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Tra aneddoti e curiosità: ritratto di un grande regista.

Settanta posizioni di macchina e sette giorni di riprese per…45 secondi di film! Questo era il modo di fare cinema di Alfred Hitchock,

E la scena in questione è quella dell’omicidio sotto la doccia in Psyco, la sequenza più famosa e più citata della storia del cinema.






E’ un’immagine puramente mentale quella che il cineasta costruisce, naturalmente non solo in Psyco ma in ognuno dei circa cinquanta film diretti negli anni che vanno dal 1926 con The Lodger, al 1975 di Complotto di famiglia.

La mia più grande soddisfazione è che il film ha avuto un effetto sul pubblico ed era la cosa alla quale tenevo di più”

Questo è quanto dichiara il regista in un’intervista rilasciata a François Truffaut nel 1966.

Il pubblico per “il maestro del brivido” doveva non solo partecipare agli accadimenti nei film ma entrarvi in relazione sapendone a volte più dei protagonisti stessi così da porsi la domanda :”come si potrà risolvere questa situazione?”

Questa è la regola fondamentale della suspense: dare in anticipo al pubblico un’informazione che i personaggi della storia non sanno ancora.

Le emozioni sono un ingrediente indispensabile per la suspense che si crea solo quando il pubblico è perfettamente informato di tutti gli elementi in gioco, altrimenti non c’è suspense.

Questa relazione costituisce la terzità, i cui elementi sono autore- opera- spettatore.

L’insieme di relazioni che si costituiscono intorno ai personaggi e che i personaggi ignorano sono costruite dai movimenti della macchina da presa, è la genialità del regista che guida lo spettatore nella connessione delle relazioni costruendo una vera e propria immagine mentale.

Non c’è più solo il regista e il film da fare, ma in funzione dei tre termini ( autore – opera -spettatore- ) il pubblico deve entrare nel film e le sue reazioni diventare parte integrante del film.

La differenza tra sorpresa e suspense consiste proprio in questo.

Mettiamo che alcune persone stiano chiacchierando sedute intorno ad un tavolo, situazione normale, conversazione banale, ad un tratto avviene un’esplosione , il pubblico resta sorpreso ma prima dell’effetto sorpresa gli è stata mostrata una scena banale, priva d’interesse.

Variamo leggermente la situazione: sotto il tavolo c’è una bomba e il pubblico lo sa, perché ha visto l’attentatore piazzarla, sa anche che entro quindici minuti esploderà perché c’è un orologio nella sala, ecco che la conversazione banale diventa di colpo molto interessante perché lo spettatore partecipa alla scena e quasi vorrebbe intervenire per avvisare i protagonisti del pericolo che stanno correndo.

Nella prima situazione il risultato sarebbe quindici secondi di sorpresa al momento dell’esplosione, nella seconda ipotesi si saranno creati quindici minuti di suspense.

Ecco un aneddoto raccontato dallo stesso regista:

Alla prima della “Finestra sul cortile” ero seduto accanto alla moglie di Joseph Cotten e, nel momento in cui Grace Kelly sta frugando nella camera dell’assassino e questo appare nel corridoio, era talmente sconvolta che si è girata verso il marito dicendogli : “Fa qualcosa, fa qualcosa”.

Nel 1953 Hitchcock gira La Finestra sul cortile, gli interpreti del film sono James Stewart (con il quale aveva girato nel 1948 Nodo alla gola ) e Grace Kelly che aveva appena terminato le riprese di Il delitto perfetto, e che era l’attrice preferita da Hitchock (l’anno successivo la volle a fianco di Cary Grant in Caccia al ladro e si dichiarò molto dispiaciuto quando l’attrice decise di abbandonare la carriera cinematografica per sposare il principe Ranieri III di Monaco, conosciuto proprio sul set del film girato sulla Costa azzurra).

Trentadue appartamenti di cui dodici completamente arredati, il set della Finestra sul cortile fu il più grandioso costruito fino ad allora dalla Paramount.

La sfida era quella di girare un film attenendosi all’unità di luogo e a un unico punto di vista, una sola immensa scenografia e tutto il film attraverso gli occhi del protagonista, il risultato fu una sofisticata commedia ricca di humour, suspense e intreccio sentimentale.

In genere Hitchcock amava informare il pubblico sul film che stava per vedere sin dai titoli di testa ed è quanto accade anche in La finestra sul cortile.


Mentre scorrono i titoli, a tutto schermo è inquadrata una finestra con le tendine che si alzano scoprendo i palazzi di fronte, poi lentamente “l’occhio” della macchina da presa stringe con una zummata in avanti mostrandoci un cortile.






Per il cineasta le immagini dicono molto più delle parole e nei primi tre minuti è come se volesse dirci “ecco questo è il film che state per vedere: panoramica da destra verso sinistra, primo piano di Jeff (James Stewart ) che dorme, piccola carrellata da sinistra verso destra la macchina da presa esce dalla finestra e comincia a “spiare ” il risveglio dei vicini di casa; movimento all’indietro ancora sul volto di Jeff, poi primo piano della gamba ingessata , dettaglio su una macchina fotografica sfasciata, alcune foto di incidenti automobilistici appese alle pareti, in una cornice sul tavolo una foto di donna in negativo (quindi non riconoscibile) e accanto alcune riviste di moda – stacco.

Questi sono i primissimi minuti del film senza alcun dialogo e solo con la musica di fondo.

Ora vediamo qual è la trama del film: Jeff è un fotoreporter sempre in giro per il mondo, ed è immobilizzato a casa con una gamba ingessata per via di un incidente. È estate e fa molto caldo, tende e finestre sono spalancate e il nostro protagonista scaccia la noia osservando dal proprio appartamento i vicini del caseggiato di fronte…Ad un pubblico attento il regista questo lo ha già detto senza ausilio di dialoghi nei primi tre minuti (rivediamo quali erano le inquadrature : una gamba ingessata, una macchina fotografica rotta, foto di incidenti, il cortile, i vicini.

In seguito scopriremo che la fidanzata di Jeff, Lisa, si occupa di moda, ecco perché le riviste accanto ad una foto volutamente in negativo perché la Lisa in questione è la splendida Grace Kelly che il regista non

vuole svelare subito e alla quale riserverà un’entrata in scena al rallenty memorabile ).

All’uscita del film vi furono molte critiche per il comportamento del protagonista ed ecco cosa rispondeva loro Hitchcock : Diciamolo, (Jeff) era un voyeur…ma non siamo tutti dei voyeur?…Scommettiamo che nove persone su dieci, se vedono dall’altra parte del cortile una donna che si spoglia prima di andare a letto o semplicemente un uomo che mette in ordine la sua stanza, non riescono a trattenersi dal guardare?…

E questa sua teoria il regista la espone subito nel film, nella prima scena di dialogo, ecco cosa dice l’infermiera entrando nell’appartamento di Jeff, Stella :”A New York la pena prevista per i guardoni è di sei mesi in una casa di lavoro e là non ci sono davvero finestre, in passato invece gli cavavano gli occhi con un ferro arroventato, quelle Giunoni in bikini che lei guarda con tanto interesse valgono una simile penitenza? Oh, Signore, siamo diventati una razza di guardoni!”.

Dr. Marilena Dattis