Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.
Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.
In questa quarantesima puntata, ci occuperemo dei principi di base del transfert
Quanto allo psicoanalista, egli sa bene di lavorare con forze altamente esplosive e di dover procedere con le stesse cautele e la stessa coscienziosità del chimico. Ma quando mai si è interdetto al chimico l’uso delle sostanze esplosive che gli sono necessarie per l’opera sua, a cagione della loro pericolosità? (S. Freud, Osservazioni sull’amore di transfert, 1914)
Partendo da questa significativa affermazione, possiamo intuire le difficoltà e i problemi che nascono dall’incontro di mondi diversi.
E se, simili difficoltà (e “rischi”) si riproponessero ogni qualvolta che due persone (amiche, legate sentimentalmente, estranee, semplici conoscenti, etc.) provassero a interfacciarsi?
L’approccio con l’altro, inevitabilmente, richiama contenuti emotivi che ci riportano molto indietro nel tempo; a quando, giusto per intenderci, abbiamo imparato a prendere le misure col mondo (grazie all’esperienza delle relazioni oggettuali), abbiamo capito se potevamo fidarci delle persone in cui credevamo (attraverso la creazione dei diversi “stili di attaccamento”) e abbiamo inconsapevolmente attivato il pacchetto software del nostro sistema operativo psicologico (mediante la costruzione dei “Modelli Operativi Interni“).
In buona sostanza, la comunicazione intersoggettiva, come sostiene lo psichiatra Otto Kernberg, è indispensabile per lo sviluppo della nostra psiche.
Quindi, anche durante i “legami di comunicazione” (fra amici, partner, colleghi di lavoro, genitori e figli, etc.) si creano dinamiche non molto dissimili a ciò che accade all’interno di un setting analitico.
La comunicazione realizza un processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco, che avviene in un determinato contesto (P. Watzlawick)
A differenza di ciò che accade durante un incontro di analisi personale basata sul transfert (quindi, prevalentemente, “psicoanalitica – psicodinamica”) in cui c’è un meccanismo di transfert dall’analizzato verso l’analista (e di controtransfert dall’analista verso l’analizzato), in un qualsiasi altro rapporto dialogico, i meccanismi (e i ruoli) possono alternarsi: questo, rende più problematica la dinamica comunicativa.
Per tale motivo, tornerà utile acquisire una conoscenza di base sia del transfert che del controtransfert.
Per intanto, iniziando col Transfert..
Possiamo affermare che è stata una delle più significative intuizioni di Sigmund Freud e, ovviamente, ha costituito il pilastro del trattamento psicoanalitico e psicodinamico più in generale.
Definizione
Processo psichico che consiste nell’unire il passato con il presente, mediante un “falso nesso” (cioè una identificazione proiettiva in grado di distorcere la realtà) che sovrappone una figura importante del passato (l’oggetto originario) a un riferimento contemporaneo (l’analista o, comunque, nella vita di tutti i giorni, l’interlocutore significativo).
Quanto espresso, si traduce nel trasferimento sulla figura del terapeuta di impulsi, vissuti e sentimenti che appartengono a relazioni significative del passato.
Secondo Freud, il transfert, che si presenta come una ristampa di relazioni del passato, produce una traslazione identificativa e proiettiva sull’altro con cui si sta creando una relazione emotiva importante.
In pratica, l’analizzato cerca di proteggersi dal riemergere del materiale mnemonico “rimosso”, attraverso il transfert sul terapeuta.
Mentre, in un trattamento di analisi personale il terapeuta sa (o dovrebbe sapere cosa fare), nelle dinamiche di tutti i giorni si creano scoppi conflittuali più o meno violenti.
il transfert, quindi, come sostengono i grandi autori della psicodinamica, si caratterizza per una duplice natura, in quanto rappresenta il più grande ostacolo per il trattamento e, al tempo stesso, il suo miglior alleato, se si riesce a tradurne il senso.
Questo apparente paradosso, viene chiarito attraverso l’individuazione di due tipi fondamentali di transfert:
- il transfert positivo (sublimato/irreprensibile), alleato del processo di risoluzione
- il transfert negativo (erotico), induttore di “resistenza” al cambiamento
Inutile e Illusorio, pensare di poter avere noi stessi come referenti, come unici interlocutori e termini di confronto. La vita dovrebbe fondarsi sulla constatazione che, in questo mondo, siamo soli e che, per vivere, abbiamo bisogno degli altri. (Aldo Carotenuto)
il cammino nel mondo delle dinamiche del transfert è lungo e complesso. Per quest’oggi, possiamo fermarci qua.
Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale parleremo delle “conseguenze del transfert”
Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
Pagina personale
Canale youtube: