L’anima è piena di stelle cadenti: ognuno può desiderare sempre il meglio per sé (Victor Hugo)
PREMESSA
Osservare gesti, comportamenti ed emozioni, ha affascinato da sempre chi ha ritenuto che, la complessa macchina umana, fosse attivata da qualcosa di più del semplice metabolismo meccanicistico. Nel tempo, col progredire degli studi, si è potuto osservare che l’organismo esiste in quanto tre grandi strutture (Sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario) dialogano tra loro creando sinergie ed equilibri compensatori. La vita comincia all’interno degli atomi del DNA di ogni cellula. Infatti, le microparticelle (protoni, neutroni ed elettroni) subiscono trasformazioni (dal punto di vista strutturale e di movimento) in base ai messaggi ricevuti dal mondo esterno. Tali trasformazioni vengono “registrate” nella macromolecola del DNA e, a seguito di ciò la cellula, da una parte, elaborerà una strategia operativa e, dall’altra, andrà a costituire l’elemento della catena di tessuti, organi e apparati che lavoreranno in sinergia costruttiva. È chiaro che, ovviamente, a seconda della localizzazione topografica (dai muscoli alla Corteccia Cerebrale o all’Ipotalamo) gli elaborati saranno via via sempre più complessi.
INDICE
- BREVI CENNI SUL SISTEMA NERVOSO
- L’IPOTALAMO: 4 GRAMMI DI “IMPORTANZA” PER COMPITI “ECCEZIONALI”!
- L’IPOFISI, “GHIANDOLA REGINA”, A CAVALLO FRA TRE GRANDI APPARATI.
- IL SISTEMA NERVOSO VEGETATIVO
- LO STRESS
- DANNI DA STRESS
- LA PSICONEUROIMMUNOENDOCRINOLOGIA, OVVERO, COME SI SPIEGA L’INFLUENZA DELL’EMOTIVITÀ PSICHICA SUL SISTEMA NERVOSO, SU QUELLO ENDOCRINO E SU QUELLO IMMUNITARIO.
- SALUTE, MALATTIA E PSICONEUROIMMUNOENDOCRINOLOGIA
- DEFINIZIONE E RUOLO DELLE EMOZIONI NEL RAPPORTO SALUTE / MALATTIA
- NEURONI SPECCHIO E CAPACITÀ DI ENTRARE IN EMPATIA COL MONDO CIRCOSTANTE
- EMOZIONI ED ELABORATI DI PENSIERO
- PSICONEUROIMMUNOENDOCRINOLOGIA EMOTIVA DELLO STRESS
- COSA ACCADE DURANTE L’APPLICAZIONE DI STIMOLI STRESSOGENI REITERATI NEL TEMPO, A LIVELLO FISICO E COMPORTAMENTALE?
- BIBIOGRAFIA
Brevi cenni sul sistema nervoso
Il sistema nervoso, sede delle capacità più avanzate dell’intelletto, regola sia le funzioni della vita di relazione (quelle cioè che mettono in rapporto il nostro organismo con il mondo che lo circonda), sia quelle della vita vegetativa (che riguarda il funzionamento “silenzioso” di organi e apparati).
Distinguiamo
- il Sistema Nervoso Centrale (composto dal cervello e dal midollo spinale);
- Il Sistema Nervoso Periferico (composto organi sensoriali e fasci di fibre nervose che trasportano informazioni nei centri importanti del Sistema Nervoso);
- Il Sistema Nervoso Vegetativo, simpatico e parasimpatico, (localizzato alla base del cervello, nel tronco encefalico e nel midollo spinale).
Questa classificazione però, non va osservata come una differenziazione rigida, in quanto le fibre nervose collegano strettamente i vari sistemi tra loro consentendo, in tal modo, la coordinazione delle loro funzioni.
Come abbiamo visto, il Sistema Nervoso Centrale continua con il midollo spinale posto nella colonna vertebrale. Il midollo sensibilmente più piccolo del canale vertebrale, è avvolto dalle meningi al cui interno circola il liquor che agisce da cuscinetto fluido. Il midollo è costituito da una parte centrale, sostanza grigia, circondata dalla sostanza bianca da cui partono le fibre nervose. Simmetricamente da una parte e dall’altra del midollo, fuoriescono i nervi spinali che sono 31 paia e vanno ad innervare la pelle e i muscoli del corpo. Il midollo rappresenta un’importante via di transito dei messaggi nervosi.
Ed entriamo, a questo punto, nel merito di quanto ci siamo proposti.
L’Ipotalamo: 4 grammi di “importanza” per compiti “eccezionali”!
Se dovessimo valutarlo in base alle dimensioni fisiche sottostimeremmo le sue molteplici funzioni. La sua organizzazione neurale è organizzata in circa una dozzina di “nuclei” di cellule che si coordinano fra loro.
La cosa particolare da rilevare, rispetto alle altre strutture cerebrali è che l’Ipotalamo, almeno nella sua costituzione anatomica, è sostanzialmente simile in tutti i vertebrati. Da qui ricaviamo due elementi di rilievo:
- Nella scala evolutiva, questo particolare neuroanatomico non ha avuto bisogno di migliorarsi… è come se fosse “nato” perfetto.
- La differenza di efficienza funzionale, nelle diverse specie viventi, è data dagli apprendimenti acquisiti, più che dall’assetto cellulare genetico. La base predisponente, infatti, è uguale per tutti; quello che cambia sono le informazioni depositate in memoria.
Le sue attività di maggiore spicco, consistono
- Nell’avere un ruolo di coordinazione nella gestione e nella trasmissione delle emozioni
- Nella gestione dell’apparato endocrino, tramite la collaborazione dell’Ipofisi
- Nella regolazione e coordinazione delle attività cosiddette “autonome”, con il coinvolgimento del Sistema Nervoso Vegetativo (Temperatura corporea, fame e sete, ritmo sonno – veglia, funzioni sessuali, secrezione acida dello stomaco, etc.).
Per svolgere tutte queste funzioni, l’Ipotalamo prende informazioni sia dall’interno che dall’esterno dell’organismo.
All’interno, determina connessioni con il Sistema limbico (che elabora informazioni e “dialoga” con il Sistema Neuroendocrino e quello Neurovegetativo) tramite Amigdala e Ippocampo (la via di collegamento fra Ipotalamo e ippocampo è costituita da un fascio di fibre chiamato fornice) e con la Corteccia tramite il Talamo (Che è un punto di smistamento di informazioni). Inoltre, verso il basso, è connesso con il midollo allungato e con il midollo spinale: quindi dialoga bene con il Sistema Nervoso Autonomo.
Dall’esterno, tramite il Nucleo soprachiasmatico, l’Ipotalamo riceve il segnale della luce e del buio che gli consente di regolare gli orologi biologici interni.
Discorso a parte merita il suo collegamento con l’Ipofisi.
La ghiandola ipofisaria si trova allocata al centro della base cranica, all’esterno dell’encefalo, all’interno della fossa ipofisaria del corpo dell’osso sfenoide, chiamata anche “sella turcica”.
Questo collegamento è reso possibile perché una porzione dell’Ipotalamo costituita da fibre nervose e vasi sanguigni e identificata come Eminenza mediana, attraversa la barriera ematoencefalica, fuoriesce dall’area cerebrale e va a costituire la parte posteriore della ghiandola ipofisaria prendendo il nome di Neuroipofisi. Lo stretto rapporto fra queste due strutture (Ipotalamo e Ipofisi) che finiscono col diventare, in parte, una sola (Ipotalamo e Neuroipofisi) realizza una connessione forte fra Sistema Nervoso, Sistema Endocrino e Sistema Immunitario, il che:
- garantisce la regolazione dei processi vitali fondamentali;
- spiega uno dei tanti motivi di collegamento fra lo stato emozionale e la ricaduta organica.
L’Ipofisi, “ghiandola regina”, a cavallo fra tre grandi apparati.
Alla Neuroipofisi si collega, anteriormente, l’Adenoipofisi che, a differenza della precedente, è composta da tessuto ghiandolare ed è “governata” dall’Ipotalamo tramite una serie di ormoni (definiti “releasing factors” – Fattori di rilascio) che giungono attraverso il circolo sanguigno ipotalamo – ipofisario e stimolano l’Ipofisi a secernere ormoni che attiveranno ghiandole endocrine (tiroide, surreni, pancreas, ovaie, etc.) e organi non strettamente endocrini (ad esempio, i reni) a svolgere le proprie mansioni.
Chi scorge una differenza tra spirito e corpo non possiede né l’uno né l’altro. (Oscar Wilde)
Anche se non è possibile separare la parte psichica da quella corporea, se ci soffermiamo ad analizzare il tutto in termini scientifici di alto profilo, è comunque legittimo domandarsi quale sia il confine fra le zone responsabili degli elaborati di pensiero complessi e le regioni anatomo – funzionali più adibite al controllo ed alla gestione delle attività organiche (comunque, sempre supportate da una capacità cellulare di elaborare strategie vitali).
Quali sono le vie dove transitano emozioni, stati d’animo e ricordi?
Due sono le ipotesi ufficialmente più accreditate. G. Edelman nel suo lavoro “Sulla materia della mente”, descrive due grandi vie di connessione:
- la tronco-encefalica-limbica-autonoma da una parte;
- la talamo – corticale dall’altra.
La prima è legata a comportamenti affettivi, sessuali, consumatori, di difesa e alla regolazione di alcuni fenomeni vitali di tipo vegetativo (frequenza cardiaca, respiratoria, digestione, sonno ecc) e “dialoga” con il sistema endocrino attraverso la produzione di ormoni che impiegano minuti o ore per raggiungere il bersaglio. La seconda invece, rappresenta un sistema sviluppato per ricevere segnali dai recettori sensoriali e per inviare ai muscoli volontari. Le attivazioni avvengono più velocemente rispetto alla via precedente perché sfruttano i neurotrasmettitori. I due sistemi hanno il loro collegamento fondamentale nel Talamo, stazione fondamentale per la circolazione delle informazioni vengono dal basso e dall’alto, dalla periferia e dalla corteccia.
Secondo J. W. Papez, osservando l’organizzazione anatomica e funzionale del cervello, è possibile ipotizzare che gli impulsi nervosi partano dalla corteccia cerebrale e raggiungano l’Ipotalamo passando attraverso i giro del Cingolo e dell’Ippocampo. Dall’Ipotalamo i messaggi potrebbero ritornare alla Corteccia passando per il Talamo. Si realizzerebbe, in questo modo, uno scambio di informazioni che verrebbe via via sempre più verificate prima di essere trasmesse.
Il Sistema Nervoso Vegetativo
Nel tronco encefalico e nel midollo spinale, originano le comunicazioni nervose con gli organi interni e le ghiandole (sistema nervoso autonomo o neurovegetativo). Il sistema nervoso autonomo controlla le funzioni della vita vegetativa in modo automatico ed inconsapevole, apparentemente senza controllo della volontà, al contrario dell’altro sistema che è chiamato di relazione perchè riceve informazioni dagli organi di senso, dai recettori del dolore e della temperatura ed invia le sue informazioni al sistema muscolo – scheletrico. Questa distinzione tra componente autonoma e volontaria viene sempre messa in discussione da valenti studiosi che affermano che i due sistemi non sono due entità separate, bensì strettamente connesse e talvolta sovrapposte. Quasi tutte le funzioni viscerali, che sono sotto il controllo neurovegetativo, possono essere controllate volontariamente dopo un opportuno addestramento. La tecnica che viene usata nei laboratori occidentali si chiama biofeedback. Tutto ciò è possibile grazie ai collegamenti molto stretti tra aree del cervello ipotalamo e tronco encefalico in particolare, e sistema nervoso autonomo.
Il Sistema Nervoso Vegetativo è diviso in due grandi sezioni:
- (Orto)Simpatico;
- Parasimpatico.
Il Simpatico emerge dalla parte centrale del midollo spinale, dalla prima vertebra toracica fino alla terza, quarta lombare. Il Parasimpatico, invece, è costituito da due gruppi di fibre nervose collegate alle due estremità della colonna: in alto abbiamo la parte craniale e in basso quella sacrale. La caratteristica principale del Sistema Nervoso Vegetativo è che le fibre nervose non arrivano direttamente negli organi che innervano, ma si arrestano prima e formano delle sinapsi con altri neuroni in strutture chiamati gangli (formazioni nodulari costituite da cellule nervose) da cui fuoriescono altre fibre nervose che arrivano all’organo. La parte simpatica del sistema forma gangli molto vicini alla colonna vertebrale che, succedendosi dall’alto al basso e unendosi tra loro tramite fibre longitudinali, costituiscono un vero e proprio tronco chiamato catena paravertebrale. Quella parasimpatica invece, forma sinapsi molto distanti dalla colonna e quindi più vicine agli organi che va ad innervare.
La gran parte degli organi interni viene innervata sia dal simpatico che dal parasimpatico. La loro azione è per lo più antagonista. Il simpatico svolge azione eccitatoria e preparatoria allo stress, per esempio produce un aumento della frequenza cardiaca, un aumento della pressione arteriosa, una mobilitazione delle riserve di energia del corpo. Il parasimpatico, invece, svolge un’azione rilassante. Tutte le fibre del parasimpatico usano come mediatore chimico l’acetilcolina che viene usata dal simpatico solo per le sue fibre pre-gangliari. Per le post-gangliari il simpatico usa l’adrenalina e la noradrenalina. La porzione midollare del surrene riceve solo l’innervazione simpatica con fibre nervose che non si interrompono cioè non formano gangli. Le fibre arrivano direttamente a delle cellule chiamate cromaffini che producono catecolamine.
Azione del sistema neurovegetativo – Schematizzazione
Organi |
Simpatico |
Parasimpatico | |
1) |
Cuore |
eccita, aumenta il polso |
paralizza, diminuisce il polso |
2) |
Pressione sanguigna |
ipertensione |
ipotensione |
3) |
Vasi |
costrizione (non sui vasi del cuore) |
dilatazione |
4) |
Bronchi |
dilatazione |
costrizione |
5) |
Esofago |
rilassamento |
costrizione |
6) |
Peristalsi gastrica e intestinale |
inibizione |
eccitamento |
7) |
Attività secretiva gastrica |
diminuzione |
aumento |
8) |
Vescica1 |
ritenzione urina |
emissione urina |
9) |
Genitali |
vasocostrizione |
vasodilatazione (erezione) |
10) |
Pupille |
dilatazione, midriasi |
restringimento, miosi |
11) |
Rima palpebrale |
dilatazione |
restringimento |
12) |
Gh. salivari |
scarsa e densa |
abbondante e fluida |
13) |
Gh. sudoripare |
scarsa e densa, sudore freddo |
abbondante e fluida |
14) |
Fattori Eccitanti |
adrenalina, efedrina |
colina, istamina, muscarina, pilocarpina |
15) |
Fattori Paralizzanti |
ergotossina, ergotamina |
atropina |
Un’opera d’arte è soprattutto un’avventura della mente. (Eugène Ionesco)
Lo Stress
Come possiamo definire lo Stress?
Accelerazione metabolica psicofisica, con reazione emozionale intensa, che superi lo stato di “tensione”.
Quando si manifesta lo Stress?
Ogni volta che ci si debba adeguare a variazioni considerevoli del mondo esterno (ambientali, sociali, lavorative, familiari, etc.) o del mondo interno (fluttuazioni del tono dell’umore, oscillazione del bioritmo funzionale di organi ed apparati).
Quanti tipi di Stress esistono?
Sostanzialmente due, uno in eccesso e l’altro in difetto, rispettivamente definiti iperstress ed ipostress.
Come è possibile essere stressati in difetto?
Ci dobbiamo rifare alla definizione di stress, data all’inizio. Si parla, infatti, di accelerazione metabolica psicofisica: l’accelerazione, in fisica, indica non un aumento di velocità ma solo una sua variazione, che può avvenire in eccesso od in difetto.
L’ipertstress, è sempre negativo?
L’iperstress viene vissuto in due modi, a seconda che produca attivazioni positive cui noi riusciamo ad adattarci, oppure stimolazioni che, alla lunga, ci danneggiano. Il primo viene definito eustress (stress positivo), il secondo distress (stress negativo).
Possiamo concludere che, fino a quando riusciamo ad adattarci alle variazioni della vita, produciamo eustress; dal momento in cui cominceremo a subirle, produrremo distress.
Possiamo affermare che, ogni cambiamento (per piccolo o grande che sia), determina una rottura di abitudini che, nel tempo, ogni essere umano costruisce. Questo fattore determina un turbamento nelle strategie di vita che perdurerà fino a quando non si saranno create delle nuove abitudini, più idonee a fronteggiare le mutazioni determinatesi.
Ecco perché si dice che, a certe condizioni, lo stress è positivo
Ci “costringe” ad uscire dai rigidi schemi di abitudini che, comunque, limitano le esperienze.
Oltre un certo limite di sollecitazione o, comunque, ogni volta che ci si affanna per correre dietro ad esigenze sociali non logiche, si determina una “disconnessione” tra i 3 grandi “centri di potere”:
- il sistema nervoso;
- il sistema endocrino;
- il sistema immunitario.
Il ponte di collegamento prioritario fra il mondo delle emozioni (di pertinenza psichica) e quello metabolico organico (a carico degli altri tre apparati) viene creato dal lavoro (sincronizzato o meno) di Corteccia cerebrale, lobo limbico, ipotalamo, ipofisi e sistema neurovegetativo.
H. Selye ha distinto tre fasi nell’instaurarsi del meccanismo di Stress
- Allarme: la mente, dopo aver stabilito le strategie opportune per affrontare l’evento nuovo invia, tramite il sistema nervoso centrale e periferico, messaggi al sistema nervoso vegetativo e, direttamente, all’apparato endocrino, coinvolgendo il sistema immunitario. Si ottiene in tal modo, la massima attivazione di tutti i sistemi.
- Resistenza: la fase precedente, accelerando il metabolismo globale, aumenta la quota di prodotti di rifiuto da smaltire, crea i presupposti per la produzione di “radicali liberi” e pone le basi per focolai di infiammazione diffusi. Diventa necessario aumentare la produzione di ormoni antiinfiammatori e meccanismi antiossidanti per resistere nel tempo, al superlavoro.
- Esaurimento: si determina dopo ogni lungo periodo di attivazione stressogena, per depauperamento delle riserve globali e per intossicazione metabolica; si instaura, ovviamente un quadro di drastica riduzione della capacità di adattamento per riduzione critica delle risorse.
E’ risaputo, scrive Lawrence Steinmam, che “uno stress… può aggravare una malattia autoimmune influendo sull’ipotalamo e sull’ipofisi, i quali a loro volta secernono ormoni che promuovono l’infiammazione. (…) Queste scoperte possono offrire una spiegazione alla ben nota osservazione clinica che l’ansia può aggravare una malattia autoimmune”.
La mente ed il corpo non sono da intendersi separati, ma interferenti tra loro.
Dopo le geniali intuizioni di Groddeck nel rapporto psiche-soma, la teoria dello stress distruttivo è stata illustrata, anche se in parte, da Hans Selye con i suoi studi concernenti la G.A.S. (General Adaptation Syndrome).
Selye divideva, abbiamo visto, uno stress distruttivo da uno positivo, che chiamava “spinta a reagire” e scrisse, a tal proposito, che “Lo stress è il sale della vita, una carica fornita non solo alla sfera fisica ma anche alla sfera psichica purché l’uomo impari a rilassarsi e ad entrare in rapporto più intimo, sereno con sé stesso e con gli altri”.
Sherrington nel suo lavoro “L’attività integrata del sistema immunitario” si è avvicinato molto a questa simbiosi trovando nell’emozione il confine – incontro tra la psicologia e la fisiologia. Secondo molti studiosi vi è una significativa relazione fra lo stress distruttivo (che consiste in quell’aggressività notevole che non viene espressa né scaricata all’esterno) e il cancro.
Lennart Levi, nel 1972, alla fine di una complessa ricerca pubblicò i risultati ai quali era giunto. Lo studioso concludeva che, nell’uomo, le tensioni psicologiche sono da considerarsi le aggressioni più comuni, che si scaricano nella sfera delle emozioni e finiscono con l’alterare il sistema neurovegetativo. Egli aggiunge che questo quadro del carattere “più lo stress ambientale della vita moderna, producono una situazione di squilibrio emotivo, che è prodromo non solo del cancro, ma di tutta la serie di malattie degenerative croniche, dall’ulcera gastrica all’ipertensione, alla malattia coronarica”.
Il Dr. Mears comunicava nel 1982, i risultati da lui avuti dopo aver sottoposto alcuni suoi pazienti affetti da cancro ad una serie di sedute di rilassamento, durante le quali suggeriva loro di visualizzare le cellule malate che venivano aggredite e distrutte. Mears ottenne interessanti regressioni nella crescita dei tumori.
I coniugi Simonton hanno elaborato un metodo terapeutico “Educarsi a vincere il cancro e lo stress”, descritto dettagliatamente nel loro libro “Star bene nuovamente”. Essi insegnano la tecnica della visualizzazione delle immagini attraverso un caso di malattia cancerosa, raccontato dal protagonista: “Mi sono visualizzato su di un treno procedente verso la morte; ho fatto fermare il treno, sono sceso, salito sul treno del binario opposto, che è partito in direzione opposta, verso la salute…”.
In effetti è ormai noto il ruolo del cortisolo, prodotto in situazioni stressanti, che inattiva i leucociti, riduce i monociti e i polimorfonucleati. Una soppressione immunitaria era stata già dimostrata, oltre che da Selye (1979) e Golberg (1981), da Bartrop e Coll., Joasoo e Coll., Colant e gli Hellstrom. Inoltre, nel testo di F. Bottaccioli – Psiconeuroimmunologia – viene spiegato dettagliatamente come, in condizioni di stress, vengano colpiti selettivamente, i Linfociti CD4 (guarda caso, quelli carenti soprattutto nei quadri di AIDS!!!)
DANNI DA STRESS – DETTAGLIO (SEMPLICATO E RIDOTTO) DI ORGANI ED APPARATI COINVOLTI IN CASO DI LOGORIO DA “DISTRESS”
A) Apparato cardiovascolare
- Riduzione della circolazione coronarica:
- oppressione toracica
- angina pectoris
- infarto del miocardio
- Staratura del sistema di controllo pressorio:
- aumento o brusca riduzione della Pressione Arteriosa ( a seconda di molteplici variabili)
- Alterazione dei meccanismi di regolazione cardiaca:
- aumento del lavoro cardiaco
- innalzamento della frequenza cardiaca
- maggiore gittata cardiaca
- incremento della forza di contrazione
- Modificazione della composizione chimico – fisica del sangue:
- aumento della velocità di coagulazione
- possibile innalzamento di frazioni del tasso anticorpale: allergie (IgE)
- variazioni dell’acidità del sangue
- Modificazione della microcircolazione con danneggiamento della parte vasale (ictus)
B) Apparato endocrino
Influenza negativa sulla funzionalità di:
- Tiroide
- ripercussioni negative su tutto l’organismo
- Paratiroidi
- alterato metabolismo del calcio
- Pancreas (endocrino)
- alterato il rapporto insulina/glucagone con variazione della glicemia
- Surrene
- aldosterone (perdita eccessiva o ritenzione di liquidi), adrenalina (aumento del lavoro dell’organismo fino al 100% rispetto alla norma; stanchezza / astenia) e incremento della produzione di idrocortisone. Tutto ciò ha come conseguenza: aumento della produzione di proteine intraepatiche con superlavoro epatico, riduzione delle riserve proteiche extraepatiche con riduzione della massa muscolare; aumento della glicemia e rischio di diabete surrenalico; smantellamento del tessuto adiposo con immissione di acidi grassi liberi nel sangue; diminuzione delle difese immunitarie.
- Gonadi (testicoli e ovaie)
C) Apparato digerente
- Aumento della secrezione di acidi gastrici (possibile gastrite ed ulcera)
- Contrazione della muscolatura gastrica involontaria (crampi addominali)
- Aumento della peristalsi intestinale (gonfiore, coliche, colon irritabile)
- Aumento del lavoro epatico/pancreatico
I) Disordini dell’alimentazione
- Anoressia primaria (tipica)
- Obesità
D) Apparato locomotore
- Possibili modificazioni della struttura ossea per alterato metabolismo del calcio
- Patologie autoimmuni che aggrediscono ossa ed articolazioni per esaltata risposta immunitaria: malattia reumatica, artrite reumatoide, etc. (vedi app. cardiovascolare)
- Aumento del lavoro muscolare anche a riposo sotto forma di microcontrazioni che determina “intossicazione” del muscolo (crampi anche a riposo e dolori muscolari)
E) Apparato urinario
- Aumento della produzione di urina per superattività renale da aldosterone: bisogno frequente di urinare (vedi app. endocrino “surrene”)
- Alterato svuotamento vescicale: “minzione” difficile e dolorosa
- Etc.
F) Apparato respiratorio
- Cattiva ossigenazione per “respirazione ansiosa”, superficiale
- Asma bronchiale di natura allergica: fame d’aria
- Etc.
G) Sistema nervoso
- Nervosismo
- Depressione
- Alterazione del ritmo sonno/veglia (insonnia notturna, sonnolenza diurna)
- Staratura del termostato encefalico: sensazione di “troppo caldo” (sudorazione intensa); sensazione di troppo freddo (brividi), indipendenti dalle condizioni ambientali; febbre idiopatica (isteroide)
- Alterata percezione di : gusto, vista, tatto, udito, olfatto (dispercezione)
H) Pelle
- Prurito
- Desquamazione
- Comparsa di macchie rossastre
- Peggioramento dei quadri di psoriasi
L) Apparato urogenitale
- Disturbi durante la gravidanza (dolori – “perdite” non motivate da alterazioni organiche – aborto in casi estremi – etc.)
- Turbe del ciclo mestruale (dismenorrea – “tensione” premestruale – amenorrea psicogena)
- “Enuresi”
La psiconeuroimmunoendocrinologia, ovvero, come si spiega l’influenza dell’emotività psichica sul Sistema nervoso, su quello endocrino e su quello immunitario.
Ogni stato emotivo quale amore, paura, piacere, dolore, ansia, rabbia, eccetera, con le sue complesse sfumature definite comunemente sentimenti, è generato dagli elaborati che avvengono nelle zone “nobili” (corteccia, lobo limbico, etc.) del cervello e diffuso in tutto il corpo (e, quindi, nei singoli organi e apparati) mediante una via bioeletttrica (gli impulsi nervosi neuronali e nevrogliali) e grazie all’intervento di sostanze biochimiche definite “liganti” (che modulano il segnale fra le singole cellule), comprendenti neuropeptidi, neurotrasmettitori e ormoni.
Questi “liganti” e i relativi recettori (“serrature” specifiche situate sulla membrana cellulare) sono presenti in ogni parte del corpo e non solo nel sistema nervoso. Ciò significa che tutto il corpo “pensa” (anche se in maniera più o meno impegnativa, a seconda della zona interessata) e che ogni cellula “sente” e prova “emozioni”, elabora le proprie informazioni e le trasmette ad ogni altra cellula attraverso una fittissima rete di comunicazione per cui ogni aspetto psicofisico umano può essere visto come una parte di un’unica realtà.
Le basi molecolari delle emozioni possono dunque essere definite come i messaggeri che trasportano informazioni per collegare tra loro i grandi sistemi dell’organismo in un’unica unità funzionale che possiamo definire corpo / mente.
La psiconeuroendocrinoimmunologia, rappresenta quel settore di ricerca che abbraccia un ampio ventaglio di discipline scientifico umanistiche e, in definitiva, si pone come strumento unificante di vari aspetti del complesso quadro dei fenomeni di adattamento dell’organismo. Infatti, molti squilibri (anche se, purtroppo, non tutti) di un sistema molto sofisticato possono essere compensati soltanto in caso di perfetto funzionamento di singoli elementi (cellule, organi e apparati) che dialogano continuamente, in maniera proficua.
Varie sono le situazioni che riducono tale capacità. Tra le più comuni lo stress e l’invecchiamento, che analizzeremo in seguito. Molto spesso, un’alterazione significativa delle capacità di adattamento di uno solo degli elementi che costituiscono il grande network del circuito psiconeuroendocrinoimmunologico, può dar luogo a manifestazioni patologiche che coinvolgono l’intero organismo. Al tempo stesso, ripristinando la funzione compromessa mediante un corretto approccio terapeutico, l’intero sistema potrebbe risentirne positivamente.
La grande connessione
In ogni essere umano esiste una struttura psicofisica organizzata, divisa in tre importanti settori:
- Il sistema nervoso – All’interno del quale, nel DNA delle sue cellule, si determinano la consapevolizzazione della coscienza e tutte le strategie importanti da comunicare al resto dell’organismo, mediante impulsi elettrici che raggiungono il sistema neurovegetativo (il quale dialoga con gli altri due sistemi) e i fasci muscolari;
- L’apparato endocrino – Composto da tutte le ghiandole che secernono ormoni indispensabili per il metabolismo; anche nel DNA delle sue cellule, si stabiliscono le operazioni da compiere per portare avanti un lavoro costruttivo;
- Il sistema immunitario – I globuli bianchi, divisi in Granulociti, Macrofagi e Linfociti; anche a questo livello, si elaborano tattiche comportamentali: serviranno per garantire una difesa nei confronti di attacchi esterni (come ad esempio virus, batteri ed inquinanti vari) o interni (cellule degradate, cellule tumorali, etc.).
Riassumendo, i tre principali sistemi dell’organismo concorrono in maniera integrata al mantenimento di quell’equilibrio di funzionamento, definito omeostasi.
Le comunicazioni fra tre sistemi così diversi dal punto di vista funzionale si realizzano grazie a impulsi elettrici e unità funzionali composte da: sostanze “liganti”, recettori per tali molecole (le sedi delle cellule “bersaglio”, cui arrivano i messaggi) e sistemi cellulari di interpretazione dei messaggi. È a seguito dei processi generati dal corretto fluire dei reciproci messaggi scambiati, che l’omeostasi viene mantenuta in condizioni ottimali.
Quali sono i “liganti”, responsabili del dialogo intersistemico?
1 – Neurotrasmettitori (Di 1° tipo – aminoacidi; Di 2° tipo – sintetizzate nel neurone a partire da un aminoacido o da una molecola semplice;)
2 – Neuromodulatori (Neuropeptidi; Lipidi; Adenosina; Nucleosidi; Gas solubili)
3 – Ormoni (Angiotensina; Ossitocina; Vasopressina; Etc. )
Mentre i Neurotrasmettitori di I e II tipo, servono a consentire la ritrasmissione di segnali elementari, i Neuromodulatori e gli Ormoni dovrebbero essere in grado di modulare e armonizzare in una serie di comportamenti complessi, le centinaia di migliaia di impulsi elementari che transitano principalmente lungo le vie nervose ma che finiscono col coinvolgere le cellule dei tre apparati fondamentali.
Allo stato attuale, si è potuto capire che il neurone non libera solo un neurotrasmettitore ma, coadiuvato da strategie “studiate” insieme agli Astrociti (importante famiglia di cellule gliali, che collaborano strettamente con l’attività del neurone), rilascia anche un certo numero di Neuromodulatori e ormoni, con l’obiettivo di amplificare o attenuare l’effetto del neurotrasmettitore: questo meccanismo viene chiamato cotrasmissione.
È chiaro che esiste una gerarchia funzionale basata sul fatto che le cellule che consentono la coscienza di sé sono situate nel cervello, e prevalentemente:
- Nei sei strati cellulari della corteccia cerebrale (o neocorteccia);
- Nella formazione reticolare mesencefalica (collegata al talamo e, da qui, alla corteccia), con i suoi nuclei della colonna mediana (per la cognizione delle sensazioni; raggruppa i nuclei del rafe che partecipano alla stabilizzazione del tono dell’umore, grazie all’azione della serotonina), mediale (che riceve informazioni in grado di modificare attenzione e stato di veglia) e laterale (con il nucleo Peduncolo Pontino del Tegmento – PPT e il locus coeruleus che mediante l’azione di noradrenalina ed acetilcolina, si attivano in presenza di stimoli significativi e partecipano nel meccanismo della formazione della memoria);
- Nel talamo e nell’ippocampo (considerati la “porta” della coscienza).
Obiettivi cellulari e stimoli cognitivi e non cognitivi
Ogni cellula, comunque, è in grado di elaborare una propria strategia operativa in funzione di due obiettivi: la sopravvivenza di se stessa (grazie ad un impronta genetica) e quella dell’intero organismo grazie, soprattutto, a stimolazioni di tipo cognitivo e non cognitivo
Gli stimoli cognitivi sono quelli che entrano nel nostro organismo, procedendo attraverso gli organi di senso e che passano attraverso il cervello attivando il meccanismo della percezione più o meno consapevole (suoni, immagini, sapori, odori che ci investono in continuazione). La presa di coscienza di questi stimoli innesca un sistema a catena che, partendo dal cervello, ne registra l’arrivo e informa il corpo in maniera diretta (tramite impulsi elettrici) o attraverso la mediazione del sistema endocrino. Le ghiandole endocrine, stimolate dal cervello, liberano una serie di ormoni che distribuendosi in periferia vanno a modificare il nostro metabolismo e informano il sistema immunitario della situazione in cui ci troviamo.
Gli stimoli non cognitivi, invece, penetrano nel sistema dall’esterno entrando dalla periferia e non vengono percepiti dagli organi di senso. Si tratta di sostanze estranee (batteri, virus, tossine) rispetto alle quali l’organismo si deve porre in posizione di difesa. Il sistema immunitario rappresenta la prima barriera nei confronti di questi stimoli. La sua azione è bivalente. Da un lato, non appena individua gli invasori, conduce una lotta per eliminare le sostanze nocive penetrate all’interno dell’organismo, dall’altro produce tutta una serie di sostanze, cioè i messaggeri, che informano il cervello della situazione di possibile pericolo.
Ci troviamo di fronte ad un flusso di informazioni velocissimo, diretto al cervello, che determina risposte difensive elementari ma importantissime, come ad esempio la febbre, la perdita dell’appetito ecc. Il sistema neuroendocrino risponde quindi a questi stimoli attuando una variazione del proprio equilibrio per porre l’organismo nella migliore condizione di difesa.
Un esempio classico è quello dei primi sintomi dell’influenza. All’inizio della sindrome (insieme di disturbi che caratterizzano la manifestazione dell’infezione), si ha la netta sensazione di stare male anche se non presentiamo alcun sintomo obiettivo (rialzo febbrile, coinvolgimento dell’apparato respiratorio, articolare, etc. con tosse e dolori diffusi). Questo costituisce il segnale con cui il sistema immunitario informa il cervello della lotta che si sta conducendo contro gli agenti virali e che gli “consiglia” di riposare, di non sforzarsi. In questa ottica possiamo quindi considerare il sistema immunitario un vero e proprio apparato sensorio circolante preposto a riconoscere, oltre che a combattere, tutte le sostanze che sfuggono ai nostri sensi tradizionali.
Salute, malattia e psiconeuroimmunoendocrinologia
Se è vero che il mantenimento di un buono stato di salute dipende dal corretto dialogo e dal costante adattamento dei tre sistemi di cui si è parlato diffusamente finora, allora possiamo affermare (ed molto più che una semplice ipotesi) che la malattia è conseguente ad un deficitario equilibrio, con insufficiente compensazione reciproca, tra essi. Partendo da questa posizione, gran parte delle patologie conosciute può essere riconsiderata anche sul piano terapeutico. Infatti per consentire la guarigione di una qualunque affezione, bisognerà intervenire non solo sul sintomo ma sull’equilibrio globale del suo organismo prestando sempre una notevole attenzione alla reciproca influenza dei tre sistemi. Per un’ampia gamma di patologie (anoressia, obesità, sindromi autoimmuni, ipertensione essenziale, cefalea idiopatica, etc.), il mondo accademico ha già unanimemente espresso un consenso verso questa interpretazione visione. Ma può, un evento psichico, scatenare una reazione a catena che conduce all’instaurarsi di patologie anche gravissime come le infezioni “severe” o lo sviluppo dei tumori? E per contro, problemi a carico del sistema immunitario, sono in grado di determinare quadri psicologici assimilabili a sindromi depressive?
Il punto cruciale è sicuramente legato all’importanza e all’entità dell’influenza che il sistema neuroendocrino può esercitare su quello immunitario… e viceversa.
Dal punto di vista sperimentale, vi sono numerose evidenze dell’influenza del sistema neuroendocrino sull’attività immunitaria. Per esempio, lesioni di aree cerebrali alterano specifiche funzioni immunitarie. Animali stressati, in laboratorio presentano modificazioni di parametri fondamentali della risposta immunitaria, nonché un’alterata sensibilità ai tumori. Si è da tempo dimostrato che l’attivazione del sistema immunitario è correlata con la funzionalità dei neuroni.
In un famoso esperimento, Ivan Pavlov induceva un cane ad associare l’odore della carne (che provocava nell’animale un’immediata salivazione) al suono di una campana. Dopo un numero determinato di ripetizioni, in cui venivano presentati assieme l’odore e il suono, bastava che il cane fosse stimolato esclusivamente dalla campana, per produrre un’intensa salivazione, proprio come se avesse sentito l’odore della carne.
Ad ogni modo, l’indicazione più chiara sulla possibilità di condizionare la risposta immunitaria, è stata fornita da Ader e Cohen. Questi ricercatori effettuarono un esperimento basta sulla somministrazione nel ratto di un immunosoppressore potente come la ciclofosfamide (farmaco tossico nei confronti del midollo osseo e che riduce il numero delle cellule del sistema immunitario). Contemporaneamente, gli si faceva ascoltare il suono di una campanella. lì risultato fu che, dopo aver ripetuto molte volte tale procedura, anche quando venne sospesa l’iniezione di ciclofosfamide bastava che gli animali ascoltassero il suono della campana perché si scatenasse un’inibizione della risposta immunitaria e quindi una mortalità più elevata rispetto ai gruppi di controllo non condizionati in tal modo.
Fu dimostrato, quindi, che era possibile “insegnare”, attraverso il condizionamento verso un animale superiore, l’inibizione dell’efficacia del proprio sistema immunitario, cioè ad ammalarsi.
Numerosi altri studi hanno confermato questi dati. Sono state messe a punto tecniche di condizionamento che utilizzano altri tipi di stimoli condizionati (acustici, luminosi, elettrici etc.); con queste è stato possibile dimostrare che vari agenti della risposta immunitaria sono coinvolti in questo fenomeno.
Ad esempio, usando uno stimolo gustativo o un odore sconosciuto, si sono potute evidenziare alterazioni soprattutto a carico dei linfociti T deputati, tra l’altro, alla distruzione delle cellule tumorali.
Esistono però, casi che evidenziano un’altra realtà preoccupante: quella delle patologie autoimmuni, legate a un eccesso di attività immunitaria. Il sistema immunitario, a volte, per cause non ancora del tutto chiarite, all’improvviso comincia ad aggredire l’organismo provocando gravissimi danni. Legate a questo meccanismo sono alcune malattie del sistema nervoso quali la sclerosi multipla (in cui l’autoaggressione si realizza contro la mielina), l’artrite deformante (che colpisce prevalentemente le articolazioni), il lupus eritematoso sistemico (in cui l’azione è diretta contro il tessuto connettivo) e così via dalla psoriasi al morbo di Crohn (a carico dell’apparato digerente). Ebbene, numerosi esperimenti mostrano, nell’animale, che patologie autoimmunitarie simili a quelle dell’uomo risultano sensibili all’immunosoppressione condizionata, migliorando sensibilmente la sintomatologia.
Il discorso portato avanti finora, si collega irrimediabilmente al concetto di stress, termine con cui intendiamo tutta quella complessa serie di risposte biologiche che consegue all’intervento dì un qualsiasi fattore nocivo, al fine di adattare l’organismo e possibilmente superare la situazione difficoltosa. Lo stress, però, quando non è cronico, non solo non è necessariamente dannoso, ma anzi può rappresentare uno stimolo positivo. Quando, però, la risposta psicobiologica non è sufficiente a superare l’evento scatenante e lo stress diventa cronico, si “precipita” nella patologia e nell’invecchiamento precoce.
Il perdurare di una condizione di stress finisce con l’interessare il sistema nervoso centrale; a ciò seguirà un turbamento degli equilibri ormonali e quindi della risposta immunitaria, che determinerà una riduzione delle difese contro l’aggressione di organismi patogeni interni o esterni. In altre parole la parabola vitale discendente, sarà resa più veloce, anche nel caso di una buona “impronta” genetica (familiari longevi).
Definizione e ruolo delle emozioni nel rapporto salute / malattia
Da quanto descritto finora, risulta evidente come, l’essere umano, sia una complessa struttura composta da psiche e corpo integrati tra loro come due facce di una stessa medaglia. Questo insieme di elementi dinamici (atomi, molecole, elaborati di pensiero, etc.) si estrinseca attraverso la produzione di gesti, sentimenti e riflessioni conseguenti ad elaborati di Pensiero che determinano la creazione di idee, le quali attivano la produzione di emozioni che si palesano al mondo esterno mediante la comunicazione verbale o temperamentale.
A questo punto, prima di procedere oltre, è utile chiarire il concetto di emozione.
Il termine emozione deriva dal latino “ex – movere”’ che, letteralmente, significa : spingere fuori. Quindi: Energia spinta all’azione = Emozione
Ogni elaborato di pensiero produce una idea. Da ogni idea si genera una emozione più o meno intensa, a seconda dei contenuti dell’idea prodotta. In definitiva, possiamo definire l’emozione come un’accelerazione di energia mentale, in risposta a stimolazioni del mondo esterno o a pulsioni del proprio mondo interno, che determina lo stato d’animo di ogni essere umano.
Quando le emozioni prodotte sono positive e si scaricano nel mondo interno, determinano gioia di vivere.
Quando le emozioni prodotte sono positive e si convogliano verso il mondo esterno, trasmettono contenuti tipo: disponibilità, gaiezza, gioia, etc.
Quando le emozioni prodotte sono negative o conflittuali, e si scaricano nel mondo interno (quando, ad esempio ci reprime), determinano psicosomatosi, tachicardia, sudorazione, pianto, riso “isterico”, tensione, melanconia, ansia, angoscia, depressione, etc. In ogni istante della vita di una persona, le emozioni producono gioia, piacere, godimento, disagi, disturbi, etc.
Quando le emozioni prodotte sono negative o conflittuali e si veicolano al mondo esterno, determinano fenomeni di violenza, tensione, collera, ostilità di vario genere, etc.
Neuroni Specchio e capacità di entrare in empatia col mondo circostante
Negli anni ’80 e ’90 Giacomo Rizzolatti, lavorando con Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese ad un progetto di ricerca, presso l’Università di Parma, collocò degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni specializzati nel controllo dei movimenti della mano, come il raccogliere o il maneggiare oggetti. Individuati nei primati, (Lemuri, scimmie e uomo moderno) e in alcuni uccelli. Nell’uomo sono localizzati nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore del cervello. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti della neuroscienza negli ultimi anni.
Grazie a quei tre ricercatori, si è capita l’importanza di queste cellule, che vennero chiamate “neuroni specchio”, nel meccanismo della realizzazione del comportamento empatico, in grado di consentire a chiunque, di entrare in sintonia con un’altra persona e, addirittura, condividerne le stesse emozioni.
Ecco perché il cervello è un elaboratore che integra gli elaborati provenienti da zone differenti e stabilisce la strategia più opportuna da adottare in funzione delle necessità del breve, medio e lungo periodo, in rapporto al tipo di segnale che proviene dall’esterno.
Emozioni ed elaborati di pensiero
Le emozioni rivestono un aspetto importante del lavoro del pensiero e si determinano nella parte finale degli elaborati, collegandosi strettamente ad ogni singola idea o concetto (gruppo di idee). Esse si generano a livello sottorticale come risultato dell’attività del sistema limbico (formazione costituita da ippocampo, circonvoluzione del cingolo e nucleo amigdaloideo) , in grado di influenzare la funzionalità della corteccia. Un ruolo fondamentale viene svolto dall’amigdala (nel sistema limbico) che elabora e produce, a livello inconscio, gli stati emozionali più intensi. Il “sentirsi bene” determinato da uno stato di umore positivo e stabile, invece, deriva dal sistema mesolimbico (composto da nucleo accumbens e dall’area ventrale segmentale) che, mediante la dopamina e le endorfine, coinvolge la corteccia.
PSICONEUROIMMUNOENDOCRINOLOGIA EMOTIVA DELLO STRESS
Il principale meccanismo di adattamento allo stress, è rappresentato dall’attivazione dell’asse ipotalamo – ipofisi – surrene, con rilascio di ACTH ( sintetizzato dalle cellule corticotrope dell’ipofisi anteriore a partire da un precursore proteico definito Pro-opio-melanocortina – POMC. Controlla l’attività secretoria della corteccia surrenale sotto il diretto controllo del peptide ipotalamico CRH e del cortisolo surrenalico. L’ACTH presenta un ritmo circadiano di secrezione con massima produzione al mattino) e conseguente stimolazione della corteccia surrenalica.
Secondo acquisizioni recenti pubblicate da un gruppo di ricercatori californiano, il neuropeptide Corticotropin Releasing Factor (CRF), coordina e modula, direttamente o indirettamente tutta la risposta adattativa agli stimoli. Mediante marcatura è stato possibile stabilire che la maggiore concentrazione si riscontra nell’ipotalamo. La sua presenza nel sistema limbico, spiega il suo coinvolgimento nella risposta del Sistema Nervoso Autonomo, durante un quadro stressogeno.
Il CRF determina sull’ipofisi un incremento della produzione di ormone ACTH, di Beta-endorfina, etc.: l’esito finale è l’iperproduzione di ormoni glicocorticoidi, con effetti sul metabolismo, sui quadri infiammatori e sulla risposta immunitaria.
La risposta di adattamento allo stress, modulata dal CRF, non riguarda solo la secrezione di ormoni dell’ipofisi, ma coinvolge, attraverso connessioni nervose dirette, anche la maggior parte dei neurotrasmettitori. Infatti, si è potuto osservare che, la somministrazione di CRF nel cervello comporta una increzione di catecolamine ( noradrenalinae adrenalina), glucosio e glucagone.
Anche la serotonina partecipa alla risposta adattativa con un meccanismo analogo a quello descritto per le catecolamine, ma la sua deplezione si osserva solo dopo stimolo intenso. Si è pure accennato al ruolo di CRF ed oppiodi endogeni, prodotti in molte aree cerebrali dove si libera anche il peptide NPV: dinorfina, prodinorfina ed encefalina (peptidi connessi con la riduzione della percezione del dolore, della fatica, della sensazione di benessere e di energia ecc.).
Nell’animale da esperimento il CRF causa una risposta motoria, con aumento della locomozione, mentre si riduce l’interattività sociale ed aumenta l’aggressività nel maschio e nella femmina la recettività sessuale si riduce. Nelle scimmie, il cui Sistema Nervoso Centrale è più vicino a quello umano, si avranno, perciò, dopo somministrazione di CRF, un aumento della locomozione, della pressione arteriosa, dell’irrorazione muscolare, tachicardia, aumento della vocalizzazione: col procedere della somministrazione, a dosaggi di 180 microgrammi, la scimmia perde l’atteggiamento battagliero e si rannicchia in un angolo manifestando abbattimento (fase di esaurimento). Il CRF è inibito dall’incremento di glucocorticoidi.
In questo contesto, è Interessante notare l’azione di ormoni come il progesterone e il desossicorticosterone, che hanno una funzione inibitrice sul sistema GABAergico (la cui attivazione determina sedazione), tramite i recettori GABA A, con azione simile alle benzodiazepine e di altri ormoni come il deidroepiandrosterone (DHEA) che hanno azione GABA-antagonista con effetto di tipo ansiogeno.
Cosa accade durante l’applicazione di stimoli stressogeni reiterati nel tempo, a livello fisico e comportamentale?
- inibizione dell’insulina ed aumento della glicemia, indispensabile per l’attività fisica e cerebrale dello stress;
- inibizione di mediatori flogistici con danno tissutale;
- inibizione della reazione immunitaria;
- inibizione dell’aldosterone con eccessiva ritenzione idrica;
- inibizione dei neuropeptidi (CRF, ACTH, Betaendorfine ecc) che tenta di porre fine alla cascata neurochimica per evitare che si instauri una patologia neuropsichica;
Dopo lo stimolo stressante compare una sintomatologia con sintomi neurovegetativi: tachicardia, sudorazione, vampate calde e fredde, che può scomparire dopo qualche ora o giorno; in altri soggetti possono aversi dei flashback.
Tutto ciò, unito agli squilibri a carico dei neuromodulatori, di cui si è parlato ampiamente, finora, è responsabile della Sindrome detta del “BURNOUT” o della candela esaurita, che si manifesta in chi è sottoposto a forti tensioni legate a situazioni frustranti, e si caratterizza per insonnia, facile affaticabilità, depressione del tono dell’umore, ridotta capacità valutativa in termini di realtà logica e decisionalità incongrua.
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Bibliografia
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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