Sin da piccoli, spesso, si viene abituati a cercare l’approvazione degli altri (genitori, parenti, insegnanti, amici) come elemento indispensabile per essere ‘adeguati’ ed ‘accettati’. E’ corretto questo?
Una simile condizione ha un aspetto positivo ed un risvolto, invece, negativo.
Sempre complessa la cosa, mai lineare!
In realtà è coerente col nostro modo di essere “umani”, con pregi e difetti.
Va beh! Si faceva per dire…
Tornando alla mia prima risposta, la valenza corretta è rappresentata dal fatto che, tenendo in considerazione quello che pensano gli altri, si rimane con i piedi per terra, restando realistici all’interno del contesto storico e sociale di appartenenza, evitando malintesi o, peggio ancora, comportamenti che la sociologia definisce “antisociali”. Per contro, se non si acquisisce quella adeguata capacità di analisi critica che ci fa discernere ciò che è giusto dai falsi stereotipi, si finisce per massimizzarsi, “entrando nel gregge” e soffocando, di conseguenza aspirazioni e capacità.
Cosa ci induce, da grandi, a continuare a cercare il giudizio degli altri per avvalorare ciò che siamo e ciò che facciamo?
Un processo di maturazione verso l’autonomia, non ancora sufficiente. Si finisce per avvertire la necessità di camminare da soli ricercando però, l’approvazione degli altri.
È vero.
È un fenomeno transitorio, poi si supera.
Non è che si diventa menefreghisti?
Ricalcherebbe, comunque, un altro aspetto di carente maturità: non possiamo, infatti, non tener conto delle regole e delle leggi sociali. Solo che, comunque, è necessario “viverle” con giudizio.
La ricerca di stimabilità mediante il giudizio altrui è una fase transitoria che occorre attraversare necessariamente?
Gliel’ho spiegato prima, aiuta a prendere le “misure”.
Come si fa a sganciarsi dalla necessità di valutarsi e stimarsi sulla base del parere altrui?
Ne abbiamo parlato a proposito del meccanismo di identificazione. È necessario imparare a rendersi conto dei limiti degli altri e di quanto invece, noi siamo ormai in grado di intravedere il giusto percorso nelle scelte di vita. Posso ricordarle alcuni dei punti su cui costruire man mano, una corretta autostima: applicarsi con serietà alle proprie attività quotidiane (lavoro, famiglia, etc.); superare quelle difficoltà che portano a doversi “appoggiare” agli altri; rendersi conto della validità che, il proprio operato, rappresenta all’interno della Società in cui si vive; etc.
Quali sono le conseguenze di restare intrappolati nel dare eccessiva importanza a quello che vogliono gli altri?
Anzitutto, una ricerca continua di protezione, che porta all’incapacità di badare a se stessi e, di conseguenza, a sentirsi sicuri in funzione della validità altrui: questa condizione è una vera manna, per l’instaurarsi di fobie di vario genere! Non dimentichiamo, inoltre la ricerca di stimabilità attraverso i pareri degli altri. È ovvio che, spesso, si cerca ogni strada per stare al centro dell’attenzione, tentando di strappare un complimento, per essere felici.
È per questo quindi che, a volte si diventa esibizionisti, cercando di stare al centro dell’attenzione!
Posso aggiungerle che, per ottenere ciò, si usano tutti i sistemi a propria disposizione: da quelli corretti a quelli negativi, passando per ciò che produce conflitti a sé e ad altri (soprattutto!).
Cioè?
Mi spiego meglio. La valenza positiva (a favore degli altri, ovviamente) di questo modo di fare si elicita prevalentemente mediante un’eccessiva disponibilità verso il mondo esterno, con assunzione di responsabilità gravose per la propria identità. Per contro, i comportamenti negativi si evidenziano in quelle persone che, all’interno di un contesto sociale (famiglia, luogo di lavoro, etc.) si manifestano in maniera incongruamente aggressiva (mediante minacce, urla, etc.) dimostrando, in tal modo, di essere soltanto dei bambini poco cresciuti. Può darsi che siano convinti di quello che sosteneva Oscar Wilde.
Cioè?
“Se dici qualcosa che non offende nessuno, non hai detto niente”.
Ed è vero?
C’è un rovescio della medaglia quando questi signori impattano con persone di un certo spessore…
Cosa vuol dire?
“Le ingiurie sono molto umilianti per chi le dice, quando non riescono ad umiliare chi le riceve” (Alphonse Karr).
Come bisognerebbe comportarsi quando ci si trova di fronte persone del genere?
Ignorandone la capacità offensiva e, se si è disponibili a perderci un po’ di tempo, seguendo il suggerimento di Ugo Ojetti…
Quale?
“Se vuoi offendere un avversario, lodalo a gran voce per le qualità che gli mancano”.
Quali sono, invece, i comportamenti che generano conflitti?
Quante volte assistiamo al modo di fare di determinati genitori che, cercando di essere utili ai propri figli, li “soffocano” impedendo loro di fare esperienza?
Volere stare al centro dell’attenzione, significa essere egocentrici?
Non sempre.
Come mai?
Vi sono molte persone laiche che collaborano con associazioni religiose o, comunque, senza fine di lucro personale : stanno al centro dell’attenzione senza essere egocentriche. L’egocentrismo, infatti, prevede l’uso dell’altro al proprio servizio. Stare al centro dell’attenzione, nel caso dell’esempio che le ho riportato, significa mostrare del bene, facendo risaltare quello che, comunemente si chiama altruismo.
Ma esiste, veramente, l’altruismo?
Tentare di risponderle mi farebbe correre il rischio di perdermi in arzigogolamenti lessicali. Posso farle notare, però, che le azioni altruistiche si compiono con il fine (a volte inconsapevole) di sentirsi gratificati risolvendo, in fondo, il problema di cui stiamo discutendo quest’oggi.
Ci sono altri effetti collaterali, conseguenti al dare eccessiva importanza a quello che vogliono gli altri?
L’Ostentazione, cioè l’esprimersi o il mostrare continuamente per impressionare anche quando (e soprattutto) non è richiesto. Ostentare significa proporre qualcosa per forza, costringere gli altri a vedere quello che noi mostriamo. Esibire non prevede la “forzatura” nel mostrare. Poi c’è il meccanismo dell’imposizione, quando si fa subire la propria volontà, magari a fin di bene.
Ma se ha finalità positive, perché è sbagliato?
“Aiuta un uomo contro la sua volontà e sarà come se lo uccidessi” (Orazio Flacco).
Qual è il modo corretto di valutare il giudizio degli altri, visto che non viviamo da soli, ma immersi nella Società?
Stabilire, in maniera oggettiva e distaccata, l’effettiva competenza di quelli che ci stanno parlando e valutando il reale impatto che avrebbero su di noi le indicazioni altrui, tenendo in considerazione l’importanza di una corretta progettazione, un’adeguata programmazione, che tenga conto di ciò che, effettivamente, ci interessa fare. Poi, facciamo attenzione alle apparenze: “La luce è più veloce del suono; per questo motivo alcune persone sembrano brillanti fino a quando non parlano” (Anonimo).
La persona che agisce e pensa in modo diverso dalla media degli esseri umani del suo tempo, anche se meglio, non rischia di isolarsi?
“La solitudine è per lo spirito, ciò che il cibo è per il corpo” ( Seneca). “Quando entri nel gregge, smetti di abbaiare e scodinzola: è più appropriato”. È chiaro che, essendo individui di relazione, non possiamo e non dobbiamo prevedere l’isolamento forzato e continuato. Le cose si semplificano ricordandoci che Madre Natura (o chi per lei), ha stabilito che il mondo esterno non debba incidere per non più del 20% sul totale del nostro tempo e della nostra personalità. Ciò ricalca quanto le ho spiegato, quando abbiamo parlato di imitazione e identificazione, competizione con gli altri, affinità e gregarietà.
Ci salutiamo con un aforisma? Mi mancano questi spunti di riflessione…
“L’uomo è nato libero, ma ovunque io volti lo sguardo, lo vedo in catene” (Jean Jacques Rousseau)
Si ringrazia Erminia Acri, per la formulazione delle domande
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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