Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Le preposizioni “di” e “da” – chi non lo sa? – si adoperano per introdurre il complemento di moto da luogo. I classici, però, molto piú autorevoli dell’estensore di queste noterelle, non le adoperavano indifferentemente, facevano un distinguo.
Riservavano la preposizione “da” (il latino ‘ab’) per indicare propriamente l’allontanarsi dall’esterno di un luogo; la preposizione “di” (il latino ‘ex’ o ‘e’), invece, per indicarne piú spesso il partire dall’interno d’un luogo; l’uscirne fuori, insomma. Secondo questa “regola classica” – che ci sentiamo di consigliare a chi ama il bel parlare e il bello scrivere – la preposizione “di” si usa con i verbi “partire”, “fuggire”, “uscire”, “cadere”, “guarire”; la sorella “da” con i verbi “nascere”, “dipendere”, “derivare”, “degenerare”, “tralignare”, “scampare”. L’uso del “di” per “da” nel moto da luogo, insomma, è una di quelle “cosucce linguistiche” che ancora oggi – se adoperate correttamente – mettono all’occhiello dello scrivente o del parlante un bellissimo distintivo di classicità. E Giacomo Leopardi non mancò di… fregiarsene.
E con la medesima logica – i classici – distinguevano i modi “lontano da…” e “lontano a…”. Nel primo modo si percepisce lo spazio dal punto piú lontano da noi a quello piú vicino; nel secondo si percepisce lo spazio dal punto a noi piú vicino al punto a noi piú lontano.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.