Il sentimento della solitudine viene definito come una esperienza spiacevole che può ostacolare il benessere delle persone e si presenta quando le relazioni sociali di un individuo, per un periodo di tempo prolungato, sono carenti sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. La solitudine emotiva si riferisce all’assenza di qualcuno cui si è emotivamente attaccati, la solitudine sociale è percepita come la mancanza di una rete socialmente accettabile. È stata osservata una correlazione positiva fra la solitudine cronica (definita come sentimenti soggettivi di solitudine per un periodo di almeno 4 anni) ed un aumento di visite mediche. Di conseguenza rappresenta un importante problema di salute pubblica che si traduce anche in un aumento dei costi sanitari.
La demenza è una condizione clinica caratterizzata da un declino delle funzioni cognitive sufficientemente grave da interferire con l’indipendenza della persona, la cui incidenza aumenta significativamente con l’aumentare degli anni. Oltre a mostrare deficit cognitivi i pazienti con diagnosi di demenza frequentemente presentano sintomi comportamentali come la depressione, irritabilità, aggressività, disturbi del sonno etc. Questi sintomi comportamentali insieme all’evoluzione della malattia, rappresentano un pesante carico psicoemotivo alla salute di coloro che si prendono cura di questi pazienti (caregiver).
Uno studio pubblicato su American Journal of Alzheimer’s Disease & Other Dementias (Verena Bramboeck, Korbinian Moeller, Josef Marksteiner, and Liane Kaufmann. Loneliness and Burden Perceived by Family Caregivers of Patients With Alzheimer Disease. American Journal of Alzheimer’s Disease & Other Dementias® Volume 35: 1-8, 2020) indaga la mancanza di relazioni sociali e le esperienze di solitudine cronica riportate dai caregiver che si prendono cura dei parenti affetti da malattia di Alzheimer.
I partecipanti allo studio erano 40 caregiver di persone con malattia di Alzheimer a cui sono stati somministrati dei questionari per valutare la percezione soggettiva della condizione di solitudine e del carico fisico ed emotivo in relazione a loro caratteristiche specifiche (es. età, sesso, grado di istruzione, circostanze di vita) e/o alla gravità della demenza dei loro familiari. La solitudine era significativamente correlata al sesso, all’età e alle circostanze di vita dei caregiver, mentre il carico fisico ed emotivo associato esclusivamente con l’educazione dei caregiver. Una maggiore percezione di solitudine si avvertiva nei maschi di età più avanzata conviventi con il malato, mentre il carico fisico ed emotivo era risultato significativamente correlato al grado di educazione del caregiver (maggiore nei caregiver con maggiore scolarità), evidenziando che questi sentimenti erano modulati dalle caratteristiche del caregiver stesso piuttosto che dal grado di demenza e dei sintomi neuropsichiatrici della malattia.
Dal momento che prolungati sentimenti di solitudine risultano associati ad un rischio maggiore di sviluppare malattie secondarie, alla luce di questi risultati emerge l’importanza di identificare e prevenire queste condizioni rivolgendo maggiore attenzione non solo al malato ma anche a chi quotidianamente opera assistenza.
(24 luglio 2020)
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line
Convivere con familiari che hanno problemi mentali anche solo una depressione trascurata da anni alla fine chiede il conto anche a chi gli sta vicino
Vero, infatti il lavoro evidenzia la necessità di considerare l’importanza della salute psico fisica del parente che si prende cura