Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Siamo in pieno periodo carnevalesco e nei giardinetti delle nostre città i bambini giocano festosi gettandosi addosso i colorati coriandoli simboli, per eccellenza, del carnevale. Parliamo, quindi, dei coriandoli. I coriandoli, dunque – è risaputo – sono il simbolo principe del carnevale. Ciò che non tutti sanno, forse, è che i coriandoli, piú appropriatamente il coriandolo (coriandro), sono delle piante della famiglia delle Ombrellifere, con fusto eretto, fiori piccoli e bianchi i cui semi – chiamati anch’essi coriandoli – contengono un olio aromatico, un tempo adoperato in liquoreria per ‘insaporire’ cibi e bevande. Da queste piante si pensò di ricavarne dei piccoli confetti rotondi, contenenti un seme di coriandolo e, vista la loro economicità e leggerezza, si cominciò a gettarli dalla finestra sui festosi e chiassosi cortei carnevaleschi; piú tardi, verso la fine dell’Ottocento, per motivi puramente economici, si pensò di sostituire i confetti di coriandoli con altri fatti di gesso; in seguito, economizzando sempre di piú, si sostituirono i confetti di gesso con i dischetti di carta che avanzavano dalla preparazione dei fogli bucati per i bachi da seta. Oggi, dove tutto è industrializzato, i coriandoli vengono fabbricati appositamente; non sono piú i residui dell’industria serica, il nome originario, però, è rimasto inalterato.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.