Spalanco la porta e si apre a me un colore che cattura nell’abbaglio. Intensità di luce rosata, illumina e riscalda, invitando a restare.
Mi fermo un altro po’.
Non riesco a non entrare attraverso gli occhi, trovo le parole della verità fra la rima delle palpebre, che, questa sera, stanche, parlano da sé.
Raccolgo i frammenti sparsi e cerco di rimetterli insieme per poter meglio comprendere dov’è che nasce la sofferenza, cos’è che spaventa e impedisce di osare.
Non per come vorrei! Ma per come sei.
La differenza non è sottile, è tanta e si apprezza quanto più proiettato sei a voler comprendere e ad amare. Quante volte l’ho detto a me stessa. In ogni mattino, allo specchio delle mie giornate. Lo leggo dall’espressione del mio viso che preannuncia ed è già scritta. Si cambia, è vero. I fatti della vita a volte ci portano un po’ lontano, distogliendo dai punti che abbiamo fissato un tempo e che dovrebbero impedire di smarrirci.
Mi perdo. Mi lascio andare in questa che è una delle fasi più belle e che non stancherà mai. Porto però con me il timore di sbagliare, a fare e farmi male.
Circondata dallo sguardo della gente, un po’ perplessa e incredula che offre il suo consiglio facendo tesoro del proprio percorso e pensando sia l’unica fra le strade che si possono percorrere.
Il mio viaggio inizia in un tardo mattino di quasi fine inverno. Vedo all’orizzonte una scia azzurra da inseguire, sullo sfondo di un paesaggio silenzioso che ha dormito tanto a riflettere ed ora pretende di essere abitato.
Voglio amare per quello che è e non per quello che potrebbe. Ognuno ha un compito preciso che diventa uno stile di vita. Si possono smussare gli angoli a dare qualche ritocco per poter vivere meglio, ma il disegno è già tracciato.
Una serie di domande mi solleva dall’ansia lasciandomi intravedere una via d’uscita. Le disegno immortalandole sui fogli virtuali e stabiliscono un contatto.
Ripenso con un po’ di nostalgia a quanto è stato. Sono fiera. Fra le dita mi ritrovo la cosa più bella: l’affetto, che mi spinge a guardare dentro gli occhi, accarezzando con le mani, esprimendo il mio sentire. Che è puro e sincero. Senza nulla in cambio.
Il desiderio di andare oltre è già arrivato. Non provo la paura nel rivelare ciò che sento, ma torna indietro una risposta che fa un po’ male. Secca ed inutile. A poco serve, se non a ricordare che si può ferire facilmente quando ti ritrovi immerso in un mare agitato di pensieri. Forse è meglio rimandare.
Raggiungo un luogo lontano nel tempo e nello spazio; mi immergo in questa luce silenziosa che dipinge un’atmosfera di pace e proietto il mio sguardo sui confini. Il gelo che si scioglie lascia una scia di purezza, la vegetazione, sembra sorridere al sole che fa capolino dalle nuvole striate. Escludo il contorno anche se non troppo rumoroso e mi metto a pensare alla vita che è già andata. Alla spensieratezza degli anni giovanili, al profumo degli alberi che si specchiano nell’acqua, alla curiosità della scoperta. Un buongiorno che scricchiola al passaggio, dopo ore di buio magico.
Per come sei. È sempre stato così. Quando il “come sei” incontra il “come vorrei” è veramente difficile pensare che non sia l’incastro giusto della vita. Anche quando le cose non sono andate proprio per come immaginavamo.
È notte da stare alla finestra, questa.
Fernanda ( 7 Marzo 2010)
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line