Da “cosa è la paura”, a “quante paure esistono”, imparando anche “come si affrontano” e “come si risolvono”: tutto quello che avreste voluto sapere sul mondo delle paure, spiegato da due medici psicoterapeuti.
PARTE I°
In questa sezione
- Cosa è la paura?
- Quando si produce la paura?
- Possiamo vivere senza paura?
- Un evento nuovo, può farci paura?
- La paura, ci accompagna tutta la vita?
- Quante paure esistono?
- La paura è un ostacolo?
- Come si dovrebbe procedere quando si avverte la sensazione di PAURA ?
Nella Società contemporanea, a seguito del crescente sviluppo tecnologico, sono aumentate le opportunità di acquisire maggiori conoscenze e di rivestire incarichi lavorativi impegnativi e qualificanti.
Tutto questo ha comportato un accrescimento delle proprie responsabilità e, di conseguenza, è aumentata la preoccupazione di sentirsi inadeguati rispetto alle attività quotidiane (impegni lavorativi vari, necessità di imparare ad usare i comuni elettrodomestici corredati di sofisticatissimi libretti di istruzioni): come risultato, molte paure ed insicurezze si sono aggiunte a quelle che hanno accompagnato i nostri predecessori.
È curioso osservare che diverse paure, il più delle volte, sono legate a dinamiche di vita conseguenti alla convinzione, da parte di alcuni, di essere “eterni” (ad esempio, l’ansia derivante dal rincorrere modelli “fantastici” di perfezione, etc.).
Analizziamo attentamente le seguenti riflessioni riguardanti la paura
Cosa è la paura ?
Uno stato di allarme generale in prossimità di un pericolo reale o presunto.
Si può estrinsecare attraverso:
- “la fuga” o “l’attacco” (quando coinvolge l’aggressività: negli “scontri” durante le dinamiche di vita quotidiana);
- la preoccupazione di perdere l’affetto di chi ci circonda o la manifestazione dell’odio (quando coinvolge l’affettività);
- la perdita della stima o della sicurezza interiore (quando coinvolge la parte della nostra personalità più “razionale”: determina forti dubbi sulle proprie “capacità mentali”).
Quando si produce la paura ?
Quando non si riesce ad avere la possibilità di capire quello che succede: << quando non ci si vede chiaro !>>
Un allevatore di api, ad esempio, conoscendo il comportamento di questi animali, non teme da loro nemmeno il contatto ravvicinato.
L’essere umano può vivere senza paura ?
NO, perché la paura “corretta” fa parte integrante della vita e costituisce una emozione umana che consente di salvaguardarsi e di fare esperienze “NON PERICOLOSE” (chi non ha paura, spesso rischia la vita senza rendersene conto!). Per capire meglio questa realtà, si può pensare ad una situazione rarissima, per cui alcuni esseri umani nascono e crescono senza avere la possibilità di provare dolore fisico; questo apparente “vantaggio”, si tramuta, in realtà, in una condanna a morte ! in una condizione di analgesia completa e costante (assenza di dolore, in permanenza, a qualunque condizione) non ci si può accorgere di eventuali lesioni o insulti di varia natura a carico del proprio organismo (febbre alta, fratture, ferite, infiammazioni, patologie che richiederebbero ricoveri urgenti, etc.): in simili circostanze la vita media, difficilmente supera i 15 anni !
Una condizione che ci cambi abitudini di vita, un “evento nuovo”, possono farci paura ?
Qualunque cambiamento, nella nostra vita, produce uno scombussolamento, sia a livello consapevole, che a livello inconsapevole.
L’abitudine, contraddistinta dal pensare o fare cose “consuete”, costituisce un’attività psicofisica a basso consumo di energia (le cose abitudinarie, infatti, si attuano con il minimo sforzo), e che non ci fa temere ostacoli.
Possiamo paragonare una condizione abitudinaria, alle acque tranquille di uno stagno: il cambiamento di un’abitudine, porta alla rottura di un equilibrio interno come se si fosse tirata una pietra nello stagno, determinando un turbamento della quiete.
Questo turbamento, perdurerà fino al momento in cui non si creerà un adattamento, che determinerà un equilibrio interno da cui risulterà la “produzione” di una nuova abitudine : infatti, dopo il turbamento iniziale dovuto al lancio del sasso, l’energia cinetica si scaricherà attraverso le onde prodotte e l’acqua dello stagno tornerà ad essere “tranquilla”.
Ogni novità, proprio perché rappresenta una cosa nuova, che non possiamo gestire (perché non la conosciamo), produce quella condizione di allarme chiamata paura : <<chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non quello che trova ! >>.
Ecco perché si può affermare che :
Si nasce nella paura à immaginiamo la condizione del nascituro, il quale passa da una situazione di tranquillo benessere (nell’utero materno) ad un periodo di “tumulto” che continuerà anche dopo il passaggio attraverso il canale del parto dal momento che, nascendo, dovrà affrontare moltissime novità (imparare a respirare, imparare a chiedere il cibo, affrontare gli sbalzi termici, etc.) ;
Si cresce e si vive “insieme” alla paura à per via di tutte le novità che la vita ci impone ;
Si aspetta la morte, nella paura à temiamo di soffrire durante il “trapasso” e non sappiamo cosa ci aspetta nell’aldilà.
La paura ci accompagna per tutta la vita ?
La paura termina nel momento in cui cessano i motivi di “allarme” che l’hanno prodotta, quando si ha chiarezza riguardo all’evento che ha determinato la paura stessa.
La paura è un sintomo !
- Si produce prima di ogni avvenimento nuovo o di ogni “prova” che mette a rischio la nostra credibilità (esami vari, etc.);
- Passa nel mentre si sta affrontando l’evento, o subito dopo (nel mentre si scopre se l’evento era positivo o negativo, la paura è già passata).
Quante paure esistono ?
Prima di rispondere a questa domanda, bisogna precisare che esistono paure corrette (conseguenti ad eventi reali) e paure frutto di fantasie, che sconfinano in condizioni nevrotiche : da un punto di vista tecnico, le prime si definiscono Sentimento di paura, le seconde prendono il nome di Complesso di paura o fobia ; entrambe sono tantissime.
La paura si vive come un di disagio e, a determinate condizioni, rappresenta un ostacolo.
Un ostacolo può essere visto come l’impedimento dell’appagamento di un bisogno o di un desiderio: la sofferenza che si determina prende il nome di frustrazione.
L’impedimento determinato dalla paura, a seconda dello sviluppo della propria identità, si può vivere come un muro:
- contro cui impattare e farsi male;
- di fronte al quale “rinunciare”;
- che si può affrontare, con l’aiuto degli altri;
- che si può aggirare per superarlo, da soli, senza eccessive difficoltà.
Solo l’ultima ipotesi rappresenta la condizione corretta: si valuta la difficoltà secondo la realtà corretta, senza ingigantire l’ostacolo, mostrando conciliazione verso se stessi; in questo modo si impara a migliorarsi, usando la mente nel modo migliore.
È necessario essere concilianti con se stessi, dal momento che la vita non si realizza quasi mai nel modo in cui si vorrebbe: non potendo escludere le avversità dal mondo esterno, si può solo imparare a viverle meglio, nel proprio mondo interno.
- Chiarire a se stessi cosa suscita paura
- Imparare ad affrontare gli ostacoli che inducono ad avere paura
Tutto ciò serve per liberare i propri elaborati di pensiero dai conflitti che, spesso, producono paure.
Abbiamo detto che la paura è un sintomo: COSA SIGNIFICA ?
Un sintomo, rappresenta la manifestazione di un problema, NON E’ IL PROBLEMA.
Facciamo un esempio che riguardi il nostro organismo: quando una persona avverte un mal di testa, dovrebbe scoprire i motivi di tale cefalea per potere attuare una terapia specifica; in questo caso, il mal di testa rappresenta il sintomo, le possibili cause (dallo stress, all’aumento pressorio, alla nevralgia, all’ischemia, etc.) costituiscono i motivi del problema.
Come si dovrebbe procedere quando si avverte la sensazione di PAURA
- Anzitutto bisogna osservare le cause che hanno prodotto l’allarme che determina la paura, per stabilire se sono motivazioni reali oppure no (Sentimento di paura oppure Complesso di Paura).
- Successivamente, dopo avere elaborato attentamente le possibili soluzioni, scegliere la strategia da adottare; Quando non si riesce a risolvere operando in questo modo, nel caso in cui la paura prodotta rappresenti un ostacolo “invalidante” oppure se si vuole vivere in assenza di condizionamenti negativi evidenti, si può provare a farsi aiutare da esperti.
PARTE II°
In questa sezione
- Come si affronta la paura di sbagliare ?
- Rapporto fra identità e paura
Una delle principali fonti di preoccupazione quotidiana è determinata dalla PAURA DI SBAGLIARE
COME POSSIAMO AGIRE PER LIBERARCI DA TALE FARDELLO ?
La risposta consiste nell’osservare una realtà umana incontrovertibile : la vita di ogni essere umano è costituita dall’alternarsi di successi e fallimenti.
Con il temine “successo” possiamo intendere, la fase conclusiva di un susseguirsi di eventi, avente esito positivo.
Il successo è determinato da accurate elaborazioni di pensiero (frutto di conoscenze adeguate rispetto al problema su cui si sta riflettendo) a seguito delle quali si promuovono le migliori soluzioni alle inevitabili difficoltà che si incontrano per il raggiungimento di ogni obiettivo.
In questo cammino verso il successo, è normale prevedere possibili fallimenti.
Il progresso della scienza e della Società civile d’altronde, prevede un cammino “per prove ed errori” : se non si sperimenta il nuovo, anche sbagliando, non si dà a se stessi la possibilità di migliorare !
Inoltre, dal momento che ognuno, in fin dei conti, “vive come può” condizionato dal mondo esterno (è assurdo pensare di evitare i coinvolgimenti emotivi) e non come vorrebbe, l’unica strada possibile per liberarsi dalla paura di sbagliare è quella di rendersi conto che è necessario adattarsi alla condizione di esseri umani ignoranti ma migliorabili
TUTTI SBAGLIAMO – OGNUNO HA IL DIRITTO DI POTER SBAGLIARE
<< So di poter sbagliare : questa è la mia forza !>> (Giovanni Russo)
Alla fine, ribelliamoci e sfidiamo questa paura !
QUALUNQUE COSA ACCADRA’ AVRA’ CONNOTATI MENO SOFFERENTI RISPETTO ALLA COSTRIZIONE DEL VIVERE SEMPRE NELLA PAURA.
Che rapporto esiste fra lo sviluppo della propria identità e la paura ?
Prima di rispondere a tale domanda, occorre un chiarimento sul termine identità
Per identità intendiamo la comunicazione continua e costante, consapevole ed inconsapevole, che ogni essere umano ha con se stesso : ogni manifestazione comportamentale, ogni sbalzo d’umore, ogni stato d’animo dipende da questo continuo dialogo con se stessi che, inoltre, consente un tratto di continuità fra presente e passato, del nostro mondo inconsapevole.
A queste condizioni, la nostra identità permette di riconoscerci ogni giorno (consapevolizzazione dell’io), adattandosi ai cambiamenti continui relativi alla nostra personalità psicofisica; ecco perché ci accorgiamo di essere cambiati, solo osservano una nostra vecchia fotografia oppure rileggendo nostre riflessioni che avevamo messo su carta, nel passato.
Si possono avere delle crisi relative alla propria identità, o per scombussolamenti dovuti a cambiamenti sostanziali della personalità, oppure per difficoltà di adattamento alle difficoltà della vita, dovute alla carenza di sviluppo dell’identità medesima.
La paura è inversamente proporzionale allo sviluppo della Identità e della propria autostima.
PARTE III°
In questa sezione
ESISTONO PAURE LEGATE AL RAPPORTO CON LA PROPRIA IDENTITA’ E PAURE LEGATE AL RAPPORTO CON IL PROPRIO MONDO ESTERNO?
A) Paure che coinvolgono l’Identità
- Invecchiare: è necessario preparare la propria vecchiaia programmandosi per tempo a costruirsi un sistema di vita che determini interessi durevoli e coinvolgenti.
- Andare in pensione: è necessario prepararsi (vedi il punto precedente).
- Possibilità di restare coinvolti in un conflitto bellico: evenienza non controllabile né prevedibile; ci si può solo adattare .
- Diventare invalidi per calamità: imponderabile (è necessario un pizzico di “sano” fatalismo).
- Diventare invalidi per incuria o incoscienza (incidenza): si “deve” prevenire mediante lo sviluppo di una corretta autoaffermazione.
- Diventare invalidi per malattia: si “può” prevenire agendo sui potenziali fattori psicosomatici di rischio.
- Possibilità che i figli lascino la casa genitoriale: è un fattore naturale, diventa necessario prepararsi per tempo.
- Difficoltà economiche : è corretto preventivare e premunirsi.
- Perdere una persona cara (morte / abbandono): pur essendo un fattore naturale, appartiene agli eventi imponderabili; diventa necessario adeguarsi alla nuova situazione producendo un adattamento corretto (che prevede la creazione di nuovi equilibri); un mancato adeguamento produce un adattamento forzato che, a distanza di tempo, può determinare gravi squilibri interiori.
- Morire: è un evento inevitabile; è necessario prepararsi attraverso l’acquisizione di apprendimenti corretti che evitino condizionamenti negativi; come disse un saggio: << il primo compromesso con la morte lo si fa nel momento in cui si viene al mondo, se non nasci non potrai morire! >>
- Cambiamenti vari: è necessario adeguarsi; non riuscire a farlo evidenzierebbe una rigidità di pensiero che renderebbe la vita molto difficile << Siamo noi a doverci adattare agli eventi della vita; non può accadere che sia il mondo esterno ad adattarsi a noi ! >>
- Solitudine: essendo la solitudine una realtà naturale che ci accompagna ogni giorno, diventa molto importante imparare a vivere “bene” il rapporto con se stessi per potere realizzare un corretto rapporto con il proprio mondo esterno, consapevolizzando quel senso del “relativo” che lo caratterizza.
<< Vivere secondo l’opinione
del mondo è facile.
Vivere nella solitudine
secondo se stessi, è facile.
Vivere in mazzo alla gente,
mantenendo l’indipendenza
della propria solitudine,
è difficile ma saggio >> (R. W. Emerson)
B) Paure che coinvolgono il rapporto con il mondo esterno per ciò che riguarda la necessità di prendere decisioni che possono essere anche sofferte.
- Tornare a scuola
- Cambiare lavoro
- Cambiare domicilio
- Cambiare partner
- Parlare in pubblico
- Etc.
La condizione più adeguata di porsi di fronte a queste difficoltà si determina migliorando le proprie capacità di riflessione ed utilizzando le indicazioni fornite nelle precedenti pagine.
Come possiamo affrontare e tentare di risolvere queste ed altre paure?
PARTE IV°
In questa sezione
- Come liberarsi dalle paure
Per potere procedere lungo il sentiero che porta verso un orizzonte sgombro di “nubi” psicologiche, è necessario classificare le paure in tre forme differenti aventi, ognuna, una propria soluzione:
Paure da eventi ineluttabili (conflitti bellici, catastrofi naturali, incidenti non dipendenti dalla propria volontà, etc.) à ci si può soltanto adattare (creando nuovi “equilibri”) alle mutate condizioni o subirle.
Paure da Fobie à in questo caso è necessario affrontare un percorso analitico dal momento che, molte fobie, vengono prodotte, a livello inconsapevole, per “proteggerci” da qualcosa che temiamo più della stessa fobia.
Paure da mancato raggiungimento di una adeguata maturazione.
Per superare queste paure, il discorso è molto articolato e diventa necessario affrontarlo in ogni dettaglio ponderando sui “rimedi” proposti di seguito.
- Consapevolizzare e distinguere tutte le carenze maturative per adoperarsi, successivamente ad imparare a superarle.
- Affrontare e debellare le “scuse” che si frappongono fra noi e la risoluzione del problema (<< Non ho tempo ! >> << Lo farò dopo! >> << Ho altro cui pensare ! >>) cercando di utilizzare i seguenti suggerimenti :
- imparare a camminare gradualmente (ogni cambiamento nelle proprie abitudini mentali richiede dei tempi “tecnici” necessari);
- imparare a rialzarsi dopo le cadute (non ci si può abbattere nel morale se si incontrano difficoltà nel cammino di trasformazione) ;
- prima di farsi travolgere dalla paura, mettersi alla prova nella realtà (<< Sono proprio sicuro di non essere in grado di fare quella determinata cosa ?>>) ;
- sostituire l’illusione che la soluzione dei propri problemi possa venire dal mondo esterno con la condizione di realtà in base alla quale ognuno, imparandolo, deve essere l’artefice della propria esistenza ;
- imparare a metabolizzare (ridimensionandole) le delusioni da frustrazione, in maniera da non vivere nella paura di soffrire per eventuali errori propri o di altri: EVVIVA LA LIBERTA’ DI PROVARE (esperienze non dannose!);
- considerare le paure come condizioni utili derivanti dal cambiamento (realizzato o da attuare) delle proprie abitudini: a queste condizioni le paure servono per affrontare “il nuovo” ed evitare di ristagnare in un “immobilismo” deleterio ;
- anziché preoccuparsi di calmare i sintomi prodotti dalla paura di agire (ansia, etc.), prepararsi ad affrontare l’evento che ha creato la paura: se ci si accorge di non essere pronti per affrontare l’evento che ci fa paura, è utile rimandare per analizzare la situazione ed affrontarla meglio; allontanando “l’agire” si allontanerà anche la paura ;
- trasformare la paura in piacevole attesa : se si deve parlare in pubblico (esami, relazioni di vario genere, etc.) si può “godere” del piacere di ripetere quello che deve comunicare; quando si ha chiarezza su quello che si deve dire, si sostituirà con una attesa piacevole e chiara, una sconosciuta paura oscura
la regola fondamentale per superare la paura è quella di mettere al posto del “buio” la chiarezza luminosa
- utilizzare messaggi scritti o mentali come mezzi di autosuggestione (senza prendersi in giro): << Calma >> – << So quello che devo fare, non ho motivo di essere preoccupato, ho il “diritto” di stare tranquillo ! >> – etc. ;
- ogni azione di lavoro che ci si propone di attuare va preparata bene e deve “darci” qualcosa che abbiamo preventivato: è utile scrivere quello che ci si aspetta di ottenere per poi confrontarlo con ciò che si è verificato nella realtà ;
- tutti abbiamo paura in molte manifestazioni della vita ! Nessuno osa dirlo agli altri e, a volte, nemmeno a se stesso, perché si teme la diminuzione della propria stima; se si deve parlare in pubblico è utile comunicare che si ha paura ( del pubblico, delle domande cui si teme di non sapere rispondere, della possibilità che gli argomenti trattati non risultino chiari, etc.); mostrando la propria umanità ed i propri limiti si esorcizzerà la paura liberandosi di molti fardelli che appesantirebbero il lavoro che ci si propone di fare; la motivazione di tale liberazione, risiede nell’avere consapevolizzato la paura sconfiggendo, in tal modo, una paura inconsapevole dovuta ad una inconscia, velleitaristica, supervalutazione di sé : questo determina la paura di sbagliare, L’ESSERE UMANO PERFETTO NON SBAGLIA MAI !
- per consapevolizzare la propria “evoluzione”, è necessario verificare se la reazione di fronte ad una paura nei confronti della quale si è “lavorato” psicologicamente, cambierà in positivo ;
- alla paura non ci si può abituare perché le variabili che la producono sono infinite ; si può avere superato esami, affrontato conferenze con esito positivo, etc., ma ogni nuova difficoltà (piccola o grande che sia) costringe a sperimentare una nuova manifestazione di paura, per realizzare un nuovo ADATTAMENTO alla vita; adattarsi significa cercare e trovare nuovi equilibri rispetto al variare di condizioni del mondo esterno che ci condizionano; ogni nuovo adattamento determina il superamento della condizione precedente, dal momento che si riesce a trovare un rimedio alle difficoltà prodotte dal mondo esterno ;
- ogni paura superata, aggiunge un mattone alla costruzione della propria maturazione, in una graduale e continua crescita : ricordiamoci di calibrare le difficoltà che intendiamo superare, in base allo sviluppo della nostra personalità, in quel momento, senza pretendere violentemente di risolvere tutto e subito ;
- le strutture, gli strumenti ed i mezzi della Personalità crescono parallelamente alle paure da affrontare, in funzione delle paure superate e degli arricchimenti che il loro superamento hanno determinato ;
- se la paura viene determinata da un ostacolo molto impegnativo, anziché fuggire è necessario studiare il sistema per trovare la soluzione, senza vittimismi : e se proprio non si riesce a risolvere, sarà bene rinunciare le sconfitte fanno parte dei limiti della nostra esistenza terrena.
- convivere con la paura senza avere provato ad affrontarla, equivale ad essere prigioniero delle sabbie mobili: la paura di non ottenere un obiettivo preventivato fa soffrire per il tempo necessario a verificare ciò che temevamo, convivere con quella paura può fare soffrire anche per degli anni;
- “la vita accade malgrado i nostri piani” ; noi esseri umani possiamo elaborare, trovare soluzioni, promuovere e decidere le azioni che riguardano tutte le dinamiche della IDENTITA’ ma quando si tratta di dinamiche riguardanti la relazione con gli altri esseri umani, le difficoltà diventano più impegnative perché non possiamo penetrare compiutamente i pensieri altrui.
Ti auguriamo ottime riflessioni e restiamo in attesa di tue eventuali domande e/o considerazioni in merito.
Giovanni Russo – Giorgio Marchese
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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