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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio

In questa cinquantaseiesima puntata, ci occuperemo della comprensione psicodinamica del disturbo Borderline di personalità

Quella della Personalità, non è una categoria statica, ma un modello complesso, indagato fin dagli albori dell’umanità e da una serie di teorie che cercano di rendere giustizia alle sue infinite sfumature. (Vittorio Lingiardi)

Partendo da questa riflessione del Prof. Vittorio Lingiardi, continuiamo il discorso iniziato nella precedente puntata ricordando che, le caratteristiche fondamentali dei soggetti borderline si esprimono in quattro aree:

  • quella dei rapporti interpersonali (tumultuosi, segnati dall’alternanza idealizzazione/svalutazione e dalla paura dell’abbandono);
  • quella degli affetti (dominati dalla rabbia e da un sentimento di vuoto e di noia);
  • quella del riconoscimento della propria identità (instabile e deficitario)
  • quella dell’impulsività (marcata)

Quindi, tipico del soggetto borderline è il sentimento cronico di vuoto e di noia, accompagnato da una confusa incertezza della propria identità (sessuale, sociale, professionale, etc.).

Queste dolorose sensazioni aumentano quando si è lasciati in balia di sé stessi (senza appoggio, consigli, suggerimenti) ed è per questo che si sviluppa il profondo disagio della solitudine e la ricerca quasi frenetica di relazioni (su cui riversare angosce e conflitti).

Aspetti Psicodinamici del Borderline Diversi sono i modelli interpretativi del disturbo borderline ma, un po’ tutti pongono l’attenzione su quello che accade al bambino durante le prime fasi della vita, in quello che viene chiamato “il periodo della “separazione e individuazione” fra i primi mesi e i due/tre  anni di età) durante il quale:

  • apprende il proprio schema corporeo;
  • esplora il mondo esterno;
  • distingue la madre e avverte angoscia quando non c’è (perché, ormai, si è “differenziato” da lei);
  • stabilirà una “giusta distanza” da questo fondamentale genitore (e si appiglierà a un oggetto transizionale per non avvertire l’angoscia della solitudine);
  • si riavvicinerà, capace di sopportare le attese e iniziando a sentirsi, interiormente, al sicuro percependo, finalmente, la propria identità.

Un’apertura di braccia, insomma, con cui “comprende” il mondo e lo riporta in sé, per poterlo correttamente “assaporare”.

Tutto ciò che, in questo periodo, crea un significativo disturbo (allontanamento della madre per vari motivi, lutti importanti, l’assenza della figura paterna, traumi disorganizzativi come violenza domestica, abusi etc.) può causare un grave impoverimento nello sviluppo del sentimento e della percezione di  sé, con il risultato di una confusione dell’identità, che rende vulnerabili agli eventi di separazione e incapaci di tollerare la solitudine e la lontananza dalle persone significative.

Un po’ come se, un passero che si apre alla vita iniziando a spiccare il volo, venisse fatto oggetto dei colpi di fucile di un cacciatore.

La paura provata (nel caso in cui si resti in vita) si trasforma in rabbia esplosiva, voglia di morire, confusione, bisogno di protezione (con la paura di non potersi fidare)…

Sono stanco capo. Stanco di andare sempre in giro solo come un passero nella pioggia. Stanco di non poter aver mai un amico con me che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Sono stanco soprattutto del male che gli uomini fanno ad altri uomini. Sono stanco di tutto il dolore che io sento e ascolto nel mondo ogni giorno, ce n’è troppo per me, è come avere pezzi di vetro conficcati in testa sempre, continuamente. Lo capisci questo? (Da “Il Miglio Verde”)

Fattori critici durante il delicato periodo di separazione e individuazione creerebbero una tale confusione conflittuale da rendere non possibile al bambino, integrare in un continuum, gli aspetti negativi e quelli positivi di sé e degli altri.

Quindi, ai momenti in cui il soggetto si sentirà buono e circondato da persone amorevoli, si alterneranno momenti nei quali si considererà privo di valore (da cui le crisi di identità, le sensazioni di vuoto e gli eventuali impulsi suicidari) e tenderà, anche, a vedere chi gli è vicino come cattivo e abbandonante (da cui i sentimenti di rabbia e di ostilità).

Ovviamente, sottoposto a simili pressioni emotive, anche l’adulto anagrafico, tenderà a regredire, emotivamente, a modalità di pensiero catastrofico e simil -psicotico.

Un simile tipo di funzionamento può spiegare, quindi, il ricorso a meccanismi di difesa primitivi quali la scissione dell’immagine di sé e dell’oggetto (cioè di come vive, dentro di sé, la figura di riferimento più importante che ha introiettato da piccolo), rapidi cicli di idealizzazione e svalutazione, onnipotenza, diniego e identificazione proiettiva.

Esempio di utilizzo dei meccanismi di difesa

Un prete cattolico di 41 anni ricoverato in un reparto di psichiatria per abuso su minori (bambini e bambine) viene trovato positivo alla sifilide. Messo al corrente di ciò, risponde candidamente:

“Non so come ciò sia possibile, io sono un prete illibato!”

Avendogli ricordato la condanna per abusi continuati su minori, il prete, con molta tranquillità controbatte:

“E che cosa si aspetta? Sono soltanto un essere umano!”

Questo tragico episodio, riportato nei testi del Prof. Gabbard, dimostra come nel soggetto  Borderline in questione siano presenti rappresentazioni  di sé molto contraddittorie come, ad esempio, la coesistenza di un prete illibato e di un pedofilo bisessuale e promiscuo. Inoltre, nella dinamica del dialogo, si evidenziano meccanismi di difesa come la negazione e la scissione (da prete illibato, passa a semplice essere umano capace di tutto).

Nelle variazioni che intervengono nell’arco della vita, dovrebbe mantenersi una sorta di accordo tra desideri e possibilità di realizzarli, una sintonia che riduce gli errori e  le frustrazioni. (Vittorino Andreoli)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo degli aspetti neurobiologici del Disturbo Borderline di Personalità

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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