Questione di glamour o del piatto che piange?
Le casse dei Comuni sono sempre più vuote. Il metodo più semplice e anche quello più in sordina per batter cassa, cercando di far quadrare i conti in bilancio parrebbe quello di estendere le aeree di parcheggio a pagamento, anche nelle zone periferiche delle città.
A questa conclusione sono giunte le varie associazioni dei consumatori che si sono visti aumentare le iscrizioni da parte di utenti in cerca di consigli a causa di multe per parcheggi prima gratuiti.
Una scorciatoia, adottata anche a causa dei tagli che il Governo ha fatto alle amministrazioni locali, senza più Ici sulla prima casa per arrotondare, che, dunque, garantisce ai Comuni proventi non da poco e che penalizza sia i residenti, sempre più spesso depredati dagli spazi gratuiti, sia i pendolari, costretti a pagare anche se parcheggiano in zone lontano dal centro.
Quanto frutta ai Comuni tracciare le strisce blu sulle strade lo si evince nel bilancio di previsione alla voce “proventi dai parcheggi”. Estendere alla periferia le aeree di parcheggio a pagamento è un modo come un altro per far soldi. E’ legittimo infatti pensare che lo scopo non sia quello di limitare il traffico, né di migliorare la circolazione né tanto meno salvaguardare l’ambiente, i proventi delle multe, ne sono la prova.
Secondo un recente sondaggio effettuato nei capoluoghi italiani da una fondazione dell’Aci ,le polizie locali quotidianamente effettuano 26 mila multe, in un anno ogni vigile compila 520 verbali , la maggior parte dei quali riguardano proprio le contravvenzioni sulla sosta.
Pare proprio che i vigili siano ormai sempre più concentrati nel fare contravvenzioni, mettendo in secondo piano le loro altre attività, quali per esempio la vigilanza del traffico.
Relativamente al prontuario delle violazioni del Codice della strada, questo è stato aggiornato di recente, sono state infatti apportate delle modifiche agli importi minimi e massimi delle multe che riguardano la sosta:
Da 38 a 155 € per chi parcheggia in divieto di sosta o fuori dalle strisce di sosta regolamentata, arrecando intralcio alla circolazione.
Da 23 a 92 € per chi supera il periodo di sosta indicato dal disco orario, dal tagliando del parchimetro o “gratta e sosta”.
Da 38 a 155€ se non si segnala l’orario di inizio della sosta ( con disco orario, parchimetro) o qualora l’orario di inizio sosta non è ben visibile.
Cosa dice la legge in merito alla facoltà dei Comuni di istituire aree di sosta a pagamento?
A dare ai Comuni tale facoltà di istituire aree di parcheggio a pagamento e decidere le tariffe è il Codice della strada (art. 7). Quest’ultimo prevede anche che i Comuni debbano “riservare una adeguata area destinata a parcheggio .. senza dispositivi di controllo della durata della sosta..” accanto a quelle a pagamento o in prossimità di queste. Ciò vuol dire che accanto alle strisce blu devono essere presenti parcheggi gratuiti (segnalati con strisce bianche).
Esistono però dei casi in cui l’obbligo di lasciare aree di sosta gratuite non sussiste:
- aree pedonali
- zone a traffico limitato
- zone che rivestono carattere storico, artistico, o di particolare valore ambientale
- zone di particolare rilevanza urbanistica.
Mentre è semplice individuare e capire in città quali siano le zone di carattere storico, artistico, altrettanto semplice non è per le cosiddette ” zone di particolare rilevanza urbanistica “.
Tali zone infatti, devono essere individuate e delimitate dalla giunta comunale, soprattutto quando si tratta di zone periferiche della città, altrimenti il parcheggiatore che riceve contravvenzione per averci sostato può chiedere l’annullamento della multa, soprattutto qualora nelle sue vicinanze non ci sono strisce bianche o parcheggi gratuiti.
In che termini il consumatore può contestare una multa?
Nel caso in cui si crede di aver ricevuto ingiustamente una multa, è possibile fare ricorso al prefetto o al giudice di pace. Sono previsti 60 giorni di tempo per effettuare il ricorso a partire dalla notifica della contravvenzione. La procedura e la lettera-tipo da utilizzare per avviare il procedimento è facilmente scaricabile da internet, visitando le pagine web di alcune delle maggiori associazioni dei consumatori e cliccando sulla voce “diritti del consumatore” e poi sul link “ricorrere contro una multa”.
C’è da aggiungere, a parte le informazioni di ordine legale, che anche se si è vittima della pubblica amministrazione, non è il caso di rammaricarsi più di tanto.
Ciò che è importante è informarsi e conoscere i propri diritti e poi attivarsi per la loro tutela.
E’ comprensibile per chi è abituato ad osservare le norme, provare un senso di disagio, dovuto alla prevaricazione che spesso viene operata e che, purtroppo, vede ancora il consumatore in uno stato di non parità con le istituzioni.
Maria Cipparrone
(avvocato e counselor)
Iscritta all’Albo degli Avvocati del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, Patrocinante in Cassazione, esercita la professione di avvocato in materia di diritto civile, in particolare diritto di famiglia, del lavoro e della previdenza, diritto dei consumi, recupero crediti. Dal 1995 è Giurista d’Impresa. Dal 2006 al 2012, presso varie emittenti radiofoniche e televisive locali, ha partecipato come ospite fissa in trasmissioni di informazione giuridica. Dal 2015 si dedica alla tutela degli animali, rappresentando cittadini privati e associazioni animaliste sia in processi civili che, come parti civili, nei processi penali (Abilitazione all’esercizio della professione di avvocato conseguita in data 29/06/1998). Iscritta all’Albo dei Giornalisti- Elenco pubblicisti dal 26/10/2002.