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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo ottavo incontro: “I motivi per restare insieme”

IL TEMPO È
troppo lento per coloro che aspettano,

troppo rapido per coloro che temono,
troppo lungo per coloro che soffrono,
troppo breve per coloro che gioiscono;
ma, per coloro che amano,
il tempo non è. (Henry Van Dyke)

Partendo dalle riflessioni di questo famoso Teologo Scrittore e Poeta, riusciamo a comprendere che, per chi si ama, il tempo smette di essere una misura relativa, per entrare in dimensione “verticale” la quale non scorre ma, piuttosto, fissa una serie di istanti alla stregua dei fotogrammi di una pellicola che vengono collabiti da due importanti fattori: la Motivazione e la Speranza.

E, allora, proviamo domandarci quali sono i motivi che dovrebbero indurre, una persona, a scegliere di convivere per costruire un rapporto duraturo…

Se volessimo focalizzarci a capire come si passa dalla “differenza” alla “condivisione”, pur nel mantenimento della propria individualità, potremmo considerare, fra gli altri, la disponibilità all’aiuto reciproco e le sollecitazioni affettive (e “di crescita interiore” che ne possono conseguire) che, solo la frequentazione assidua e ben motivata, può portare; inoltre, il condividere degli spazi, rappresenta uno stimolo a ridurre l’egocentrismo a favore dell’egoismo positivo (la tutela di sé, nel rispetto dell’altro).

Spesso, però, dimentichiamo un elemento importante: è necessario, prima di ogni altra cosa, realizzare le condizioni per provare piacere a stare con se stessi; poi, in seconda battuta, quando si frequenta il partner, si cerca di star meglio.

Un compagno, quindi, deve essere visto come uno stimolo che migliora una situazione già favorevole, non una condizione necessaria indispensabile per star bene.

Esiste la necessità di un’omogeneità di visione delle cose e degli interessi?

Questo è un problema apparente perché, di fatto, non è indispensabile pensarla allo stesso modo, su tutto. La compenetrazione dei pensieri, l’omogeneizzazione delle aspirazioni e dei sentimenti si crea nel tempo (se il rapporto funziona, ovviamente) e man mano che, i problemi personali di integrazione sociale e realizzazione lavorativa, tendono a risolversi.

Nei primi tempi, c’è un’enorme diversità… e questo è naturale e positivo, perché consente di rivedere le proprie posizioni e certi modi di vedere le cose. Pian piano (anche attraverso il meccanismo di “Amore, odio e riparazione” descritto più in basso), ognuno dei due cambierà qualcosa del proprio modo di essere e di rapportarsi con l’altro, “avvicinandosi” al partner. QUESTO, RENDE DIVERSI E MIGLIORI.

AMORE, ODIO, RIPARAZIONE

Il concetto di “riparazione” espresso dalla psicoanalista Melanie Klein identifica la capacità (e la disponibilità) di preoccuparsi, di prendersi cura dell’altro e di rimediare ai propri errori a partire da un autentico riconoscimento delle proprie colpe. Tale termine compare, per la prima volta, nella teoria kleiniana come tappa fondamentale nello sviluppo infantile normale, che ha origine all’interno della prima relazione tra il bambino e la propria madre nella quale, un misto di sentimenti che spaziano dall’amore all’odio (per via delle “pretese” sempre più asfissianti), darà luogo a profondi sensi di colpa e al bisogno di riparare: questo, costituirà un importante conquista per le “sane” relazioni interpersonali, evitando il perdurare di posizioni sgradevoli.

AGGRESSIVITA’ E DUALISMO PULSIONALE: “ODI ET AMO”

La Scienza ci spiega che tutto quello che conosciamo (e a maggior ragione tutto ciò che, ancora, dobbiamo conoscere) pare abbia inizio dall’insopportabilità dei quark, condannati alla frustrazione che nasce dall’illusione di potersi “affrancare” e dalla delusione di doversi “ricontrare” (con gli altri quark con i quali formano protoni e neutroni) e che è ben simboleggiata nella teoria del dualismo pulsionale di Freudiana memoria.

Come ho già avuto modo di precisare all’inizio di questo percorso,  alcuni grandi autori “vedono” l’amore come frutto di una perversione (intesa come propensione più o meno consapevole a generare danno, provandone compiacimento).

E, a ben guardare, se osserviamo il complesso rapporto fra madre e bambino e consideriamo l’importanza delle cure maternali  e l’ingrato compito del “principio della disillusione” (ben descritto da Winnicot) che espone il bambino alle frustrazioni che lo “costringeranno” a crescere, riusciamo ad osservare una sceneggiatura esistenziale nella quale:

  • all’inizio, tutto è bello all’interno della pigra beatitudine del lago ameno in cui madre e figlio sono immersi in una fusione “autistica” priva di perturbazioni mentre;
  • il prosieguo, è irto di difficoltà e fastidi che irritano non poco e rendono quanto mai attuale il principio conflittuale che lega Amore e distruzione (Thanatos) e descritto (già nel 1922) da Sigmund Freud ne “ Al di là del principio del piacere” a proposito del concetto di Dualismo Pulsionale che vede contrapposte le pulsioni dell’Io (che traggono origine dal farsi vivente della materia inanimata e cercano di ripristinare lo stato privo di vita) e le pulsioni sessuali (che, partendo dal principio del piacere, attraverso il congiungimento e la procreazione, tentano la via dell’immortalità).

Odi et amo è il titolo (e anche l’incipit) del carme 85, famoso componimento del poeta latino Gaio Valerio Catullo. Pur essendo molto breve (letteralmente, un “distico elegiaco”), racchiude tutto il dissidio interiore del poeta.

L’antitesi “Odi et amo” (l’amore passionale per Lesbia e l’odio profondo per i suoi continui tradimenti) anticipa, se vogliamo, gli studi sulla contraddizione del sentimento d’amore, nell’essere umano tradotti dalla poetessa greca Saffo, come “dolceamara invincibile fiera”.

Una traduzione in musica è stata proposta dal poeta cantautore Roberto Vecchioni ne “Il Cielo Capovolto”

Che ne sarà di me e di te, che ne sarà di noi?
L’orlo del tuo vestito, un’unghia di un tuo dito, l’ora che te ne vai…

Che ne sarà domani, dopodomani e, poi, per sempre?
Mi tremerà la mano passandola sul seno, cifra degli anni miei…

Gli uomini son come il mare; l’azzurro capovolto che riflette il cielo
Sognano di navigare ma non è vero.

Che ne sarà di me e di te? Che ne sarà di noi?
Vorrei essere l’ombra di chi ti guarda e si addormenta in te

Gli uomini: continua attesa e disperata rabbia di copiare il cielo
Rompere qualunque cosa, se non è loro…

Scrivimi da un altro amore.
Le tue parole sembreranno, nella sera
Come l’ultimo bacio dalla tua bocca leggera

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata, dal titolo “Aggressività, Amore e Coppia”

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