Certamente Adenauer, De Gasperi e Spaak immaginavano un’Europa diversa da quella attuale. L’avevano sognata con la saggezza dei grandi politici che riescono a vedere di gran lunga lontano nel tempo: allo stesso modo, Mazzini sognò l’unità d’Italia. Tutti costoro non poterono assistere alla realizzazione del loro ideale. E buon per loro !! Considerato che l’unità d’Italia, ancora oggi, viene continuamente sabotata e l’EUROPA UNITA fa il paio con l’utopistica “Citta del Sole” di campanelliana memoria. Gli eventi di Grecia, purtroppo, inducono ad uno scetticismo politico che allontana, sempre più, la realizzazione del trattato di Lisbona. Nell’ultimo ventennio, lo sviluppo economico dell’occidente europeo è stato così frenetico da superare le più ottimistiche previsioni; Spagna, Irlanda, la solita Germania, lo stesso Portogallo irridevano alle nostre modeste fortune che si concretizzavano nell’enorme deficit che, purtroppo, ci affligge ancora: anche noi siamo indebitati con un disavanzo che tocca i centoquindicimila miliardi di Euro ( se la cifra è inesatta, il buon lettore mi perdonerà), però ci salva, ancora, quell’innata prudenza sparagnina che è connaturata nei nostri ceti operai e medio-borghesi. La Grecia, invece, a furia di indebitarsi… PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.
…con prestiti internazionali e con emissioni di obbligazioni non supportate da concrete riserve monetarie di garanzia, oggi annaspa nell’elemosinare prestiti ulteriori, a tassi molto elevati. Insomma è accaduto quello che succede alle persone morose con le banche, le quali vengono inserite nella centrale-rischi della Banca d’ITALIA che rappresenta una certificazione di sfiducia che chiude le porte dei prestiti bancari e finanziari. In tal modo, per la classe lavoratrice greca, si apre un lungo periodo di rinunce e di sofferenze, perchè il sospirato prestito approvato dalla Germania della Merkel, è stato concesso per la spinta del Presidente degli U.S.A che ha paventato il pericolo di una negativa implosione del processo di riunificazione europea, ma le condizioni di rientro del prestito sono enormemente onerose. Tutto ciò induce a gravi considerazioni di natura polico-economica: e cominciamo col dire che l’iniziale patto associativo tra stati europei iniziò con un trattato a 6 concluso tra Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Era l’Europa della Comunità Carbone e Acciaio, dell’EURATOM, e che faceva timidi e prudenti passi verso un’adesione che presentava difficoltà enormi di aggregazioni sociali dovute, vuoi alla diversità di lingue, di culture, di religioni, e vuoi, soprattutto, a quell’egoistico innato nazionalismo che è stato il movente primario di guerre e di odi feroci protrattisi e svoltisi per secoli. Ma interessi egoistici e di mercato hanno spinto ed accelerato una farraginosa espansione dell’europeismo; e gli scricchiolii si sono avvertiti con l’ingresso degli Stati balcanici: in special modo, con l’entrata della Bulgaria e della Romania. Se consideriamo la storia di questi due Stati durante il XIX secolo, non possiamo non considerare lo situazione di arretratezza economica, fatta di agricoltura primitiva; spesso dominati da potenze limitrofe; con una oppressione politica massimalista; dove sono mancati riferimenti culturali ed artistici di rilievo europeo e mondiale. Ma, allora, perchè questa fretta nell’integrazione? E la risposta è lapalissiana !!! Così ha voluto il capitalismo d’assalto, come quello nostrano, per cui, attuata l’integrazione, con i governi di quell’area legati dalle normative del trattato, quale migliore occasione per impiantare le varie fabbriche in quei territori godendo di agevolazioni fiscali, utilizzando una manodopera a basso costo, con un sistema sindacale in embrione, senza tema di serrate e di scioperi. D’altra parte, per questi Stati, invece, la possibilità di godere le massicce sovvenzioni europee, per cui, ad esempio, la Romania viene a godere di un cospicuo impiego della propria massa lavoro, di una crescita della ricchezza nazionale, di rifarsi un nuovo sistema stradale, considerato che le loro… autostrade sono paragonabili alle nostre strade provinciali sconvolte dalle alluvioni, che viene loro data la possibilità di istradare in Italia delinquenti, assassini, clonatori di bancomat, stupratori, ladri e scippatori, un po’ come faceva l’Inghilterra dal ‘700 alla metà dell’800, quando trasferiva, nelle sue varie e sterminate colonie, delinquenti e prostitute, per cui si vantava di essere la…. nazione più civile del mondo. Questo mio vago pessimismo mi induce a vedere l’immediato futuro della nostra Repubblica foriero di gravi crisi economiche, a partire dalla crescente disoccupazione, all’impoverimento dei nostri valori giuridici e culturali, al declassamento della scuola e dell’Università, con il licenziamento di decine di migliaia di insegnanti, con il ridimensionamento delle sovvenzioni all’Università, con il licenziare la maggior parte dei ricercatori che dovrebbero essere il serbatoio della futura classe di docenti universitari, con l’atrofizzazione della ricerca scientifica, perchè così hanno deciso il Cavaliere ed il grande Giulio ( la recente signora Gelmini è solo una esecutrice di ordini superiori). Vedremo a chi toccherà stringere la cinghia; se, ancora una volta, a patire sarà l’Italia che lavora; perchè, questa volta la misura è colma!!! Basta con i privilegi, basta con la tracotanza bancaria e capitalista, e, soprattutto, che si metta fine ai mensili da nababbi dei politici: bisogna mettere mano agli alti costi della politica, perché non è spiegabile che un consigliere regionale della Calabria intaschi mensilmente 12.000 Euro, mentre il consigliere della Toscana si contenta di “soli” 4.000 Euro. Per cui, in definitiva, sembra estremamente patetico l’On. Bossi quando minaccia il finto federalismo il quale – secondo lui- dovrebbe essere l’apri pista della secessione del Nord, o quando pretende di governare le Banche, o quando ritiene il 150° anniversario della Unità d’Italia una rievocazione ammuffita: per parte mia posso solo consigliargli di curarsi seriamente i propri problemi personali e quel suo biascicare le parole che suscitano tanta…..tenerezza.
Giuseppe Chiaia – preside
1° maggio 2010.-
Fine Letterato, Docente e Dirigente scolastico, ha incantato generazioni di discenti col suo vasto Sapere. Ci ha lasciato (solo fisicamente) il 25 settembre 2019 all’età di 86 anni. Resta, nella mente di chi lo ha conosciuto e di chi lo “leggerà”, il sapore della Cultura come via maestra nei marosi della Vita