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“Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela”


 

  


Una bussola… facile facile ! – 3

Continuiamo la rubrica che si occuperà di spiegare in che modo imparare a padroneggiare la nostra bussola interiore definita logica Universale, per riuscire a liberarci dalla schiavitù dei conflitti ed orientarci fra cos’è giusto e cosa va evitato. Il lavoro risente degli studi del medico psicoterapeuta Giovanni Russo e dei suoi avanzamenti scientifici.

BUONA LETTURA.

 

Tutti gli esseri umani (almeno quelli “sani”) avvertiamo l’esigenza di appagare i bisogni indispensabili per vivere (magiare, respirare, ecc.); ma, per renderci conto del fatto che esistono altre esigenze, che appagate ci fanno “elevare” rispetto ad un piattume dominante, come bisogna fare?

Sarebbe necessario vivere in un ambiente che ci aiuti a maturare, per renderci conto che, ad esempio, il lavoro è importante perché aiuta a migliorare la Società in cui viviamo, perché aiuta a realizzarci, perché dà un senso alla nostra vita. Se, invece, una persona cresce in un ambiente dove i messaggi che si ricevono sono diversi e miranti allo sviluppo dell’indolenza e della pigrizia, come farà a rendersi conto della necessità di realizzarsi attraverso un’attività positiva?

E vivrà male…

E certo!

Ma, allora, è necessario avere la fortuna di incontrare qualcuno che “illustri” come stanno le cose, come è capitato a me…

…Oppure di crescere in un ambiente dove applicano certi principi e certi valori corretti, altrimenti vivi da insoddisfatto, nella ricerca di dare uno scopo alle cose che fai. Questo lo possiamo osservare in moltissima gente, in tutti quelli che, raggiunto anche un buon risultato sociale, continuano a non capire perché devono darsi da fare ed in che modo sentirsi più contenti, e cercano di stordirsi attraverso l’acquisto di desideri di un certo valore.

Però, se dipende dall’ambiente in cui vive un essere umano, e l’ambiente favorisce una vita corretta, significa che è un ambiente in cui si è imparato come si appagano i bisogni primari necessari, quelli che ti consentono di raggiungere una realizzazione?

Sì, è gente più sana, con meno condizionamenti imposti da enti, strutture o industrie che hanno interesse a manovrare gusti e costumi. Mi hanno raccontato che in alcuni Paesi dell’ Est Europa, come la Romania o l’Ungheria, si vive secondo criteri più corretti, dal punto di vista delle Leggi di Natura, perché la gente lavora in funzione delle proprie necessità e fa quadrare i conti appagando bisogni e trascurando desideri, di cui non si sente neanche tanto la necessità perché non vengono imposti. Ad esempio, quando si deve comprare un’automobile, la si sceglie robusta, poco costosa e, semmai, con un cofano capiente e non, come da noi, in funzione dell’immagine e del look che vogliamo avere, come se fosse un vestito o un paio di scarpe… e per realizzare questo ci riempiamo di debiti!

Una persona che vuole vivere secondo leggi di natura in un ambiente dove non vengono prevalentemente seguite, poi non risulterà “strana”?


“Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela” (Lao Tzu). Non si può restare sempre nel gregge, in mezzo a chi sbaglia e pretende di trascinarti sulla stessa strada. Comunque, non è corretto nemmeno vivere da emarginati. Si può provare ad integrarsi, proponendo, in maniera corretta, dei messaggi positivi per migliorare l’ambiente stesso, oppure si decide di andar via, a cercare degli ambienti in cui si viva più a dimensione umana.

Allora bisognerebbe fare un sondaggio per trovare il Paese dove si vive in modo più aderente alle Leggi di Natura, e poi affrontare tutte le difficoltà che comporta un trasferimento del genere?

Proprio per questo, da giovani, sarebbe utile fare esperienze, girare il mondo, rendersi conto di come vanno le cose, anche per stabilire dove andare a vivere. Chiaramente, se questo lo si fa dopo che si è costruito un’attività professionale e messo su una famiglia, diventa più difficile, per i legami che si creano.

Io non ho legami di questo tipo, però se decidessi di andare, ad esempio, in Romania non potrei svolgere la mia professione di avvocato, ma dovrei adattarmi con qualche altra cosa che potrebbe anche non piacermi.

In quel caso se, prima di partire, lei (dopo un’accurata indagine di mercato) decidesse di imparare il diritto rumeno, potrebbe esercitare la sua professione in loco. Come sempre, è una questione di programmazione e di organizzazione.

Ma rimanendo qua, è possibile “costruirsi” una famiglia e realizzare un’autonomia lavorativa in tempi ragionevoli, senza vivere in maniera stressata e, soprattutto, senza dover sgomitare per sopravanzare gli altri?

Questi obiettivi si raggiungono in maniera meno difficile di quello che crede perché, ad esempio, la competizione con gli altri non si instaura se lei è una persona matura e non misura le sue capacità sulla base di quanto supera i risultati dei suoi colleghi; inoltre, non mostrandosi molto performante, non susciterà negli altri voglia di emulazione e invidia. Tutto questo rientra nelle leggi della comunicazione, cioè far capire agli altri che lei non costituisce un pericolo essendo, al tempo stesso, conciliante ed autorevole: così nessuno le metterà i bastoni tra le ruote.

Per quanto concerne il discorso della famiglia, posso dirle che ciò non va vissuto con angoscia. Se lei incontrerà un uomo che la “ispirerà”, potrà realizzare ciò che cerca, altrimenti sceglierà degli obiettivi differenti (lavoro, hobby, viaggi, amicizie) magari con dei soddisfacenti rapporti “pret a portaire”.

Ma, soprattutto nella società meridionale, chi non ha realizzato una famiglia entro una certa età, è considerato un disperato!

La solita esagerazione! È chiaro che dipende dal “ceto mentale” che frequenta perché, magari, a 40 anni, trova molte persone sole perché hanno divorziato, e la invidiano perché lei non si è sposata e non ha dovuto subire (secondo il loro modo di pensare) i fastidi che, invece, loro hanno vissuto. Ovviamente, se si trova a relazionarsi con persone di minore sviluppo mentale, a queste ultime sembrerà strano che lei viva da sola, perché il suo modo di essere agirà sulle loro paure. E’ una mentalità differente, che non è legata alla posizione sociale o alle capacità economiche, ma allo sviluppo delle loro capacità intellettive.

In ambienti siffatti, non ci si sente dei disadattati?

No, non dimentichi che noi ci adattiamo e ci integriamo sulla base di interessi specifici che possono essere più o meno duraturi, non su tutto. Io posso adattarmi in un gruppo di persone cui piace il mondo della meccanica, ma per tempi limitati e sempre perché, da giovane, facevo parte di quest’ambiente, ma non è che interessi del genere vadano ad incidere in maniera considerevole nell’arco della mia giornata o della mia vita. In alcuni momenti sento il bisogno di staccare l’attività del mio cervello da problematiche complesse e mi occupo di cose leggere e mi integro con club, con forum su internet in cui si discute di argomenti “leggeri”: in altri momenti, invece, riesco a fare la stessa cosa con docenti universitari, con analizzati, ma sempre su argomenti settorializzati. Diversificare è la parola d’ordine!

Perché?

Per aumentare la flessibilità e le frecce al proprio arco, nei rapporti interpersonali. Ricordiamo inoltre che, come sappiamo, la comunicazione con gli altri non è durevole.

Quindi, poi, alla fine, è proprio vero che una persona dialoga quasi solo con se stessa!

Per l’80% del tempo a sua disposizione.

Però, vedere che non condivido attività diffuse tra i miei coetanei che trovo, addirittura, dannose, mi fa sentire disadattata. Ad esempio, io anni fa andavo al mare ed ero capace di stare sulla spiaggia anche per ore; oggi non riesco a starci, se non per il tempo che faccio il bagno…eppure è diffusa l’abitudine di trascorrere una giornata sotto al sole!

Oggi lei ha altri interessi e usa diversamente la sua energia, nel passato era meno impegnata, quindi gestiva differentemente se stessa.

Però anche le persone cui mi riferisco sono adulte e hanno impegni lavorativi e responsabilità.

Reiterano certe abitudini perché non ne hanno costruite altre, non si sono evolute dal punto di vista dei comportamenti; oppure vanno cercando, in quel momento, un utilizzo del loro tempo e della loro energia tale da distrarsi, mantenendo dei sistemi tipici di quando erano più giovani, un po’ come me quando mi occupo di meccanica con appassionati.

Però lei, occupandosi di meccanica, non sottopone l’organismo allo stress che deriva dal sole e dal caldo che si avvertono sulla spiaggia in piena estate!

Ma sono stato in grado di spostarmi da Cosenza a Caserta pur di incontrare persone competenti. Questo perché ho apprendimenti tali da produrmi un piacere, realizzando cose simili. Non lo avrei fatto per altri settori, nemmeno per incontrare persone di cultura o per partecipare ad un convegno tecnico-scientifico (l’avrei seguito su internet).

A questo proposito, ho verificato che avverto dei disturbi se sto sotto il sole per più di 10-15 minuti, e continuo ad avvertire disturbi anche nelle ore successive. Ma sono io a vivere questi disagi o li hanno tutti?

Ognuno ha delle capacità di reazione differenti, sulla base delle abitudini che incidono sulla genetica e della resistenza di quel momento specifico. C’è chi non ha disturbo a stare 3-4 ore sotto il sole e chi reagisce con una riduzione della pressione sanguigna e rischia un colpo di calore. E’ una questione di abitudine con delle motivazioni. Ho parlato con un imprenditore edile e mi ha detto che loro riescono a lavorare anche nel mese di luglio, sulle impalcature, sotto il sole, perché creano un’abitudine. E’ una cosa che gli serve per vivere. E’ il loro lavoro. Sono stili di vita che si creano: cominciano quando sono piccoli, a 15-16 anni, e, quindi, imparano a resistere alle alte temperature e a lavorare senza troppi problemi.

Il fatto che siamo tutti simili rispetto ai bisogni primari, ma diversi negli appagamenti, cosa significa, che, comunque, pure il bisogno primario necessario non indispensabile si avverte, ma si appaga in modo sbagliato?

No, si appaga in base alla cultura.

Ma il fatto, ad esempio, di doversi autorealizzare, si avverte?

Sì, però lei può apprezzare la buona salute andando in barca a vela, ed io gustandomi il fresco sotto un pino della Sila. Lei si può sentire realizzata riscrivendo il codice civile, ed io scrivendo un trattato scientifico. Dipende dalle nostre culture, però entrambi cerchiamo di raggiungere lo stesso obiettivo, ma in maniera diversa, perché non siamo robotizzati.

Però, poi, anche nel modo di appagarli, ci sono maniere logiche e maniere illogiche?

Sì e quelle illogiche non portano soddisfazioni durature. Ad esempio, c’è gente che rincorre per una vita l’idea di “realizzarsi” una casa comoda, poi, quando finalmente ci riesce rimane insoddisfatta, però, per fortuna sua ci ha impiegato quasi tutta una vita, per cui, quando se ne accorge, ormai…

E quindi?

Allo stato attuale, la vita può trasformarsi in un’altalena di illusioni, difficili da digerire: basta dare un’occhiata a quanta gente affolla lesale d’attesa degli studi medici o trascorre del tempo nelle stanze d’ospedale, per renderci conto di quanti conflitti vadano a minare la nostra salute. Se poi ci sommiamo gli inquinanti e i tossici che siamo costretti a subire, il quadro non è roseo.

Cosa possiamo fare?

Ne abbiamo parlato spesso. Posso dirle che se ci rifacessimo ai pensieri degli antichi, probabilmente riusciremmo a vivere molto meglio. Le cito, a tal proposito, un aforisma che viene dal passato: “La serenità è ascoltare tra piante e cespugli la voce del vento e sentirsi parte dell’universo”.



G. M. – Medico Psicoterapeuta


 

Si ringrazia Erminia Acri per la formulazione delle domande e la collaborazione nella stesura del dattiloscritto