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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo quattordicesimo incontro:  “Che fine farà, questo nostro Amore?”

“Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo.
Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza.
Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno.
Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza.…” (Il Piccolo Principe)

L’argomento di oggi pone una domanda la cui risposta crea uno stato d’animo di angoscia, mista fra curiosità e paura. Un po’ come se, un indovino, volesse predirci  il giorno della nostra morte.

Si, perché abbiamo capito, in questo nostro affacciarci nelle “Ragioni del Cuore”, che tutto ciò che smuove sentimenti ed emozioni, ci riporta dove tutto è cominciato: la nostra vita, prima che ne capissimo il senso.

“L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, v. 145) è l’ultimo verso del Paradiso e, quindi,  della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Dante è giunto al termine del suo viaggio, accompagnato da Beatrice. Dopo aver attraversato Inferno e Purgatorio, il Paradiso si rivela essere un luogo luminoso e tranquillo, in cui l’amore illumina ogni cosa.

Il poeta si trova ora al cospetto dell’essenza di Dio, insieme agli angeli e ai Beati.

Impossibile comprendere la Volontà Divina e il disegno dell’Altissimo ma, nonostante tutto  l’anima di Dante trova beatitudine e armonia nella perfezione divina, rinunciando alla comprensione di qualcosa ben oltre i limiti della sua ragione.

Un po’ come il bambino che si “perde” nell’abbraccio della propria madre. Un po’ come ognuno di noi, quando ci siamo ritrovati nello sguardo di chi ci ha amato.

Abbiamo avuto modo di toccare con mano, in questa passeggiata di 14 incontri tenuti finora che, l’Amore, è quel sentimento necessario indispensabile a consentire l’inizio della nostra esistenza, sotto forma di accettazione materna, fin da dentro l’utero (che, col suo caldo lago amniotico, previene ogni nostra angoscia dandoci la convinzione di essere “L’Universo intero”), per passare ai primi sorrisi contenuti da un abbraccio  sicuro (che ci rende come “Il” centro del Mondo) e, un po’ alla volta, come abbiamo potuto rivedere nel precedente incontro (“Due come noi, che…”)man mano che procediamo sul percorso della maturità personale, smettiamo di sfuggire la paura della solitudine per scoprire il piacere della perdita di confini e l’apertura verso quell’equilibrio da  dove siamo venuti, attraverso il rinforzo della monogamia e l’intimità più “vera”

Lo psichiatra Otto Kernberg, infatti, ha magistralmente spiegato che nella dinamica di amore intimo che si genera fra due interagenti:

in primo luogo c’è la ricerca del piacere col desiderio di intima fusione e unione in cui, i confini psicologici fra i due sessi (femminile e maschile), non sono più nettamente distinguibili.

In secondo luogo si cerca, istintivamente, l’identificazione col piacere del partner “allo scopo di godere di due esperienze fusionali complementari con la sensazione di appartenere a entrambi i sessi nello stesso momento, di superare temporaneamente le barriere, di solito invalicabili, che separano i due sessi e il senso di completezza e di gioia. che ne deriva..”

Infine (ma non meno importante) è presente il senso di trasgressione, di sfida alla proibizione implicita in ogni rapporto sessuale, (che deriva dal condizionamento subito, da bambini, per l’imposizione delle regole “edipiche”) e che rappresenta il controllo sulle regole e su chi ce le ha imposte”

Procedendo sul cammino dell’aprirsi all’altro senza timore, si accetta l’idea della fatica necessaria alla costruzione di una coppia che è “tutta carte da decifrare “ e si affrontano le forche caudine dell’impiccio della fisiologica “aggressività” scegliendo la giusta risposta alla domanda: “Distruggiamo tutto, o continuiamo a costruire nonostante la voglia di mollare?”

Superate le colonne d’Ercole del non riuscire a raggiungersi mai (come spiegato ne “il momento di coppia”), arriviamo a capire  che, “il vero Amore si determina quando, ricordandomi ciò che ho amato in maniera incommensurabile e conflittuale, grazie a te io risolvo quell’impossibile da dire, attraverso la preghiera del mio Amore per te”

IN PRATICA

Frequentarsi in sintonia ma nel verso opposto (come spiegato nella definizione di “coppia di forze”) produce una sorta di pre annichilazione, generando quell’incontro fra particelle e antiparticelle, che porterà all’equilibrio che avremo, in maniera definita, una volta dismessa la dimensione umana. Almeno per come la conosciamo.

Ritornando all’immagine di partenza,  della Divina Commedia, Dante è consapevole che l’Amore, motore di tutte le cose, sta ormai muovendo anche il suo desiderio e la sua volontà. Si tratta di un’esperienza di totale comunione, di immedesimazione totale con la Verità, con la Bellezza, con la consapevolezza che Dio è amore e l’amore è la chiave di tutto il mistero della vita e dell’universo.

Dante è parte anch’esso del tutto, come i pianeti e le stelle del cielo, come la luce del sole e come le meraviglie tutte del creato. Il viaggio è finalmente concluso.

Finalmente, come lui, siamo pronti, per “tornare a riveder le stelle”

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci al prossimo incontro, che avrà per titolo: “Profumo di Narcisismo”

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