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Buon giorno, dottore, ho riletto con attenzione il materiale riguardante il nostro colloquio della scorsa volta, quello sul concetto della perfezione (Perfezionismi… – sottosezione “colloqui riservati” – N.d.R.). Volevo ringraziarla…

È rimasto soddisfatto?

Questo si, ma mi è piaciuta la foto della Lybra, che ha messo in copertina…

Beh, diciamo che era una cosa “dovuta”: la Lancia dovrebbe annoverarla nel club degli aficionados, per il trasporto che nutre verso i loro prodotti!

Comunque, partendo dalla sensazione che ho sugli impedimenti nel raggiungimento degli ideali di perfezione che ledono la mia autostima, vorrei sapere, appunto, cos’è l’autostima.

Prenda la dispensa che sta nel mobile sulla sua destra, quella in cima alle altre…

Sotto l’acquario?

Si.

Ecco fatto… ah, parla proprio di autostima! Sono appunti di Giovanni Russo. Perché non me l’ha suggerita prima?

Obiettivamente, prima del colloquio della scorsa volta, sentiva questa esigenza?

A dire il vero… no!

Ma perché, mi sono “svegliato” all’improvviso?

Da quanto tempo ci frequentiamo, professionalmente parlando?

Un po’ più di un anno.

E in tutto questo tempo, cosa abbiamo fatto?

In che senso?

I nostri colloqui, in cosa ci hanno visto coinvolti?

All’inizio, per molti mesi, lei mi ha fornito tante spiegazioni… e sembrava che io fossi distratto e disinteressato… però, quando tornavo a casa riflettevo su quei messaggi, nei momenti di solitudine e abbattimento… a volte, addirittura, chiedevo a mia moglie di leggermi degli articoli di psicologia tratti dal giornale La Strad@ …

Poi, passando il tempo, ho cominciato a porle delle domande e a ricevere altre risposte.

Ora, ogni volta che ci incontriamo, sento il bisogno di chiarirmi tanti argomenti.

Quindi, vuol dire che, pian piano, si è liberato dai conflitti opprimenti e ha dato la possibilità alla sua mente, di recepire il bisogno di sviluppare un’avidità positiva.

Ok, iniziamo il lavoro!

Bene, cominci a leggere e commentiamo insieme.

Dunque, l’autostima risulta da una valutazione delle qualità percepite (in maniera corretta) come proprie, utili per sé e non dannose per gli altri. In sostanza, una considerazione positiva generale che un essere umano può avere di sé.

Per cercare di capire al meglio, poniamoci delle domande su quello che leggiamo.

Si. Cosa vuol dire valutazione?

E’ un apprezzamento qualitativo e quantitativo che consente di dare un valore a qualcosa, in questo caso, a se stesso, cercando di consapevolizzare tutto ciò che efficacemente, si realizza, per l’appagamento degli standard che servono per la costruzione di un’identità matura.

E cioè?

Per quanto riguarda le qualità razionali, cognitivo – neutrergiche, mediante l’applicazione pratica delle proprie conoscenze per vivere in maniera matura ed equilibrata.

In merito all’area delle capacità legate al proprio dinamismo costruttivo, attraverso il perseverare in attività utili e gratificanti.

Rispetto all’area affettiva, attraverso rapporti produttivi, realizzati con amore.

E tutto questo, in pratica, cosa comporta?

La capacità di costruire con criterio, validi rapporti sociali, superando rancore, ostilità e meschini risentimenti. Valutando, inoltre il positivo ed il negativo, chiarendo eventuali disagi.

A queste condizioni, una buona autostima consente di sentirsi sicuri di sé, di considerarsi “solidi”, di sentirsi realizzati nel lavoro prescelto, di sentirsi integrati in maniera corretta nell’ambiente in cui si vive.

E io, come “vado”?

Verifichiamolo insieme. Da quando è iniziato il suo percorso analitico, ha notato dei cambiamenti in senso positivo?

Io avverto un benessere a livello psicofisico, un po’ più di pace con me stesso, una riduzione dei conflitti e anche una certa elasticità degli elaborati di pensiero.

Si, mi sono ammorbidito.

Quindi, anche se non le è completamente chiaro, l’apprezzamento positivo nei suoi confronti è maggiore, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Come si sviluppa l’autostima?

In molti modi: gliene elenco qualcuno e poi lo analizziamo:

 

  • applicandosi con serietà al proprio lavoro;

 

  • superando le fasi transitorie;

 

  • rendendosi conto della validità che, il proprio operato, rappresenta all’interno della Società in cui si vive;

 

  • migliorando se stessi, continuamente.

Cominciamo dal primo punto: Applicandosi con serietà al proprio lavoro.

Ciò presuppone che l’essere umano lavori con piacere, pertanto è importante fare un lavoro che soddisfi le proprie aspettative oppure cambiarlo nel tempo, costruendosene uno più adeguato. All’inizio può capitare di lavorare per la necessità di “sbarcare il lunario” poi, raggiunto l’appagamento di questa necessità, si può cominciare a pensare ad un’attività che consenta una realizzazione. Molte ore della giornata sono dedicate al lavoro, se queste ore si moltiplicano per i giorni, i mesi e gli anni, ci si rende conto che il meglio o, forse il più della nostra vita trascorre in questa occupazione. Da qui, l’importanza di rendersela piacevole!

Io mi sono impegnato con serietà, fino ad alienarmi, nel mio lavoro: ho fatto bene?

Cerchi nel dizionario che si trova davanti, il significato di serietà; se ciò porta a rischiare l’alienazione, allora va bene, altrimenti…

Allora, serio: Essere ponderato, responsabile…

…Ponderato nel senso di misurato perché molto riflettuto… e responsabile di qualcosa, che significa?

“Chi deve rispondere di qualcosa di cui è ritenuto l’autore o causa”; in alternativa, “che deve rendere conto degli incarichi ricevuti e delle conseguenze del proprio operato”.

In conclusione, adoperarsi con serietà al proprio lavoro significa mettersi in condizione di lavorare in modo adeguato, riflettendo molto e concretizzando un’azione globale che porti al miglior risultato possibile, tenendo conto che ci si ritiene responsabili dell’attività che si svolge… e di se stessi.

Il secondo aspetto da centrare per sviluppare l’autostima, consiste nel superare le fasi transitorie. Ne vogliamo parlare?

Come ho avuto modo di spiegare più volte (utile rileggere l’articolo “I bisogni degli esseri umani”, nella medesima sottosezione N.d.A.), sono momenti di vita che connotano un essere umano in una fase non ancora accettabilmente matura, che presentano delle condizioni notevolmente limitanti (identificazione, studio solo per obbligo sociale, competizione con gli altri ed ambizione scorretta, sesso senza amore, gregarietà, autoritarismo, ricerca di protezione e sicurezza in funzione di altri, autostima in funzione del giudizio altrui, etc.). siccome nessun essere umano contemporaneo può definirsi completamente libero da questi condizionamenti, il cammino da intraprendere consiste nell’emanciparsi da questi fardelli e procedere sempre più verso l’acquisizione degli standard da bisogni primari necessari allo sviluppo di un’identità matura (autoaffermazione, integrazione sociale nel rispetto della tutela della propria identità, autorevolezza, sicurezza ed autoconservazione, appagamento sessuale all’interno di un valido rapporto d’amore, programmazione ed autorganizzazione, riservatezza, garbo e cortesia, etc.).

In parole povere?

Acquisire la “Competenza generale di sé”.

E cioé?

Sviluppare il sentimento di morbidezza e conciliazione con se stessi, riuscendo ad andare verso gli altri.

Bene, andiamo al terzo punto: come si fa a riconoscere la validità di ciò che rappresenta il proprio operato all’interno del contesto in si vive? In definitiva, ognuno di noi è in grado di fare qualcosa di utile nella Società, a prescindere da un’attività specifica!

Questo è un discorso ampio: l’utilità di ciò che fai, la si può estrinsecare nel lavoro, nelle relazioni interpersonali e nella gestione del proprio tempo libero nell’utilità che tu puoi rappresentare.

Veramente?

Certo! Tutto va bene, dalla tua occupazione prevalente all’insegnamento che puoi trasmettere ai tuoi figli, o a quello che fai nei momenti in cui sei da solo con te stesso per riuscire a migliorarti ed essere d’esempio per chi sta attorno, affinché ti possa usare come parametro di riferimento. In questo modo, migliorerai le tue capacità globali per essere più saggio e sempre più utile ad una evoluzione sociale…

In che modo?

Come emittente di messaggi ordinanti e maturi, perché prodotti da un’interiorità ordinata e matura, in grado di produrre un effetto a catena.

Non ho capito, mi sta dando del tu?

È un “tu” generico.

Ah, va bene!

Tutto quello che ho detto, aumenta la sua autostima.

Ed ora, occupiamoci del quarto punto: adoperarsi in una competizione positiva con se stessi, per migliorarsi continuamente. Ahè, è una parola!

Perché?

Perché io ho pensato alle competizioni come una gara sugli altri!

E non può essere vista diversamente?

In che modo?

Scusi, cosa riportano i dizionari, per definire il termine competizione?

“Evento limitato nel tempo, sottoposto a regole (uguali per tutti),in cui si concorre per ottenere qualcosa”.

Bene, l’evento limitato nel tempo è la sua vita che ha, come regole, le Leggi di Natura. L’obiettivo per cui si concorre, è quello di migliorarsi per dare un senso alla sua esistenza e lasciare una traccia utile a far crescere gli altri.

Effettivamente…

Attento ai pregiudizi.

Va bene. Comunque, qui c’è scritto che l’autostima prevede la capacità sviluppata di saper proteggere se stessi in modo corretto…

Proteggersi, significa mettersi al riparo. Da quello che so, lei non si è mai messo al riparo. Lei si è difeso aggredendo. Proteggersi significa ridurre la carica aggressiva attuando flessibilità per diminuire gli scontri che fanno deviare dalla strada che conduce alla maturità.

Sento che c’è dell’altro da chiedere… magari ci ritorneremo su!

Sicuramente, ma, per intanto, le riassumo brevemente le vie per il raggiungimento dell’autostima.

 

  • Interne: lavorare per superare le fasi transitorie

 

  • Esterne: avere figure di riferimento che dimostrino disponibilità, accettazione, approvazione, incoraggiamento.

E soprattutto, ricordi che “La vita, senza una meta, è vagabondaggio” (Seneca)

Arrivederci.

Il presente lavoro è stato svolto con la collaborazione di Gianluca Ionà

Si , ringrazia, inoltre, Mariella Cipparrone, per il contributo offerto.

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