Che lo vogliamo o no, il nostro corpo parla anche quando la lingua tace.
Esso possiede un suo specifico linguaggio che si manifesta attraverso gli occhi, le rughe della fronte, la postura (in particolare le spalle), i piedi, le mani; esprime emozioni attraverso il volto ed il tono della voce; invia informazioni su di sé mediante l’abbigliamento; comunica atteggiamenti nei confronti degli altri con lo sguardo o la vicinanza fisica.
Nella loro immediatezza, questi segnali sono spesso più efficaci e più veritieri di un lungo discorso.
I segni gestuali cambiano notevolmente da un’epoca all’altra, da un paese all’altro, tuttavia non esiste razza o civiltà che non si esprima e comunichi con il corpo.
Va sempre più crescendo l’importanza che viene attribuita a questi elementi della comunicazione corporea, ai quali si presta ormai una attenzione pari a quella della comunicazione verbale.
La comunicazione non verbale, infatti, da alcuni anni a questa parte, è divenuta oggetto di numerosi studi e ricerche con il contributo di discipline diverse come la sociologia, la psicologia, l’antropologia, l’etologia, la linguistica, la biologia.
Essa viene inoltre utilizzata per l’addestramento a particolari professioni, nella progettazione di sistemi di comunicazione, nei rapporti internazionali e di scambio interculturale.
Attraverso una miriade di segnali (di tipo cinesico, paralinguistico e intonazionale), la comunicazione non verbale integra, amplia e, a volte, sostituisce quella verbale.
Ciò ha portato al superamento della dicotomia tra comunicazione verbale e comunicazione non verbale, che vengono ora considerate “aspetti differenti ma dipendenti ed interagenti dello stesso processo comunicativo”.
Alcuni aspetti della comunicazione non verbale sono universali, cioè potenzialmente innati, mentre altri sono per lo più appresi e cambiano di significato nelle diverse culture, creando a volte incomprensioni o contrasti tra gruppi culturali o etnici.
Si è cercato di stabilire quali siano gli aspetti innati della comunicazione non verbale e quali, invece, quelli derivati da caratteristiche individuali, dall’apprendimento o dall’esperienza sociale.
Le espressioni spontanee (di tipo inconsapevole) avrebbero origine dall’ipotalamo e dal sistema limbico, mentre quelli intenzionali dalla corteccia cerebrale.
Ci sono segnali non verbali largamente diffusi in differenti culture e quindi possono essere considerati universali cioè prevalentemente innati, come potenzialità di base: è chiaro che il modo di utilizzare tali sistemi è influenzato dall’apprendimento ed è, di conseguenza, diverso in base alla cultura acquisita.
Per esempio il sorriso, il sollevamento o l’aggrottamento delle sopracciglia, il saluto con la mano, lo scambio di sguardi, il fare cenni con la testa, stringersi nelle spalle, nonché una posizione abbastanza ravvicinata ed un’orientazione diretta.
Alcuni segnali vengono emessi consapevolmente, con lo scopo di comunicare qualcosa o raggiungere un obiettivo, altri invece sono una risposta inconsapevole ad uno stimolo e si manifestano senza alcuna intenzione comunicativa di tipo “volontario”.
Sia Ekman che Friesen, a proposito della comunicazione non verbale, distinguono le informazioni inviate da un segnale non verbale dai comportamenti non verbali.
Le informazioni vengono distinte in idiosincratiche se il loro significato può essere compreso da un solo individuo, e condivise se la comprensione è comune a più persone.
Quanto al comportamento non verbale esso viene distinto in informativo, comunicativo ed interattivo:
- Informativo quando il significato dei gesti è conosciuto ed utilizzato ugualmente da gruppi diversi.
- Comunicativo quando un emittente invia in modo consapevole e chiaro dei gesti ad un ricevente per trasmettere un preciso messaggio.
- Interattivo quando alcuni gesti vengono utilizzati durante un’interazione modificando ed influenzando il comportamento di coloro che vi partecipano.
Durante una comunicazione, segnali consapevoli ed inconsapevoli possono essere entrambi presenti ed è estremamente difficile stabilire se le persone coinvolte si rendano conto o meno di emettere o ricevere segnali non verbali.
Nella comunicazione non verbale è molto importante sia utilizzare correttamente i segnali, sia saperne riconoscere il significato e le finalità.
Coloro che manifestano incapacità nel codificare o decodificare in modo corretto e pertinente i segnali non verbali spesso non sono in grado di allacciare o mantenere relazioni con gli altri pur essendo desiderosi di farlo.
Dr. Francesca Ferrari