltanto pochissime persone si rendono conto che “qualcosa non va”, percependo una stranezza che non riescono a descrivere. Una di queste persone è Thomas Anderson, conosciuto nell’ambiente degli hacker come “Neo”. Convinti che Neo sia “l’eletto” (in grado di restituire la libertà alla specie umana), un gruppo di umani della Resistenza, fra cui spicca la figura di Morpheus, il capitano della nave Nabucodonosor, lo contatta, convincendolo ad uscire da Matrix ed essere riportato (dopo una sorta di risveglio dalla condizione di larva in cui la realtà era solamente proiettata nella sua mente) nella vera realtà. Qui Neo scopre che in realtà l’uomo è uno schiavo delle macchine che lo imprigionano in una realtà di fantasia ingannandolo grazie alle percezioni che provengono dalla sua immaginazione
Neo dimostrerà doti eccezionali, cioè sarà sempre più in grado di contravvenire alle regole di Matrix, acquistando poteri pari a quelli di un programma, ma non è facile per lui capire se sia l’eletto o meno. Attraverso una morte virtuale per mano dell’Agente Smith, uno dei programmi che vivono in Matrix, e la sua “resurrezione” per merito dell’amore sbocciato con Trinity, anche lei membro della Nabucodonosor, Neo prende finalmente coscienza di essere stato scelto per liberare l’umanità dal giogo delle macchine.
Io non penso di usare immaginazione e fantasia, per lo meno in maniera corretta. Vorrei riuscirci, visto che può essere utile.
Una persona che vive in maniera sufficientemente gratificante non ha bisogno della fantasia; però, a volte, il suo utilizzo può giovare: ad esempio, immaginando un buon rapporto di coppia, nel suo caso. Al momento è priva di questa condizione, né è prevedibile realizzarla nel breve periodo, però può immaginare (usando la fantasia) cosa potrà accadere in una “sua” famiglia. Dal momento che fa analisi personale, sarebbe anche indotta a procedere più velocemente verso quella giusta direzione.
Però, siccome ho dei conflitti su questo, finirei col preoccuparmi?
Perché ancora non ha le idee chiare, e, soprattutto, non ha capito che può essere utile e piacevole.
Che sarebbe utile lo credo..
..ma pure piacevole, non solo utile.
Però mi accorgo delle tante carenze per poterlo realizzare.
Per questo è utile (solo al momento, però!), la fantasia. Con questa salta tutte le carenze (lavorando senza “assilli”, in un percorso di psicoterapia individuale) e si “vede” in una casa con un uomo bello, simpatico e maturo: chi le impedisce di pensarlo?
E come faccio a non considerare le carenze?
Scusi, altrimenti … che fantasia è? Mi fa venire in mente il film “Così parlò Bellavista”, in cui due anziane ( e arzille) signorine raccontano, al gestore di una ricevitoria del lotto, di aver sognato un bersagliere a cavallo; quando viene loro obiettato che i bersaglieri vanno a piedi, rispondono: “Ma proprio per questo era un sogno!”. Lei può immaginarsi perfetta nella sua fantasia, chi glielo impedisce? L’importante è sapere che quella è fantasia e, soprattutto, che rappresenta un succedaneo transitorio, in attesa di un miglioramento reale.
Potrebbe fornirmi altre spiegazioni tecniche sulle funzioni psicofisiologiche del sonno?
Le specie animali provviste di un sistema nervoso con “cervello pensante” presentano, secondo un ritmo più o meno regolare, un’alternanza di periodi di veglia e di periodi di sonno. Durante il sonno i centri nervosi entrano in uno stato di apparente quiescenza, che consente però il mantenimento delle fondamentali funzioni fisiologiche (o vegetative), quali la respirazione, la circolazione del sangue, l’attività delle ghiandole endocrine, la termoregolazione etc.; anche l’apparato muscolo – scheletrico mantiene un certo grado di attività durante il sonno: un vero rilasciamento muscolare, infatti, si ha solo durante il sonno profondo. Il ritmo con cui insorge il sonno è generalmente correlato con l’alternanza del giorno e della notte (e si chiama ritmo circadiano); in verità, tale coincidenza è osservabile soprattutto nell’uomo adulto, mentre in epoca neonatale e infantile il sonno e la veglia si alternano di solito più volte durante il giorno.
Ma a cosa serve dormire?
Il sonno favorisce la rigenerazione dell’organismo reintegrando funzionalità e nutrienti consumati dalle attività fisiche e mentali dello stato di veglia. Accanto alla fase di riposo nelle attività dei centri nervosi della corteccia cerebrale (soprattutto quelle legate all’apprendimento e all’elaborazione degli stimoli sensoriali provenienti dal mondo esterno), il sonno favorisce il processo di riordino di tutte le informazioni acquisite durante la veglia, in modo da consentirne la memorizzazione in forma definitiva. Ciò sembra dimostrato dal fatto che la privazione del sonno determina nell’uomo non solo disturbi psichici ma anche disordini della memoria. Nonostante la perdita della coscienza, durante il sonno la capacità di percezione sensoriale è ancora presente, anche se in forma molto attenuata. Infatti se un soggetto addormentato viene sottoposto a stimolazioni sensoriali di una certa intensità si ottiene il risveglio, a differenza di quanto si osserva nella narcosi (sonno indotto farmacologicamente) e negli stati di come (perdita di coscienza per alterato funzionamento cerebrale). Si deve ammettere che, almeno in certe fasi del sonno, permangono anche le funzioni psichiche elevate. Di esse è espressione l’attività onirica (il sogno) che, indiscutibilmente, richiede una certa capacità di utilizzo delle facoltà cognitive (immaginazione, riflessione, apprendimento, logica, etc.).
Quante ore si dovrebbe dormire, ogni notte?
Come avrà intuito è molto personale. Ci sono persone che dormono anche 3 ore e al tre che, invece, si concedeono molto più sonno. Sette ore di sonno, potrebbero essere considerate più che sufficienti. In aggiunta a quanto affermato, posso risponderle con i risultati di una ricerca di cui si ha notizia proprio in questi giorni.
“Sessanta minuti di riposo notturno in più possono davvero modificare radicalmente, ovviamente in senso positivo, la qualità di vita delle persone. Passando da 6 a 7 ore di sonno, infatti, l’organismo può arrivare a reagire in maniera profondamentale diversa di fronte a tanti stimoli esterni, mantenendo al meglio l’omeostasi positiva. Il dato emerge da uno studio condotto all’Università del Surrey su una popolazione di volontari divisa in due gruppi: nel primo il riposo notturno è stato puntato sulle sei ore e mezza, nel secondo su sette ore e mezza. Ebbene, proprio quell’ora in più può risultare davvero importante per il benessere, anche perché potrebbe influire sul modo in cui l’organismo fa proprie le informazioni genetiche. Sarebbero circa 500, i geni coinvolti, in maniera differente, nei due gruppi, e sarebbe proprio per questo che si possono avere reazioni da soggetto a soggetto diversi in termini di reazioni dell’apparato immunitario, di infiammazione, di metabolismo delle cellule e di risposta allo stress. La scienza moderna ha permesso di comprendere come, questi meccanismi, possano influire pesantemente sul benessere dell’organismo, aprendo la via a patologie croniche come il diabete o anche all’insorgenza di neoplasie. Come se non bastasse, in base ad una ricerca dello stesso team di studiosi, pare anche che, la mancanza di riposo occasionale (nel corso di un periodo di tensione elevata) possa anche agire su più di 700 geni, portando ad una serie di effetti potenzialmente molto nocivi, specie se le persone sono predisposte ad essere particolarmente vulnerabili sotto questo profilo” (fonte – www.edott.it)
Chi controlla il sonno?
L’alternarsi dello stato di veglia e di sonno è regolato da due sistemi cerebrali antagonisti: la stimolazione dei neuroni del sistema del sonno provoca l’addormentamento, mentre la stimolazione del sistema di veglia provoca una reazione di risveglio. Dall’inibizione attiva reciproca di questi due sistemi, siti nel tronco encefalico (il “sistema reticolare ascendente” del mesencefalo e del ponte di Varolio , attivante la veglia, e il sistema ipnogeno del bulbo cerebrale, inducente il sonno, oltre ad altri centri antagonisti, siti anche al di fuori del tronco), nasce il ciclo sonno-veglia.
Quindi anche per dormire, dobbiamo, in un certo qual modo, attivarci?
Brava! Tale concetto di produzione attiva del sonno sostituisce la teoria passiva, secondo cui il sonno non è altro che assenza di veglia, in seguito alla cessazione delle stimolazioni provenienti dalla periferia. Infatti, la depressione dell’attività del sistema reticolare ascendente, che mantiene la veglia attraverso l’incessante bombardamento di impulsi ricevuti dalla periferia e tramite le sue connessioni diffuse con la corteccia, è dovuta non solo all’attenuarsi di questo bombardamento, ma anche a un’inibizione attiva da parte del sistema del sonno. I neurotrasmettitori cerebrali giocano anch’essi un ruolo importante, essendo il sonno mediato prevalentemente dalla serotonina e la veglia soprattutto dalla noradrenalina. D’altra parte il sonno è largamente influenzato anche da fattori di ordine psichico: nella stragrande maggioranza dei casi l’insonnia o l’ipersonnia (la sonnolenza continua), origina da perturbazioni emotive.
Il sonno è sempre uguale, durante la notte?
È stato dimostrato con la tecnica elettroencefalografica che il sonno di una notte è costituito da una periodica successione di cicli, che si ripetono più volte. Ciascun ciclo comprende quattro fasi di sonno sincronizzato, con ritmo alfa o theta o delta. Oltre a queste fasi si ha una percentuale di sonno notturno desincronizzato, o REM (che significa Rapid Eye Movements, cioé movimenti oculari rapidi), in cui si verifica l’attività onirica (ovverosia il sogno). Sono stati condotti degli esperimenti in alcune “cliniche del sonno” durante i quali degli individui sono stati privati della possibilità di dormire. Si è osservato che dopo due giorni la capacità di resistere dell’individuo migliora per una sorta di adattamento anche se, comunque, si determina un globale scadimento delle funzioni psiconeurologiche e si hanno attacchi sempre più frequenti di sonno leggero; dopo circa 100 ore di veglia continuata, si manifestano quadri di disturbo psichico simile a manifestazioni psicotiche acute, con deliri, allucinazioni, confusione mentale e perdita del contatto con la realtà. I tipi di sonno più importanti, relativamente alla funzione ristoratrice, sono lo stadio quarto (la fase del sonno più profondo, propria del primo terzo della notte), e lo stadio REM
Mi può spiegare meglio le varie fasi del sonno?
Durante la notte si verificano diversi cicli del sonno della durata variabile in funzione della persona e del suo stato d’animo (per lo più, comunque, da 60 a 100 minuti ciascuno) caratterizzati dal passaggio attraverso vari stadi del sonno e la fase REM.
- stadio 1
L’attività celebrale rallenta e le onde alfa dell’elettroencefalogramma, che sono tipiche dello stato di veglia in rilassamento ad occhi chiusi, vengono sostituite da ondulazioni abbastanza regolari.
- stadio 2 – “SONNO LEGGERO”
In questo stadio prevalgono le onde con brevi esplosioni di attività celebrale, “fusi del sonno”.
- stadio 3 – “SONNO PROFONDO”
Le onde cerebrali diventano lente e grandi. E’ il primo sonno vero e dura circa la metà del tempo totale del sonno.
- stadio 4 – “SONNO PROFONDO EFFETTIVO”
E’ quello del sonno più profondo, quando il nostro organismo si “rigenera”. Le onde corrispondenti all’attività cerebrale di questo momento sono piuttosto lente.
Stadio 5 (Sonno paradosso così definito perché le onde elettriche sono più “attive” dell’effettivo rilassamento muscolare)- FASE REM
Le onde cerebrali sono dei tracciati grafici che evidenziano l’attività elettrica del cervello ottenute tramite la registrazione dell’elettroencefalogramma.
A seconda della frequenza, si dividono in:
- Onde Alfa: sono caratterizzate da una frequenza che va dagli 8 ai 12 Hertz, sono tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l’addormentamento. Una delle caratteristiche delle onde alfa è la loro configurazione regolare e sincronizzata.
- Onde Beta: vanno dai 13 ai 30 Hertz, si registrano in un soggetto cosciente.
- Onde Delta: sono caratterizzate da una frequenza che va da 0,5 a 4 Hertz. Sono le onde che caratterizzano gli stadi di sonno profondo.
- Onde Theta: vanno dai 4 ai 7 Hertz, caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno Non Rem.
G. M. – Medico Psicoterapeuta
Si ringrazia Adelina Gentile per la collaborazione nella stesura del dattiloscritto
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
Pagina personale
Canale youtube: