Qual è il confine, fra giovinezza e vecchiaia?
Racconti, riflessioni ed emozioni
L’aspetto ogni sera.
Dopo aver fatto, di un pezzo di pane e di una minestra calda, la mia cena.. mi alzo da tavola in silenzio, come sempre, facendomi spazio fra la regolare incredulità degli altri commensali e il loro sguardo un tantino risentito .. che dovrebbe pesare su di me come sottile richiamo alla mia “maleducazione”, alla mia mancanza di galateo.
Non una parola.
Raggiungo l’angolo della finestra che mi accoglie da anni, sempre nello stesso punto, e lì.. l’attendo con trepidazione..
A volte mi concede il tempo spicciolo di qualche ora, altre.. l’eternità di un attimo.
A volte non arriva, altre lo fa troppo presto.
Quasi mai è puntuale col mio sentire.
E quelle poche volte.. lo è troppo.
Le piace che io brami la sua presenza, che elemosini le sue attenzioni.. che alla stessa ora, ogni sera, io faccia di me il suo rifugio segreto. Come tutte le donne.. ama farsi inseguire quel tanto che basta ad alimentarne il desiderio, quel tanto che basta perché la mente s’inabissi nel delirio febbrile di una sfrenata immaginazione.
Io l’ho capito. E mi piace assecondarla, mi piace che si diverta in un gioco del quale si consideri l’unica regista. Mi piace quel suo sorriso sghembo, un ghigno sadico e adorabile, che sfoggia ogni volta lei capisca di avermi fatto attendere troppo, generando in me quel sottile substrato di sofferenza che, lei sa, non le farei mai pesare.
Perché io l’amo.
Adoro lo smarrimento nei suoi occhi quando, dopo l’ennesimo suo dispetto, non riesce ad indovinare i motivi del mio sorriso.. straripante d’irrazionale, quasi mariana, devozione. Ed è qui che vinco. Anche se lei non lo sa.. perché, se solo lo sospettasse, andrebbe via da me, cercherebbe una preda maggiormente domabile e, un bel giorno, sparirebbe per sempre. In questo sottile equilibrio di ruoli, apparentemente ben definiti, batte da sempre il mio amore per lei. L’unico, vero regista della storia.
Questa sera è offesa. Lo avverto nell’aria.
Questa sera, lo so già, non verrà.. e, improvvisamente, ritorna in mente l’enorme viso.. omogeneamente attonito.. della mia famiglia, quella che ho mollato di là senza troppi scrupoli. Facce tutte uguali.. che la mia mente stanca riconduce ad un volto solo, secondo la legge del massimo risultato col minimo sforzo. Lineamenti gradevoli di un tizio che non conosco e.. che ho battezzato ‘Ugo’.
Un volto che non appartiene a nessuno di loro.. ma che li contempla tutti.
Non sanno che, prelevando e unendo quei pezzi ancora commestibili del loro DNA, darebbero vita ad un soggetto niente male.. quantomeno decente.
Ugo è la mia famiglia.. o,almeno, la sua parte migliore. Ugo è ciò che mi serve quando lei, l’amore, si nega.. ed io annego in una sera buia e austera come questa.
Sapete..
Mi viene da ridere.
Spero di riuscire a contenere cotanta vulcanica ilarità.. Che dirompe, invece, da ogni poro di questa pellaccia rinsecchita.
Rido. Tanto da piangere. E se non la smetto prima che mi sentano, prima che sia troppo tardi, dovrò subire l’ennesima umiliazione di un vecchio piscia sotto (nel senso letterale del termine) che sente bisbigliare, dalle sue stesse labbra, la solita, odiosissima frase.. :” Qualcuno può aiutarmi? E’ successo di nuovo!”
Alla mia età, si sa.. anche la vescica diventa anarchica. Oltre che il cuore.
Ma questo pensiero fa, inaspettatamente, ribollire l’insito magma della risata in latenza, facendola esplodere in tutto il suo stridio arrugginito.
Col senno di qualche secondo dopo, ripensandoci, credo che.. più che una risata sia stata una manifestazione isterica. Di quelle che ti consentono di gridare tutto senza dire una parola.. Che ti proteggono, però, dall’eventualità che qualcuno possa regalarti un biglietto di sola andata per il manicomio (..mi scuserete se lo chiamo col suo vero nome..) visto che, in fondo, è di una semplice risata che si parla.. Una risata che, a un vecchio pazzo come me, farebbe anche bene.. Dicono, infatti, che ridere faccia bene al cuore.. Davvero? Perché, allora, quel cadavere del mio medico non mi prescrive delle “salutari” inalazioni di gas esilarante? Forse così.. risolverei la mia insufficienza cardiaca congestizia. Sapete.. se il cuore funziona male.. se ne risente ovunque. E per un uomo, voi capite, è spesso un dramma. Fortuna che sono irrimediabilmente vecchio.. e il testosterone, per me, è solo un dolce ricordo.
Orazio, il mio medico, è una di quelle persone che, per metterti meglio a fuoco, inclina il capo un po’ in basso e in avanti, arriccia la fronte per facilitare lo slittamento millimetrico degli occhiali da mezz’età.. su un naso un tantino untuoso, il naso delle persone che vanno di fretta e, col fare di chi ostenta sempre un’odiosa, discutibile disponibilità.. sputa un: “Buongiorno, mi dica”! Da copione. E’ questo uno di quei momenti in cui mi sento un pezzo qualsiasi dell’ingranaggio.
Ma veniamo al dunque.. Perché tra “lei, Ugo e Orazio” (probabile titolo di un nuovo film di Verdone).. rischio di perdere il filo, come capita sempre più spesso da qualche anno a questa parte.
Il punto è che l’altra notte ho visto un extraterrestre.
Proprio così. L’ho capito al primo sguardo.. che non poteva trattarsi di un essere umano.
Un extraterrestre, signori! Uno vero però.
Non come dicono quei ciarlatani americani che vorrebbero farci credere ad un assurdo sbarco sulla luna. Lei ha smentito tutto. Dice di non aver mai visto dalle sue parti un muso lentigginoso che biascicava rumorose parole in una lingua incomprensibile. Dice di non aver mai perso la sua verginità facendosi toccare da alcuno. D’altronde, non è candida come sempre? Mi chiede. E poi.. dice di amarmi..
Io le credo. Perché non dovrei? Ci confidiamo ogni sera. Lei ed io. Ogni sera.. l’aspetto, con premura quasi materna, dalla finestra della mia stanza..
Ma forse di questo vi ho già parlato, non ricordo.
Il fatto è che, tornando al discorso.. non solo ho visto questo strano tipo, io ci ho anche parlato.
Però vi pregherei di non dirlo in giro.. sapete. Non vorrei rovinarmi la buona nomea di “vecchio pazzo”.. dato che.. asserire di aver visto un extraterrestre.. oggi è una cosa del tutto normale. Va persino di moda.
…
Ahi ahi..
Le mie ossa scricchiolano come noccioline pestate da un elefante, accidenti. Mia cognata, almeno, le pesterebbe divinamente.
Dice che la sua è solo ritenzione idrica.. ma io non ho mai visto dell’acqua “mortificarsi” in rotoli come solo il buon, vecchio grasso sa fare. Però.. se in tutti questi anni.. ho potuto vantare molteplici orgasmi palatini.. lo devo alla sua deliziosa, oserei dire divina, peperonata.. che ora non posso più corteggiare per via dello stomaco. Malandato anche lui. Dio solo sa cosa ci mettesse dentro per ottenere quel connubio esplosivo di sapori.. che lasciava, alla lontana, un retrogusto a metà tra il piccante.. e il superpiccante. La mia povera moglie, pace all’anima sua, per tutta la vita ha tentato, invano, di estorcere a quella stregaccia l’arcano segreto che.. sono sicuro.. finirà nella tomba con lei. Ammesso che ci sia spazio, s’intende. Penso sia sempre stato, il suo, un modo perverso, magari inconsapevole, di detenere l’egemonia assoluta sul marito.. sottoposto, appunto, ad una peperonata. Mica scemo però. Perché.. quel dannato piatto, credetemi, è davvero buono. Soggiogherebbe, senza problemi, anche la maga Circe e i suoi maialini-giocattolo.
Sapete, una volta mia cognata disse, addirittura, che la sua stra..
…
Ah, dannazione a me e al mio divagare. Su mia cognata poi..
In sostanza..
Non sono verdognoli e viscidi come Spielberg vorrebbe farci credere. Per niente nauseabondi o spaventosi. Non hanno una lampadina nell’indice, né altri strani poteri. Hanno anche il naso. E dei capelli.
Beh.. quelli vorrei averceli anch’io in realtà.. e se il prezzo da pagare è quello di trasformarmi in un alieno.. ben venga!
Insomma, sapete com’è, all’inizio si pensa d’aver bevuto un bicchiere di troppo per affogarci dentro i pensieri “deleteri”, quelli che dicono siano dannosi.. ma che , alla fine, sono gli unici che ti restano accanto.. e che rallentano il tiro di una solitudine galoppante e imperitura. Chi non accetterebbe soccorso da quelle infinite, fresche, deliziose, sensuali, frizzanti bollicine alcoliche che promettono un’istantanea felicità?
Il fatto però, cari miei, è che io.. non bevo. Già.. Nemmeno un goccio ogni tanto.
Non certo per un “super io”, eccessivamente sviluppato, che relegherebbe volentieri il vino nella lista delle tentazioni da peccato mortale (visto che anche il sangue di Gesù Cristo.. mica si è fatto acqua).. No. Semplicemente non posso perché sono “vecchio e malato”.. come la mia famiglia, amorevolmente, mi rammenta ogni santo giorno del calendario.
A volte penso che io e Gesù Cristo saremmo andati d’accordo se non fossi nato con qualche secolo di ritardo.. Non mi sarebbe affatto dispiaciuto farmi qualche buon bicchierino con lui.. E se mai mi fosse stato mortale.. gli avrei chiesto una proroga miracolosa seduta stante, è ovvio. Quantomeno il tempo di un’altra partita a briscola.
Non per darmi delle arie ma.. sono forte a briscola. E, ad ogni partita vinta, mi gonfio d’orgoglio.
Ma.. questo tipo così strano, indubbiamente più basso e liscio di me, ahimè, non sa giocare a briscola. Lo so perché, dopo averlo scorto dalla finestra mentre aspettavo la mia donna, gliel’ho chiesto.. e ha girato più volte il capo a destra e a sinistra, in segno di un “No”.. più che eloquente. In qualche modo comprende ciò che dico..
Non saprei dire se fosse maschio o femmina.. per quanto, in realtà, me ne importasse. Ho deciso, comunque, che sarebbe stato un “lui”.. (alla mia età.. meglio evitare inutili tentazioni). Magari, nella sua razza, questa distinzione.. nemmeno esiste. Magari.. questi qui.. si riproducono per gemmazione come l’Hydra.. Chissà..
In tal caso, lui e la sua gente si saranno risparmiati, almeno, la guerra di Troia.. ed altre magagne legate alla diversificazione dei sessi e a ciò che, inevitabilmente, questo comporta.
L’ho invitato a entrare.
Facendomi “Si” col capo.. non si è certo perso in troppi formalismi.
Il tipo mi piace.
Cos’hai signore?
(Il tipo non mi piace più così tanto. A quanto pare.. è un essere parlante, oltre che divinamente bravo nello scegliere a caso vestiti che, chiaramente, non sono i suoi)..
-Io? Perché? Cos’ho? E poi, scusa, parli la mia lingua?
Io parlo tutte le lingue.
-E come fai?
Il come non lo so. So che lo faccio perché così è più facile.
-Cosa.. è più facile?
Comunicare. Se sai tutte le lingue non c’è limite nell’ascolto e nell’uso del verbo. Se ne conosci una soltanto.. la cosa si complica parecchio.
-Ma dove hai imparato? Chi ti ha insegnato tutto questo?
Non lo so, non me lo ricordo. So e basta.
Allora.. vuoi dirmi cos’hai?
-Scusa.. a cosa ti riferisci di preciso? L’insistenza, nella tua domanda, mi irrita.
Beh.. sei un tantino storto, hai delle strane striature in faccia e una voce che, a tratti, sembra quella di una rana..
-.. Fino a prova contraria sei tu il ‘marziano’.. E poi..anche le rane avrebbero una voce?
Certo, ogni cosa ha una voce.
-L’elenco poco carino che hai appena snocciolato.. si riassume, comunque, in un’unica, breve proposizione.. ‘Sono vecchio’.
Vecchio?
-Si, vecchio. ‘Enormemente’ vecchio.
E cosa vuol dire?
-Cosa?
Essere vecchio..
-Vuol dire semplicemente che sei rotto.. o, quantomeno, molto rallentato.
Rotto o rallentato rispetto a cosa?
-Rispetto al resto, è ovvio.
Vuol dire che il resto è integro e veloce?
-Più o meno.. Non so se la descrizione calzi perfettamente ma.. di sicuro essere vecchio non è una cosa, diciamo così, spaziale.. E tu, comunque, chi saresti? Perché eri lì fuori?
Guardavo.
-Che cosa?
Te.
-Me?
Si, te.
-Sei uno di quelli che si apposta dietro le finestre della gente sperando di godersi chissà quale spassoso spettacolo?
Esatto.
-E cosa speravi di osservare? Qui non succede mai niente di divertente.. Per cui ti conviene andar via e cercare fortuna altrove. Non ho tempo da perdere coi matti. E poi mi distrai. Devo attendere l’arrivo di lei.
Lei chi?
-Lei e basta. Non impicciarti, non è affar tuo.. piccolo impertinente. Và via e non scocciarmi.
Perché ti arrabbi?
-Perché non te ne vai? Sono stanco.
Sei tu che mi hai invitato a entrare pochi.. Ehm.. Com’è che dividete il tempo da queste parti? Ah si.. pochi “mi-nu-ti” fa.
-Com’è che dividiamo il tempo?!!.. Che razza di domanda!!.. Tu non lo “dividi”.. il tempo?
No.
-E come fai a quantificarlo e ad accorgerti di quello ch’è passato?
Non lo misuro. E, pur volendo, non ci riuscirei perché non esiste una maniera per farlo. Il tempo non può essere scandito in alcun modo.. Non lo sapevi? E’ una dimensione che supera la materia, anticipandola. Un’entità aprioristica rispetto ad ogni esperienza conoscitiva. Anche quella numerica. Chi si ostina a “vestire” di numeri il tempo.. è solo perché non sa aggrapparsi a se stesso. Deve, chissà per quale motivo, “controllare i dintorni”..
-Non credo di aver pienamente afferrato il concetto.. Se quello che dici è vero.. perché sarei un vecchio rimbambito? Non c’entra, forse, il tempo che passa?
Certo, il tempo che passa c’entra.. Il punto è che non puoi sapere, però, quanto tempo sia trascorso. Non puoi dirlo perché non hai un sistema di riferimento con cui confrontare il tempo che, presumi, sia passato. Senza parametri di riferimento, insegna la vostra fisica, tutto è mostruosamente relativo.. Non c’è la speranza di un appiglio.. Di un punto statico.
-Quindi.. immagino che chiederti l’età sia una domanda superflua..
Affatto. Compirò “più infinito” alla fine del mondo.
-E che vorrebbe dire?
Che alla fine del tempo.. avrò vissuto tutto il mio tempo. Quella sarà la mia unica età.
-Quindi, se ho capito bene, tu avrai un’età quando l’età tua stessa sarà giunta al confine ultimo.. E il punto di riferimento di cui parlavi poco fa.. sarà tutto il trascorso prima dell’ “estremo terminale”..
Esattamente.
-Però c’è qualcosa che mi sfugge..
Prova a prenderlo..
-Qual è, alla luce di ciò che dici, il confine.. seppure ampio.. tra giovinezza e vecchiaia?
Ogni attimo.. è il confine.. tra quello ch’era prima e poi non è più.. Oggi sei più vecchio di ieri, domani lo sarai più di oggi..
-Questo lo so, tante grazie.. Bella consolazione.
Per vecchiaia intendo presenza nel mondo, esistenza. Domani sarai esistito un giorno in più rispetto ad oggi. In questo non vedo decadimento.. o rallentamento, come dicevi poc’anzi. Esistere un po’ di più rispetto all’attimo prima vuol dire, in ogni caso, progredire.. non certo il contrario..
-Quindi.. quando sarò morto, secondo te, avrò raggiunto il punto più alto dell’arco vitale?!!.. Ma che discorso è?
Quando sarai morto avrai raggiunto l’apice della tua esistenza perché evolverai in tutta la tua completezza, anche nelle membra che prima, pur mutando, ti appartenevano. Dalla “fine” in poi.. più nulla sarà tuo.. Solo allora respirerai quel senso di libertà.. celato nella parola “divenire”.
-Non mi entusiasma granchè questa ‘forma’ di libertà..
Perché ancora non la possiedi. Chi ha sempre vissuto in una grotta, un po’ come i prigionieri del “mito della caverna”narrato da Platone, ha paura di guardare lo sconfinato orizzonte che ha di fronte. Semplicemente perché non sa dove volgere lo sguardo. Non sa decidere i suoi prossimi passi. E per questo.. ne fa uno indietro.. poi un altro.. finchè, accarezzando con la schiena la roccia, non sospiri di sollievo.. negando al suo cuore lo smarrimento.. e la gioia tremante di quella visione.
-Ne ho abbastanza delle tue assurde divagazioni. Vorresti farmi credere che io non sia vecchio..e che il tempo, così come lo conosciamo, sia solo una convenzione inventata dagli uomini perché fa loro comodo? Vorresti indurmi a credere che la vita si sublimi nella morte, acquistando in essa grazia e pienezza assolute?
Vorresti persuadermi che la fine sia un inizio, solo un po’ diverso da quello che abbiamo appreso tramite l’osservazione e l’esperienza sensibile? Tu farnetichi. Ed io peggio, visto che m’inoltro nei tuoi sragionamenti.
Ecco, ti comporti esattamente come i prigionieri nella caverna. Saresti pronto ad uccidermi pur di non mettere in discussione le tue convinzioni.. pur di non credere che l’orizzonte luminoso e immenso che hai visto poc’anzi.. e che ti ostini a ritenere irreale.. esista sul serio.
-Sai una cosa? E’ proprio come dici. Non voglio discutere le mie posizioni. Non voglio bere le idiozie di un alieno piombato, chissà come, nella mia stanza. Tornatene su Marte e lasciami in pace!
Tu hai una dannata paura.
-Si, ho paura.. e con questo? E’ una cosa del tutto “umana”.. una cosa che tu, com’è ovvio, non puoi capire. Perché dovrei essere felice delle ossa che scricchiolano, del cuore malandato, della pelle rattrappita, della memoria altalenante, del malumore e di tutto un resto.. ch’è meglio non specificare?
Perchè sei anche questo. L’incalzante elenco per asindeto.. che hai vomitato con ferocia.. è parte di te.. e non puoi odiarlo fino a questo punto. E’ contro la legge.
-Legge decisa da chi? Da te? O magari da Dio? Facile per lui “dettar legge”.. Tanto.. il suo colesterolo rimarrà perennemente sotto i duecento.. nonostante i quintali di patatine.. sicuramente ingurgitati innanzi al teatrino che ha allestito con tanta meticolosa accuratezza..
Se prendertela con un dio, del quale metti in dubbio la stessa esistenza, ti serve.. fà pure.
-Dannazione!!.. Forse voglio solo poter piangere e non sentirmi in colpa.. o vergognarmi per questo.
Perché parli di colpa?
-Probabilmente perché.. mi è stato insegnato che piangere non serve. O magari l’ho letto su qualche rivista di gossip..! Non ricordo..
Magari non serve a chi ti guarda.. perché, con ogni probabilità, il tuo pianto risveglierebbe il suo.. Hai presente la “tecnica della proiezione”? Per molti non è conveniente piangere.. Poche lacrime intime.. potrebbero smuovere montagne nascoste dalla nebbia dell’inconsapevolezza. Chi ti dice che piangere è inutile.. in realtà protegge se stesso dalle insidie di quelle verità ch’è meglio (per lui) mantenere celate. Prima di tutto a se stesso.
E’ vero.. le tue ossa sono malridotte.. ma puoi “contenere” ogni disagio con una gioia d’intensità un tantino maggiore a quella del danno.. giusto il tempo che quest’ultimo si ridimensioni al cospetto del tuo sfrenato egocentrismo..
-Tutto si risolverebbe, dunque, in una schietta disequazione algebrica?
Potrebbe essere una strada..
-Mi sembra alquanto irta.. E poi.. dimmi.. tu credi davvero in quello che dici? E, soprattutto, riesci a metterlo in pratica con disinvoltura?
Se rispondessi di si.. scadrei in un mediocre eroismo che, ti assicuro, non mi appartiene. La mente è uno strapiombo roccioso su un abisso.. dal quale è invitante sporgersi e facile cadere.. I pensieri sani diventano, così, un efficace deterrente alla vertigine funesta.. Io cerco di potenziare, ogni volta che posso, quest’unica arma a disposizione.. scoprendo in essa una bellezza rara, plastica, vulnerabile, a volte invisibile.. ma onnipresente.
-Si, però io non..
Devo andare. Il mio tempo qui.. è finito.. Chissà che un giorno non sia tu a tirar sassi alla mia finestra.. o al mio oblò, se preferisci.
-Aspetta!.. Dove andrai?
Torno a casa.. amico mio. Ti consiglio di fare altrettanto.
-Ti rivedrò?
Nei tuoi nuovi gesti. Non ne dubito.
…
“Nonno!!! Ehi nonnoooo, svegliati!!! E’ più di mezz’ora che ronfi su quella sedia.. col capo chino sul davanzale della finestra”!!!
-Io non..
Io..
Dormivo?
“Si, ti sei addormentato quasi subito nel solito angolo del dopocena”..
-Si.. ero..
Io ero un po’ stanco..
“Nonno.. chi è Ugo? Un tuo amico? Lo hai chiamato nel sonno”..
-Si.. è un mio amico, cioè.. credevo lo fosse.. In realtà.. non è nessuno. Proprio così.. Non conosco nessuno che porti questo nome. Dove sono gli altri?
“Di là.. Ti s’aspettava per la solita tazza di latte caldo.. quella che concilia il sonno, come dice sempre la mamma.. Ma a te stasera non serve mi sa”..
-Già.. il latte caldo..
“.. con un goccio di miele d’acacia, come piace a te.. Nonno, ricordi? Domani devi aiutarmi a costruire l’astronave! L’avevi promesso!! Ho trovato i pezzi che occorrono. Guarda.. l’ho anche disegnata, ti piace? Non vedo l’ora che arrivi domani nonno.. Nonno mi senti? Hai capito quello che ho detto? Non sparire come al solito. Domani.. dobbiamo iniziare a costruire”..!
-Vieni.. aiuta il tuo vecchio ad alzarsi da questa sedia.. E andiamo a bere il latte caldo “che concilia il sonno”..come dice sempre tua madre. Domani.. ci attende una giornata faticosa.
…
E domani giunse:
“Nonno guardaaaa, funziona!! Sto volando. Sto volandooooooo!! Arriverò sulla luna nonnooo”!!
-Si, lo vedo!! E.. quando ci arriverai.. portale un messaggio da parte mia..
Dille che, d’ora in poi, la sera.. avrò qualcosa di più importante da fare. Dille.. di indirizzare altrove lo splendido sguardo.. perché la mia finestra.. sarà solo un posto vuoto. D’ora in poi.
-Ah.. dimenticavo.. Da qualche parte, lassù, è probabile che incontrerai qualcuno..
Qualcuno che potrebbe chiederti di me..
Digli semplicemente.. che la disequazione algebrica.. funziona!