Che compagno di banco era Gino Strada?
Credo che me l’abbiano messo vicino perché io avevo fama di ragazzo con la testa a posto e lui di uno scapestrato. In realtà già allora era un ragazzo brillante, estroso, gran trascinatore, come poi ha avuto modo di dimostrare. L’idea che io dovessi vegliare su Gino ce l’aveva anche sua madre, donna dolcissima che per tutta la vita mi ha sempre detto: “mi raccomando, il mio Gino!” (Roberto Satolli – Collega e compagno di banco di Gino Strada)
Luigi Strada, universalmente conosciuto come “Gino”, (medico, chirurgo, attivista, filantropo, musicista, scrittore e fondatore, assieme alla moglie Teresa Sarti, dell’ONG italiana Emergency) nasce a Sesto San Giovanni il 21 aprile 1948.
Muovendo i primi passi in un comune operaio della cintura milanese e crescendo in un ambiente cattolico sensibile alla realtà sociale che si ispira alle idee del Concilio Vaticano II, non poteva non avere una visione “alternativa” della Religione avendo come buon amico don Andrea Gallo, prete di strada.
Non sento alcun bisogno della Religione. Penso che il significato delle cose stia nelle cose stesse, non al di fuori o al di sopra. (Gino Strada)
Consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano nel 1978 (all’età di trent’anni) e si specializza in Chirurgia d’urgenza.
Ottiene l’assunzione presso l’ospedale di Rho e si getta a capofitto dapprima nel campo del trapianto di cuore e, successivamente, nel mondo della chirurgia traumatologica e la cura delle vittime di guerra.
Negli anni ’90 si specializza in Chirurgia cardiopolmonare, lavorando negli Stati Uniti presso le Università di Stanford e di Pittsburgh , nel regno Unito all’Harefield Hospital e a Città del Capo (Sudafrica), presso il Groote Schuur Hospital (famoso per essere stato l’ospedale del primo trapianto di cuore di Christian Barnard)
Fra il 1989 e il 1994 lavora con il Comitato internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto: (Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Angola, Somalia e Bosnia-Erzegovina).
A Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano, ho incontrato per la prima volta le vittime delle mine antiuomo. Ho operato molti bambini feriti dalle cosiddette “mine giocattolo”: piccoli pappagalli verdi di plastica grandi come un pacchetto di sigarette. Sparse nei campi, queste armi aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un po’, fino a quando esplodono: una o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza braccia e ciechi. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e l’aver visto tali atrocità mi ha cambiato la vita. (Gino Strada)
Grazie a questa esperienza sul campo, il “nostro” Gino insieme alla prima moglie Teresa Sarti (prematuramente scomparsa) e a un gruppo di colleghi decide di fondare Emergency, un’associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo che, dalla sua fondazione nel 1994 alla fine del 2021, ha fornito assistenza gratuita a oltre 10 milioni di pazienti in 16 paesi nel mondo.
Cosa ho fatto di male? – mi ha chiesto una volta un ragazzo somalo appena approdato in Sicilia. Non sono stato in grado di dargli una risposta. (Gino Strada)
Cari Lettori, come si diventa Gino Strada?
Facile rispondere: “Ci si nasce”
Ma che vuol dire?
Qualcuno ha detto, di lui, che possedeva un “magnetismo animale”, avendo il potere di trascinare gli altri.
Eppure, da giovane, come componente del movimento studentesco (a Milano, negli anni ’70), qualcuno lo ricorda come leader ( soprannominato Katanga) del gruppo Lenin , caratterizzato dall’utilizzo della Hazet 36, una chiave inglese (lunga quasi mezzo metro e dal peso di quasi 4 kilogrammi) largamente impiegata nel comparto metalmeccanico e divenuta simbolo delle mobilitazioni operaie e studentesche promosse dalle organizzazioni della sinistra extraparlamentare nel decennio “caldo”, iniziato nel 1968.
Eppure…
Come ci spiega l’esperienza (e anche i testi specialistici), quest’uomo “inquieto” è riuscito a incanalare tutta la rabbia in una sorta di sublimazione con cui ha creato nuove frontiere di aiuto aborrendo la guerra che, probabilmente, viveva come un terribile “alter ego” interiore da utilizzare come si usa l’energia nucleare per produrre beni e servizi.
Ho visto, ovunque, la stessa schifezza, il macello di esseri umani. Ho visto la brutalità e la violenza, il godimento nell’uccidere un nemico indifeso. (Gino Strada)
Il suo modello di azione è stato contraddistinto dallo scegliere, di volta in volta, una direzione dove potesse davvero incidere, con determinazione e concretezza.
Alla costante ricerca di migliorare sé stesso, è stato fermamente convinto che la pace non fosse un’utopia e, con la mentalità del chirurgo, ha impresso lo stile “del fare” e di salvare il salvabile.
Con una tale irruenza da non potere essere più compatibile con il modello di Sanità del nostro Paese.
“La Sanità italiana era tra le migliori ma, adesso, è in crisi per colpa della politica che ha inserito il profitto. Gli ospedali sono diventati delle aziende. Oggi il medico viene rimborsato a prestazione, che è una follia razionale, scientifica ed etica. Lo si mette in condizioni di dover fare più prestazioni perché così guadagna e, quindi, si inventano nuove malattie e cure, oppure si fanno interventi chirurgici inutili. L’obiettivo non è più la salute ma il fatturato. Il profitto va abolito dalla Sanità perché, abolendolo e rendendo una sanità gratuita a tutti coloro che sono sul territorio italiano, si avrebbero 30 miliardi di euro da investire ogni anno.” (Gino Strada)
E, grazie anche al buon senso della moglie Teresa Sarti, si può dire che, in Afghanistan, Emergency abbia creato una sorta di sistema sanitario parallelo, fondamentale per la popolazione locale.
Allo stesso modo, in Cambogia, con il centro di cura e riabilitazione delle vittime delle mine di Battanbang.
Cari Lettori, il meglio di sé (e di Emergency) probabilmente lo ha espresso in Sierra Leone alle prese con l’epidemia di Ebola nel 2014 con la creazione di una struttura di rianimazione che non aveva niente da invidiare a quella dei migliori Istituti al mondo.
Al momento dello scoppio dell’epidemia, Emergency era già in Sierra Leone da 15 anni. E, mentre gli ”altri” sono arrivati all’ultimo minuto e non sono stati bene accolti dai locali (perché c’era la convinzione che fossero stati gli occidentali ad aver portato l’infezione), con Emergency non ci sono mai stati problemi.
La sua credibilità e quella di Emergency è stata tale da renderlo bene accetto da ogni Regime (dal Sudan dei Dittatori all’Afghanistan dei Talebani)
Ma, cari Lettori, oltre che come chirurgo, Gino Strada ha trasfuso la sua “anima laica” anche come scrittore. Di particolare rilievo, “Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra” e “Buskashì. Viaggio dentro la guerra”.
Qualche riconoscimento ottenuto…
Nel 2001 è vincitore del premio Colombe d’Oro per la Pace, assegnato annualmente dall’Archivio disarmo a una personalità distintasi in campo internazionale.
Dal 2002 diventa cittadino onorario della città di Empoli, in Toscana e, dal 2003, anche della città di Montebelluna, in Veneto.
Nel 2004 l’Università degli Studi della Basilicata gli ha conferito una laurea honoris causa in Ingegneria per l’ambiente e il territorio.
Il 13 aprile 2013 viene eletto tra i dieci possibili candidati alla Presidenza della Repubblica alle cosiddette “quirinarie” del Movimento 5 Stelle.
Nel 2015 ha ricevuto il “Right Livelihood Award” per la sua grande umanità e la sua capacità di fornire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra”.
In suo onore è stato intitolato l’asteroide 248908 Ginostrada.
Il 3 febbraio 2017 a Seul ha ricevuto il riconoscimento del SunHak Peace Prize, un premio per la pace istituito nel 2015
L’uomo Gino Strada. Gli Eroi non hanno un buon odore (forse)
“A casa mia, a Milano, fino a ore tarde. Carlo Garbagnati, una ventina d’amici, non tanti medici (erano scettici). E la mia adorata Teresa, che sarebbe diventata insostituibile. Ci fu una cena al Tempio d’Oro, in viale Monza. Raccogliemmo 12 milioni di lire ma volevamo cominciare dal genocidio in Ruanda e non bastavano. Ne servivano 250. Io dissi: beh, ragazzi, firmiamo 10 milioni di cambiali a testa… Per fortuna venni invitato da Costanzo e, puf, la tv è questa cosa qui: in un paio di mesi, arrivarono 850 milioni. Gente che mi suonava al campanello di casa, ricordo una busta con dentro duemila lire spillate”.
Chi lo ha conosciuto bene dichiara che, in privato, Gino era esattamente come appariva in pubblico. Veemente passionale, talvolta anche duro e sarcastico: il contrario del tipo politically correct.
Anni fa gli avevo chiesto se in ospedale in Afghanistan impiegavano locali, lui aveva risposto “sì, quelli a pelo lungo”. (Roberto Satolli – Collega e compagno di banco di Gino Strada)
“Sfortunato, quel popolo che ha bisogno di Eroi”. Se partiamo da questa riflessione di Bertold Brecht non possiamo che voltare lo sguardo sui versi di Nietzsche (già proposti in altro editoriale)che descrivono l’uomo alla stregua dell’albero:
“Succede, dell’uomo, quel che dell’albero: quanto più egli tende all’alto, alla luce, con tanto maggior forza le sue radici tendono verso la terra, in giù, nell’oscurità, nella profondità, nel male”.
Chi sia mai stato Gino Strada ce lo lascia intuire lui stesso nel dolore provato (e raccontato) in un particolare momento della sua vita.
Un cecchino di Sarajevo si lascia intervistare in una stanza quasi buia. Mi sembra incredibile: è una donna. Una donna che spara a un bambino di sei anni? Perché?
“Tra vent’anni ne avrebbe avuti ventisei”, è la risposta che l’interprete traduce. Il freddo diventa più intenso, fa freddo dentro. L’intervista finisce lì, non c’è altra domanda possibile.
Probabilmente lo stesso “freddo” che sfibra il suo cuore impavido e lo ferma a Honfleur, in Francia, all’età di 73 anni, il 13 agosto 2021.
Cari Lettori, l’Italia, per la sua posizione geografica, è al centro del Mediterraneo ed è, al tempo stesso, una nazione con un disperato bisogno di ospitare nuove energie per affrontare i problemi di un futuro caratterizzato dal declino demografico e dei principali valori etici e morali.
Vorremmo salutarvi, quindi, con un video girato su una delle navi di Emergency su cui, Daniele Silvestri, trasmette in musica riflessioni significative. Nel segno di Gino Strada
Le Navi
Si salpino le navi, si levino le ancore e si gonfino le vele;
verrano giorni limpidi e dobbiamo approfittare di questi venti gelidi
del grecale e del maestrale,
lasciamo che ci spingano al di là di questo mare,
non c’è più niente per cui piangere e tornare.
Si perdano i rumori, presto si allontanino i ricordi e questi odori,
verranno giorni vergini e comunque giorni nuovi,
ci inventeremo regole e ci sceglieremo i nomi
e certo ci ritroveremo a fare vecchi errori,
solo per scoprire di essere migliori.
Mentre tu, intanto nel tempo che resta, sei già qui accanto e già molto diversa
e bellissima: sei bellissima.
“Una promessa è un impegno, è il mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie” (Gino Strada)
Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo
Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”
Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto per l’affettuosa collaborazione