Per non “essere presi in castagna!”
Dizionario dei modi di dire – Lettera “P”
- Paga pantalone: paga , in senso concreto e metaforico , chi ha sempre pagato , subendo le conseguenze delle colpe o degli sprechi altrui;
- Pagare a babbo morto: fare debiti rimandandone il pagamento a un futuro lontano , quando si ereditano i beni paterni;
- Pagare lo scotto: subire le conseguenze delle proprie azioni;
- Pagare sull’unghia: pagare sulla cavezza, pagare immediatamente e in contanti;
- Pancia mia fatti capanna: esclamazione di chi si appresta a consumare un pasto ricco e abbondante;
- Parlare alle banche: parlare a un pubblico poco interessato;
- Parlare del diavolo ma non menzionare le corna: raccontare qualcosa sorvolando, per delicatezza o per convenienza su alcuni particolari che potrebbero urtare la suscettibilità di qualcuno;
- Parlare grasso: parlare in modo volgare, sboccato;
- Parlare in punta di forchetta: parlare in modo eccessivamente ricercato;
- Partire a cavallo e tornare a piedi: affrontare con entusiasmo un’impresa e restarne deluso; uscirne perdente.
- Passare per il buco della serratura: superare a stento una prova, un esame;
- Passare qualcosa sotto silenzio: evitare intenzionalmente di parlare; non darle rilievo;
- Passare sotto le forche caudine: essere costretti a subire una grande umiliazione;
- Peggio il taccone, del buco:Questo modo di dire di tradizione prettamente popolare dovrebbe “esser di casa” presso i veneti. Perché? E’ presto detto. La locuzione, intanto, è la variante popolare del detto “il rimedio è peggiore del male” che, ci sembra, non necessiti di alcuna spiegazione. La variante, dunque, è il termine “taccone”, forma regionale veneta di “toppa” vale a dire del pezzo di cuoio con il quale si ripara (anzi: si riparava) un buco in una scarpa, con risultati estetici veramente grossolani: il rimedio, quindi, è peggiore del male, cioè del… buco;
- Pelare l’orso: fare una cosa molto difficile;
- Pelare la gazza senza farla stridere: imbrogliare qualcuno senza che questi se ne accorga, lasciandolo anzi convinto di avere avuto un trattamento di favore;
- Perdere il frutto e il capitale: fallire; non ottenere alcun risultato;
- Perdere il ranno e il sapone: sprecare tempo e fatica in attività che non danno alcun risultato;
- Perdere la greppia e lo staffile: perdere tutti i vantaggi, denaro e potere;
- Perdere la minestra: perdere il pane; perdere il posto di lavoro.
- Perdere la mula e andare cercando la cavezza: prestare attenzione a cose di poco conto e perdere di vista ciò che è veramente importante;
- Perdere lo smalto: perdere efficienza, incisività, vivacità;
- Perdere quota: avere un calo di rendimento; perdere di importanza;
- Perdere una buona occasione per stare zitto: dire qualcosa di sbagliato nel momento meno opportuno;
- Pesare col bilancino: esaminare minuziosamente – valutare con cura;
- Pesare con la stadera del mugnaio: giudicare in modo grossolano e approssimativo;
- Pescare in aria: non concludere nulla, affaticarsi inutilmente;
- Pescare nel torbido: approfittare di situazioni di confusione, di dissidio sociale per trarne vantaggi e guadagni personali;
- Pestare l’acqua nel mortaio: fare una cosa inutile, insensata;
- Piangere da un occhio solo: far finta di essere addolorato;
- Piangere il morto: far credere di avere dispiaceri, problemi, difficoltà economiche molto gravi di quanto non siano i realtà;
- Piangere lacrime di coccodrillo: mostrare un dolore o un pentimento tardivi o che in realtà non si provano affatto;
- Piantare baracca e burattini: lasciare all’improvviso ogni cosa, andarsene e non volerne più sapere.
- Piantare carote: raccontare bugie;
- Piantare le tende: soggiornare in un luogo più del previsto o del dovuto, specialmente approfittando dell’ospitalità altrui.
- Piantare porri e raccogliere cipolle: ottenere senza sforzo grandi successi; arrivare a risultati diversi da quelli previsti;
- Piatto ricco, mi ci ficco: precipitarsi con entusiasmo in una situazione che si intuisce essere vantaggiosa;
- Piegare la schiena: sottomettersi; assumere un atteggiamento servile; lavorare duramente;
- Pigliare il ferro caldo: intraprendere un’attività pericolosa;
- Pigliare l’olio e la lanterna: approfittarsi di tutto;
- Pigliare la lepre col carro: agire con successiva lentezza, correndo il rischio di lasciarsi sfuggire delle buone occasioni;
- Pigliare mosche: perdere tempo, non concludere nulla;
- Piove che Dio la manda: piove con grande intensità e violenza;
- Porgere il fianco: lasciare scoperta, indifesa, la parte più debole, esporsi a critiche e attacchi;
- Porgere un ramoscello d’olivo: fare proposte di pace, di riconciliazione.
- Portare acqua al mare: compiere un lavoro inutile;
- Portare i calzoni: avere autorità, si dice anche di una donna che i famiglia tende a imporre la propria volontà.
- Portare il buono per la pace: sopportare per evitare litigi e contrasti;
- Portare il cavolo in mano e il cappone sotto: di due cose, mostrare la meno significativa e tener nascosta quella più importante;
- Portare il cervello all’ammasso: seguire in maniera acritica un’idea, un partito, una filosofia, adeguandosi passivamente al comportamento della maggioranza;
- Portare il soccorso di Pisa: portare un aiuto tardivo e inutile;
- Portare l’acqua con gli orecchi: fare tutto il possibile per qualcuno, aiutarlo, favorirlo in ogni cosa;
- Portare qualcuno sugli scudi: magnificarlo, esaltarlo pubblicamente;
- Posare la prima pietra: avviare un’attività, dare inizio a un’impresa;
- Predicare il digiuno a stomaco pieno: predicare il digiuno a pancia piena; esortare gli altri a sacrifici e rinunce che personalmente non si ha intenzione di fare;
- Predicare la fede ai turchi: fare una cosa inutile e priva di senso;
- Premere sull’acceleratore: operare in modo da far progredire rapidamente una situazione o da affrettare il raggiungimento di un obbiettivo;
- Prendere all’amo: raggirare, imbrogliare qualcuno, farlo cadere in un tranello;
- Prendere cappello: arrabbiarsi, risentirsi, impermalosirsi;
- Prendere con le molle: trattare con precauzione, con circospezione; si dice anche di notizie o informazioni che si pensa sia meglio verificare attentamente;
- Prendere fischi per fiaschi (lucciole per lanterne): capire una cosa per un’altra, fraintendere, cadere in un errore grossolano.
- Prendere il coltello per la lama: danneggiarsi;
- Prendere il coraggio a due mani: affrontare qualcuno con decisione, mettendo da parte incertezze e timori;
- Prendere il toro per le corna: affrontare con decisione e fermezza una situazione difficile, un problema spinoso;
- Prendere il trentuno: andarsene in modo brusco e impulsivo;
- Prendere in buona parte: valutare, giudicare in modo favorevole o sfavorevole;
- Prendere in castagna: vale a dire in errore; la locuzione originaria era “prendere in marrone” perché marrone (dal latino medievale ‘marro – marronis’), significa errore. Il popolo, però, ha confuso il marrone-errore con il marrone frutto del castagno e ha detto “prendere in castagna”. Con il trascorrere del tempo la versione popolare ha prevalso su quella dotta e si è affermata, appunto, l’espressione “prendere in castagna”;
- Prendere l’abito: entrare in convento;
- Prendere l’anguilla per la coda: riuscire all’ultimo momento a risolvere una situazione difficile;
- Prendere la balla: ubriacarsi;
- Prendere la bustarella: farsi corrompere;
- Prendere la fortuna per il ciuffo: afferrare la fortuna per i capelli; cogliere al volo un’occasione favorevole;
- Prendere la pala per il manico: lavorare con impegno per portare a termine un lavoro iniziato;
- Prendere la via dell’orto: adottare la soluzione più semplice e facile;
- Prendere le mosse: partire; cominciare;
- Prendere qualcuno con le brache in mano: sorprenderlo in un frangente scabroso;
- Prendere qualcuno contropelo: indisporlo, irritarlo;
- Prendere quota: progredire, migliorarsi;
- Prendere sottogamba: sottovalutare, non mettere in una attività l’impegno e l’accettazione necessari;
- Puntellare l’uscio con la granata: salvaguardare male la propria casa; prendere precauzioni insufficienti;
- Puzzare di sacrestia: comportarsi in modo bigotto.
… CONTINUA CON LA LETTERA “Q”
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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