Immagino di dirti addio, con gli occhi bassi, tristi e cerchiati di rabbia, pensando a quanto veloce è stato il tempo del nostro segreto.
Ti vedo in mezzo ad altra gente, perché il mio addio non è un canto intimo e solitario, no. E’ un urlo feroce e pubblico che ti deve costringere alla stasi, per non farti scoprire, per non affermare che è a te che dico addio.
Addio mio mentore prezioso. Avrò la forza di camminare solitaria per le vie del mio unico sapere? Mi hai portata sulle vertiginose alture del pensiero più profondo, e mi hai lasciata li, a ritrovar da sola la strada del ritorno.
Mi tormento nelle mie stupide malinconie, ricordando tutti gli attimi che la mia imperfetta memoria mi riporta. E non ne posso fare a meno.
Addio mio pezzo d’anima. Mio cuore, mia spina dorsale, mia pelle ormai perduta. Io non ti odierò mai per il tuo abbandono. Ma non potrò mai fare a meno di tormentare il tempo del mio riposo, con il sogno della tua voce nel mio pensiero.
“Piccola mia”, un giorno mi hai detto.
La tua piccola è ora qui, che tenta zoppicando il cammino e con gli occhi ormai annebbiati dalle confuse lacrime. Per me ormai piango, perché sono costretta a crescere senza la mia guida. Mi hai partorita adulta e abbandonata presto. Orfana di te mi incammino verso questo mondo. Ti rincontrerò un giorno. Lo so.
E con serenità ti tenderò le mani, grata per avermi fatta crescere ancora un po’.
Giacomina Durante (30 Dicembre 2017)