Questa è la quinta puntata del percorso fatto di ricordi, sensazioni, riflessioni, stati d’animo di chi ha trascorso gran parte della propria vita accanto a un genio ribelle (e incompreso) del mondo della psicoterapia: Giovanni Russo
Roma 06/03/2023
Le lezioni di Giovanni Russo erano sempre correlate da esempi illuminanti, che spiegavano i complessi meccanismi psicologici.
Ad esempio gli veniva posta questa domanda: “cosa succede alla mente mentre stiamo parlando (e l’argomento è nel nostro bagaglio di conoscenze) se ci vengono a mancare le parole per esprimere un pensiero?”
“Voi dovete immaginare che il pensiero, va all’elevatissima velocità di migliaia di km al secondo e, spesso, non gli diamo il tempo, (nel momento che dobbiamo esprimere un concetto) di vestirsi in linguaggio parlato”. Per il problema della momentanea assenza di memoria vi faccio un esempio:
“Voi sicuramente ricorderete il jukebox anni 60/70, il suo scopo era quello di riprodurre i brani incisi su dischi, bastava inserire una moneta, si pigiava il tasto del brano che si voleva ascoltare e il meccanismo si metteva a cercare il brano stesso.”
Ecco la mente funziona allo stesso modo, se l’idea c’è (come per ascoltare il disco, nel jukebox ci deve essere), si deve dare il tempo alla mente di cercare nella memoria l’elemento dimenticato”.
Quando ho parlato della necessità di nutrire la mente attraverso la conoscenza, lo studio e la lettura per incamerare i dati necessari per l’elaborazione, volevo significare che ciò era importante anche per poter sviluppare e mettere in pratica la capacità (dopo molti esercizi di controllo nella comunicazione) di riflettere bene, prima di parlare, per non pentirsi poi.. A tal proposito Russo rammentava l’esigenza prima di parlare, di pensare:
- A chi dire
- Cosa dire
- Perché dire
- Quando dire
- Dove dire
Perché è importante tenere conto di questi cinque punti? Adesso lo vedremo..
A chi dire?
Noi abbiamo la necessità di dire qualcosa ad una persona, ma cosa rappresenta per noi? Ci teniamo?
Riflessione
Cosa dire? Quello che le vogliamo dire, la può gratificare o ferire?
Riflessione
Perché dire? E’ proprio necessario?
Riflessione
Quando dire? La scelta del momento.
Riflessione
Dove dire? La scelta del luogo adatto.
Riflessione
Se si riuscisse a tenere conto, di tutti questi passaggi, ci eviteremmo tanti errori di valutazione che ci fanno, spesso pentire di aver detto o fatto.
La velocità del pensiero è elevata (come menzionato sopra) ma la riflessione, che rallenta il processo ci permette di fare meno errori.
E questo mi permette di agganciarmi ad un’altra massima di Russo: Le dodici P
12 P
PRIMA PENSA, POI PARLA, PERCHE’ PAROLE POCO PENSATE, POSSONO PRODURRE PERENNI PENE.
Simpatica vero?
Ne aggiungo un’altra, altrettanto interessante.
“Osservate insieme a me” – dice – Russo:
La natura ci ha fornito di:
ORECCHIE PER ASCOLTARE
OCCHI PER VEDERE
NARICI PER RESPIRARE
BOCCA PER FARE TANTE COSE, PARLARE, RESPIRARE, MANGIARE, BERE.
Il messaggio che la stessa natura ci dà è che:
Le 2 ORECCHIE sono situate ai lati della testa, per avere una maggiore apertura di ascolto
Quindi cosa ci suggerisce la natura? Ascolta di più e parla di meno, questo permette una maggiore riflessione, con meno errori.
Le parole sono come le proteine non vanno sprecate.
…CONTINUA
Oretta Lanternari – Pedagogista
Adattamento del testo: Mariella Cipparrone
Nata a Roma il 30 aprile del 1939
Si è laureata in Pedagogia dell’Università degli studi Roma tre, del corso di laurea Facoltà di scienze della formazione con la Tesi “ INDAGINE SU UNA POSSIBILE DIMENSIONE PSICOLOGICA DELLE OPERE DI NIETZSCHE”