Siamo stati tutti dei gridi perduti nella notte (Massimo Recalcati)
Cari Lettori, all’indomani dell’apparentemente inspiegabile gesto di Riccardo, il diciassettenne di Paderno Dugnano che, per sfuggire a un incubo interiore, ne ha creato un altro ancora più grande “cancellando” il proprio Fratello, la propria Mamma e il proprio papà, la tematica è pesante ed espone al rischio di inquadrare (magari con velo di retorica) Presente e Futuro come un tramonto senza più un alba da aspettare.
Ci sovviene il pensiero di Diderot (nel suo “sogno di D’Alambert”) e concludiamo che ogni forma ha la felicità e l’infelicità che le è propria. Dall’elefante alla pulce, fino alla molecola sensibile e vivente (origine “strutturata” di tutto), non c’è punto dell’intera Natura che non soffra o non goda.
Allora, cari Lettori, forse ci sono cose alle quali non dobbiamo abituarci.
Noi, per esempio, non ci abitueremo mai alla rassegnazione, alla fatalità, al dolore, alla sofferenza.
Non ci abitueremo mai a leggere, sui giornali, della morte, di una vita interrotta, della paura di viverla, della solitudine in mezzo a una moltitudine “di niente”.
In ogni rapporto umano, la cosa più importante è parlare.
Ma, le persone, non lo fanno più: vinte da una sorta di “autismo di ritorno”, non riescono più a sedersi per raccontare e ascoltare gli altri. Anche se ne hanno un tremendo bisogno.
Si va a teatro, al cinema, si guarda la televisione, si ascolta la radio, si leggono i libri, si resta per ore incollati allo schermo di uno smartphone ma non si conversa mai.
Forse, come ci spiega Paolo Coelho, “se vogliamo provare a cambiare il mondo, dobbiamo tornare al tempo in cui i guerrieri si riunivano intorno a un falò e raccontavano le loro storie”.
Il prof. Vittorio Lingiardi invita, sul suo intervento de “La Repubblica” di giovedì 5 settembre, ad imparare ad ascoltare il “silenzio” dei propri figli.
Per poterli salvare
il significato profondo del Micelio.
Mycelium, o micorrysis, è la parte vegetativa del fungo, capace di espandersi sottoterra per creare reti di connessione. È in grado, anche captando le condizioni atmosferiche, di informare le radici delle piante su come creare un “rapporto di collaborazione” nel nutrirsi e rifornirsi di acqua.
Ma c’è di più
Quando un albero della foresta viene abbattuto (da un fortunale o dalla mano dell’uomo), questa “rete” informa gli altri alberi che, uno di loro, sta morendo.
In questo modo ogni pianta, attraverso la rete del micelio, invia tutte le risorse possibili per provare a salvare ciò che resta di quel tronco in difficoltà.
Perché, quell’albero, fa parte della “Famiglia”.
Il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non ti rendi conto che qualsiasi idiota può vivere così e che la maggior parte lo fa? (Charles Bukowski)
Famiglia è un termine che, nell’antichità, indicava l’insieme degli schiavi e dei servi, viventi sotto uno stesso tetto. Solo successivamente, ha acquisito il significato di gruppo sociale caratterizzato dalla cooperazione per il raggiungimento di obiettivi condivisi.
Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite. Di rado gli appartenenti ad una famiglia crescono sotto lo stesso tetto. (Richard Bach)
Come ci ha spiegato il Poeta Sergio Bambaren, nel “metter su casa” la parte difficile è costruire una “casa del cuore”.
Un posto, cioè, non soltanto per dormire ma, anche e soprattutto, per sognare. Un posto dove veder crescere una Famiglia con amore, per aiutarsi come fa il Micelio e vivere il passaggio delle Stagioni, sapendo di volersi bene.
Un posto dove si viene rispettati e amati ma non temuti.
“O’hana”, in lingua hawaiana, significa posto in cui nessuno viene abbandonato o dimenticato. Famiglia, appunto.
Origins è il titolo del libro, uscito nel 2007, che racconta come abitudini e comportamenti dipendano in gran parte dalle abitudini della madre (e dell’ambiante in lei stessa vive) nei nove mesi di gravidanza. L’autrice della pubblicazione che supporta questa tesi, è Annie Murphy Paul, mamma che ha passato nove mesi della sua gravidanza a intervistare medici e scienziati.
In base a quello che ci spiega anche l’epigenetica, perfino determinati comportamenti antisociali potrebbero venire da emozioni vissute in epoca precoce.
La psicodinamica parla di “traumi disorganizzativi”
Nel suo libro, Annie Murphy Paul racconta di Charles Gaston, condannato per omicidio in California, i giudici hanno sospeso la pena di morte quando i suoi avvocati sono riusciti a dimostrare che la madre beveva e che era ubriaca perfino il giorno del parto.
Il pensiero positivo si impara dai genitori
Che il “pensare positivo” sia di aiuto a sentirsi meglio lo capiscono già i bambini della scuola materna (o dell’infanzia). E, questo, può non stupire.
Ciò che è meno ovvio è che, a dettare la capacità del bambino di assumere un atteggiamento positivo anche nelle situazioni difficili sia, più che la sua indole, l’atteggiamento verso la vita e la disposizione di pensare positivo dei suoi genitori.
La lezione di John Bowlby sulla “teoria dell’attaccamento” è stata magistralmente convalidata da uno studio condotto da ricercatori della Jacksonville University e dell’Università della California a Davis, che lo illustrano in un articolo pubblicato su “Child Development”.
Già prima dei 5 anni, i bambini capiscono che le persone si sentono meglio dopo aver avuto pensieri positivi che non dopo aver avuto pensieri negativi e dimostrano, inoltre, di comprendere l’importanza di avere pensieri positivi in situazioni ambigue: una comprensione, quest’ultima, che diventa più profonda con l’aumentare dell’età.
I bambini mostrano invece una maggiore difficoltà a comprendere come, il pensiero positivo, possa risollevare l’animo di qualcuno che sia coinvolto in situazioni negative, come per esempio cadere e farsi male.
In queste situazioni, il livello di ottimismo e di speranza del bambino ha un ruolo significativo nella capacità di comprendere il potere del pensiero positivo ma, decisamente fondamentale, è l’atteggiamento dei genitori.
Oltre all’età, il più forte predittore della comprensione da parte dei bambini dei benefici del pensiero positivo, non è il livello di speranza e di ottimismo del bambino stesso, ma quello dei suoi genitori (Christi Bamford – Jacksonville University)
Cari Lettori, partendo dal presupposto che il primo nucleo organizzato di aggregazione sociale, è quello composto da genitori e figli, possiamo concludere che, la Famiglia, rappresenta il pilastro fondamentale su cui poggia l’intera organizzazione umana.
Infatti, un nucleo composto da genitori maturi, è in grado di offrire opportunità liberanti e coraggio nell’affrontare situazioni difficili, per evitare l’instaurarsi di comportamenti caratterizzati da dipendenza psicologica negativa.
Per capire la psicologia di genitori e figli, è necessario “collocarli” nel tempo storico e nell’ambiente sociale in cui si trovano a vivere.
Il ruolo del genitore è in relazione ad uno stato giuridico, la sua competenza consiste nel saper assolvere, in maniera corretta, il ruolo ricoperto.
Molti genitori hanno difficoltà a trasmettere adeguatamente il contenuto delle proprie emozioni affettive, con parole o gesti.
Questa situazione risente del vecchio concetto di famiglia in cui ogni rapporto era rappresentato dallo “scontro” fra due monologhi: uno, fatto di rimproveri col dito puntato (ricatti, punizioni, divieti esagerati, etc.); l’altro, costituito da bugie e difese pseudoprotettive.
Il seguente ordine costituito, esprimeva il fallimento del genitore “educatore”.
La domanda di padre che oggi attraversa il disagio della giovinezza non è una domanda di potere e di disciplina, ma di testimonianza. (Massimo Recalcati)
Nella Società contemporanea, diventa sempre più evidente la necessità di imparare a far fronte, in maniera autorevole, alle esigenze pressanti dei propri figli, in termini di solidità interiore: questo implica la necessità di modificare i modelli genitoriali.
La famiglia, oramai, tende ad avviarsi verso un processo di evoluzione che è pari alla modificazione maturativa dei singoli componenti.
Il raggiungimento dello sviluppo dell’identità del figlio, è in diretto rapporto allo sviluppo dell’identità dei genitori.
La famiglia è una rete comunicativa, fatta di relazioni ed interazioni. Sul modello del Micelio
Il comportamento umano si apprende e si sviluppa nel contesto familiare perché, come ci insegna la cibernetica, “ogni essere umano è compreso in sistema che lo comprende”.
All’analisi di quest’ottica “circolare”, l’ambiente (e, soprattutto, come lo si è capaci di viverlo) può determinare i cambiamenti nella Famiglia.
La famiglia, in quanto unità organizzata, si migliora in maniera direttamente proporzionale all’evoluzione dei suoi componenti ed in funzione di quanto si abbandonano le distorte strategie utilizzate per la soluzione dei problemi.
A queste condizioni, il “gruppo Famiglia” può crescere e funzionare in modo nuovo, con la creazione di proficue sinergie operative, evitando disfunzioni determinate dal perpetrare comportamenti umilianti, incoerenti e contrastanti.
L’immagine di noi stessi non è affatto l’immagine che ci restituisce lo specchio, ma quella che ci rimanda il corpo sociale, le persone che amiamo, che stimiamo, quelle che ci riconoscono un valore; lo specchio che conta è lo specchio che ci restituisce la dignità del nostro essere uomini. (Massimo Recalcati)
Quindi, riprendendo il concetto di Massimo Recalcati, è un po’ come dire che la domanda di “Madre” e di “Padre” non è la ricerca di modelli ideali, di dogmi, di eroi leggendari e invincibili, di gerarchie immodificabili, di un’autorità meramente repressiva e disciplinare, ma di scelte che aiutino a capire in che modo riuscire a stare al mondo, con il giusto senso di responsabilità
Cari Lettori, ciascuno di noi è empaticamente legato da un tratto, da un percorso, da un tramonto che torni ad essere un’Alba. Con la speranza di avervi proposto un’utile passeggiata di riflessione, vorremmo salutarvi con l’augurio (e la convinzione) di riuscire a scrivere tutte le migliori pagine che ancora vi attendono. Perché, il meglio, deve ancora venire.
La foto di famiglia (da “La Famiglia” – di Ettore Scola)
Questo è il giorno del mio battesimo, festeggiato nella casa del nuovo quartiere Prati, appena acquistata, a riscatto, da mio nonno.
Tra vent’anni, sarà nostra.
Nel gruppo in posa per la fotografia di rito, mio nonno è quello seduto in poltrona e, io, sono quello infilato nel porta enfant.
Mi tiene precariamente fra le braccia, la piccola Adelina, nipote della nostra domestica Nunzia, che si intravede nel fondo, sulla destra.
E così, ho compiuto 80 anni!
Sono molti? Sono pochi?
Pare che sia l’età più bella
“Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace; il rifugio non soltanto dal torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia.” (John Ruskin)
Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo
Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”
Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto per l’affettuosa disponibilità