Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Si presti attenzione ai vari siti che trattano di lingua italiana perché spesso si “incappa” in portali “ricchi” di imprecisioni, per non dire errori, che minano la “coscienza linguistica” di coloro non avvezzi all’idioma di Dante. Da “manuscritto.it” leggiamo:
Per i nomi di professione, è sconsigliato l’uso della desinenza -essa, che detiene una connotazione ironica e dispregiativa. A eccezione di dottoressa e professoressa, è buona regola lasciare al maschile il termine che indica la professione, anche se ad esercitarla è una donna. E’ bene non usare, quindi, termini come vigilessa, avvocatessa, sindachessa, prefettessa, deputatessa, giudichessa, ecc. In tutti questi casi è preferibile lasciare invariato al maschile il nome della professione e dire, aggiungendo il nome della persona, il vigile Stefania Rossi, l’avvocato Daniela Bernardi, il sindaco Maria Cerri, il presidente della Camera Irene Pivetti, ecc.
Riteniamo utile ribadire, ancora una volta, che non è corretto lasciare invariato il nome della professione, quindi al maschile, facendolo seguire dal nome della donna. Le forme femminili corrette sono: la vigile; l’avvocata; la sindaca; la presidente.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.