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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

In questa cinquantasettesima puntata, ci occuperemo degli aspetti psiconeurobiologici del Disturbo Borderline di Personalità

Ad ammalarsi non può essere l’anima: è il cervello. (Vittorino Andreoli)

Una delle possibili conseguenze legate alla presenza di traumi precoci durante la crescita (soprattutto nelle interazioni con i genitori o con altri caregiver) è quella di una costante ipervigilanza dell’ambiente nei confronti di eventuali presenze “pericolose”.

Studi su gruppi di persone vittime di traumi infantili ripetuti, hanno evidenziato alti livelli di ormone Adenocorticotropo – ACTH (che stimola la produzione di cortisolo) e cortisolo (ormone da stress, importante per la regolazione del metabolismo degli zuccheri, delle proteine e dei grassi, per la soppressione della risposta del sistema immunitario e nel mantenimento della pressione sanguigna)

Se torniamo alla valutazione psicodinamica, partendo da problemi durante la fase di separazione – individuazione, avremo la presenza di ansia nelle relazioni con gli altri (relazioni oggettuali), vissuti come fonte di pericolo.

E, questo, spiega l’aumento della quantità di ACTH e cortisolo in circolo.

Inoltre, attraverso ricerche e studi che hanno utilizzato la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) si è riscontrato un aumento dell’attività dell’Amigdala (struttura “emotiva” che aumenta il livello di vigilanza) per poter modulare la zona percettiva della corteccia cerebrale e tenere meglio sotto controllo l’ambiente.

Sempre attraverso studi simili, si è osservato che in soggetti borderline, la visione di volti genera sempre una iperattivazione della vigilanza e, volti senza particolari espressioni emotive, vengono vissuti negativamente alterando, in pratica, l’esame di realtà.

Ma, una simile condizione, rende più veloci nel riconoscere espressioni di paura.

In pratica, molti soggetti borderline, usano i sensi come se fossero autentici “Radar”. Infatti sono capaci di riconoscere trasformazioni emotive molto più velocemente dei soggetti cosiddetti “normali”.

Tutto ciò, grazie a una iperattivazione dell’Amigdala e dell’asse ipotalamo – Ipofisi – Surrene.

Da questo punto di vista, i soggetti borderline, potrebbero essere (nella vita professionale) delle ottime guardie del corpo, dal momento che sono fulminei nel decodificare ogni più piccola variazione facciale e, soprattutto, dello sguardo.

Il rischio consisterebbe, però, nel dare una valenza aggressiva e pericolosa anche a molte espressioni “neutre”.

Infatti, il problema non sarebbe nella percezione ma nell’interpretazione dell’espressione emotiva.

Sempre utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) si è notata una considerevole riduzione dell’ippocampo in soggetti borderline: se analizziamo la sua funzione (ruolo fondamentale nell’apprendimento, per la memoria “spaziale”, per quella a breve e a lungo termine e per l’orientamento) possiamo intuire le difficoltà di interpretazione delle infinite velocissime percezioni, soprattutto nel collegare eventi passati con la realtà del presente, per cui tutto resta solo e sempre un pericolo.

Altri studi su soggetti borderline con traumi infantili alle spalle, hanno portato a osservare una riduzione volumetrica lobo frontale della corteccia cerebrale (circuito di controllo inibitorio) che sarebbe fra i responsabili dell’iper reattività dell’amigdala.

Come si sta intuendo, il nostro cervello è un fenomenale strumento operativo in grado di effettuare controlli incrociati per mantenere una coerenza fra il messaggio della mente e quello che passa per i circuiti neurali.

Nel momento in cui, per ripetuti traumi subiti, dobbiamo fare i conti sia con un’Organizzazione di Personalità Borderline che con un Disturbo di Personalità Borderline, il cervello è in grado di modificare il funzionamento dei suoi comparti per adattarli ai “desiderata” della nostra Mente (o del nostro “IO”).

Ecco, quindi che, per esempio, “spegne” la funzione inibitoria della Corteccia Prefrontale ventromediale e diventa impossibile ritrovare la calma dopo che ci si è agitati.

Proprio come nei Borderline.

E, per quanto riguarda l’ansia di separazione e abbandono (tipiche del Borderline) studi specifici che si sono avvalsi della PET, hanno individuato disfunzioni della corteccia prefrontale, temporale e visiva.

In questo modo, qualsiasi condizione di separazione (anche temporanea) riattiva i ricordi di dolorose e importanti separazioni e perdite nell’età infantile.

Sempre attraverso queste possibilità di generare malfunzionamenti, è possibile spiegare il meccanismo di difesa della Scissione. Si è osservato, infatti, che individui con una storia di abusi alle spalle, utilizzano l’emisfero cerebrale sinistro nel ricordare eventi traumatici e quello destro per ricordi di eventi “neutri.

Nella “norma”, il funzionamento dei due emisferi è sempre bilanciato in egual misura. Come dire, per qualsiasi tipo di ricordo, si usano sempre i due emisferi contemporaneamente.

E, in ultimo, una breve considerazione a proposito dei tagli autoinflitti da alcuni soggetti con problemi “Borderline”.

Nel caso di ridotto rilascio di oppioidi endogeni (Endorfine, Encefaline, Dinorfine,  Endomorfine e piccole quantità di Morfina), si potrebbe avvertire il bisogno di autoinfliggersi tagli della pelle come paradossale forma di automedicazione, dal momento che, la lesione della cute, determina il rilascio di oppioidi endogeni.

Per concludere, un messaggio di tranquillizzazione verso chi teme di potere essere un Borderline solo perché ha subito traumi in età infantile.

Il disturbo Borderline di Personalità, infatti, ha una genesi multifattoriale

Secondo il prof. Gabbard, l’osservazione clinica e l’esperienza hanno portato a concludere che, per la manifestazione del disturbo devono concorrere almeno tre fattori:

  1. Ambiente familiare traumatico e caotico, che determina separazioni precoci, disaccordo emozionale con rifiuto e trascuratezza verso il bambino, i suoi sentimenti e i suoi bisogni;
  2. Risposta genetica (ed epigenetica, cioè il modo individuale di “utilizzare” le risorse del DNA) particolarmente critica e vulnerabile;
  3. Fattori scatenanti (eventi traumatici, separazioni, momenti di profonda solitudine, relazioni sentimentali “difficili”, etc.)

Nel vocabolario dello stupido, manca il termine perché. Non si percepisce il dubbio, non si ha un senso critico, non si mostra interesse per i temi della Società: semmai, li si strumentalizza a favore dei propri. (Vittorino Andreoli)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo della terapia del Disturbo Borderline di Personalità

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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