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Si ! Quell’ora s’avvicina

Lentamente , ma cammina ;

Sul mio capo sta volando ,

Quando arriva ? Non so quando !

Ma che giunge, ne son certo ,

Del perché son un esperto ,

L’ho imparato con affanni

Dopo tanti e tanti anni .

Vedo! Fugge la mia vita !

Io da qui, fò dipartita

Ed ignudo e senza veli

Me ne salgo verso i cieli.

Sento… L’anima s’invola 

Senza profferir parola ,

Svolazzando, senza un sito ,

Errabonda, all’infinito.

Non v’è alcuno che mi sente ;

Sono inerme ed impotente.

Quindi, senza ribellarmi

Già ho deposto le mie armi

E in silenzio, inappagato

Me ne vò  verso il Creato.

Che dolore! Abbandonare

Questa terra e in su scalare ;

In quel maledetto giorno

Senza fare più ritorno !

Lascio il sole e il suo calore

Della luna il suo splendore ;

I fringuelli a cinguettare

E le rondini tornare.

Lascio i salici piangenti ,

Lascio i fiumi e le sorgenti ;

Tutto lascio con dolore ,

Ciò che amai con gran fervore.

Ma quell’ora maledetta

Scoppiettando , è una saetta

Che mi giunge a ciel sereno

E mi strugge in un baleno.

Maledetta ! Ora fatale !

Perché tu vuoi farmi male ?

Ancor voglio in terra amare ,

Perciò , cerca di tardare.

Ti ringrazio , ora mia cara !

Sii più dolce , non amara ;

Fai godere in lauto scialo

A ciascuno il tuo regalo.

di Giuseppe Verduci (17 gennaio 2002)