Da un convegno della Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia- FAIP, una relazione che mette in evidenza i vantaggi dell’integrazione scientifica di due fra i maggiori modelli psicoterapeutici, per offrire un aiuto migliore a chi, “aggirandosi per una selva oscura, voglia tornare a riveder le stelle”.
FAIP
(Federazione Associazioni Italiane di Psicoterapia)
10 Novembre 2001 – ore 15.00
COSENZA – ORDINE DEGLI ARCHITETTI
CONVEGNO
Psicoanalisi e Psicodinamica verso un modello analitico integrato
La psicoterapia rappresenta una forma di interazione sociale che, nel tempo, esplica una funzione terapeutica sulla base del coinvolgimento specifico dei “partecipanti” e, di fatto, può essere definita scientificamente come un trattamento interpersonale pianificato, avente come obiettivo quello della cura dei disturbi psichici e dei disadattamenti, attraverso mezzi psichici miranti ad ottimizzare l’autogestione della personalità dell’analizzato.
Le teorie da cui derivano i diversi modelli psicoterapeutici rispecchiano le percezioni, le riflessioni e le valutazioni di un osservatore della realtà che, per quanto epistemologicamente valido ed oggettivamente logico rispetto alla realtà che lo circonda, non può non essere condizionato dal contesto sociale, culturale e storico cui appartiene: << non è la verità a fare grande l’essere umano ma l’essere umano a fare grande la verità, nel momento in cui la scopre e la mostra, con umiltà>> (Confucio).
In conseguenza di ciò, si comprende facilmente che nessuna singola teoria e pratica psicoterapeutica, può universalmente definirsi valida in toto per affrontare le difficoltà di ogni analizzato, in qualsiasi circostanza.
Già da tempo la risposta a questa esigenza si è concretizzata nella ricerca di un modello confacente alle difficoltà della persona sofferente; questa soluzione, però, non risolve il problema di una soluzione pluralista, oggettiva e flessibile nei confronti dell’analizzato che, in quanto essere umano mutevole rispetto ad una variabile infinita di elementi, può presentare condizioni interiori che richiedono l’uso di sistemi e tecniche differenti da quelle usate inizialmente. Nasce l’esigenza di abbandonare schemi rigidi terapeutici, per creare nuovi modelli epistemologicamente eclettici, in grado di formare un terapeuta camaleontico, capace di individuare le varie motivazioni relative alle conflittualità dell’analizzato ed intervenire nel modo più corretto: << Per il risultato di un trattamento psichico, la personalità del terapeuta è, spesso, infinitamente più importante di ciò che dice o pensa anche se, tutto questo, può rappresentare un fattore non disprezzabile di perturbamento o di guarigione. L’incontro di due personalità è simile alla mescolanza di due diverse sostanze chimiche: un legame può trasformare entrambe”>> (C. G. Jung).
È facile concludere, quindi, che un terapeuta che possa contare su un ampio spettro di modelli operativi psicoterapeutici sarà in grado di lavorare con differenti tipi di persone e problematiche relative al rapporto con se stessi e con il mondo circostante.
Appunto per questo, negli Stati Uniti, lo stesso National Institute of Mental Health incoraggia da tempo l’eclettismo operativo: tale indirizzo, infatti, pare sia divenuto l’orientamento prioritario tra gli psicoterapeuti americani con la finalità di creare un vocabolario di termini dal significato condiviso (Mahrer – 1989).
Per rispettare il tema di questa relazione, analizziamo due tra le correnti più significative nell’ambito storico, scientifico e culturale della psicoterapia (senza, per questo voler fare torto ad altre teorie e metodiche), con l’intento di volere cercare gli elementi di integrazione già esistenti, al fine di invitare gli studiosi del settore a continuare il lavoro verso un modello che, veramente eclettico, logico e oggettivo.
Quali sono gli elementi comuni da “combinare” per sviluppare una metodica applicativa rispondente alle esigenze del nuovo millennio?
La Psicoanalisi è una forma di indagine basata sul rapporto interpersonale e sulla parola, mediante cui si realizza un esame profondo del passato: in altri termini, viene a crearsi un interscambio di microparticelle (elettroni, neutrini, etc.) tra analista ed analizzato, i cui “traccianti energetici” condizionano il mondo interno di entrambi.
La Psicologia Dinamica raggruppa quelle correnti che valorizzano il modello teorico di energia tratto dalla fisica e la logica della causa – effetto, propria della psicologia sperimentale.
La metodologia che pur, appartenendo alla corrente Dinamica, forse, esprime un esempio di integrazione epistemologicamente eclettico, è quella “assemblata” in oltre 30 anni di studi e ricerche, dal medico psicoterapeuta Giovanni Russo (siciliano di nascita, romano di adozione), definita Teoria Pragmatica Eclettica Analitica.
Tale “sistema di pensiero” condivide, per sua definizione, il concetto di integrazione eclettica proprie sia della Psicoanalisi che della Psicodinamica.
Infatti, Freud nei suoi studi di costruzione della Psicoanalisi, integrò teorie e pratiche provenienti da diverse discipline: medicina, storia, archeologia, letteratura, filosofia, arte, psicologia, etc.
La corrente psicodinamica d’altronde, aderendo ai concetti specifici degli studi di fisica (e, conseguentemente, delle leggi di natura) non può non sposare l’apertura mentale tipica di ogni ricercatore scientifico.
Quali sono i punti caratterizzanti della Teoria P.E.A. integranti, di fatto, gli elementi significativi di queste due correnti psicologiche?
- Si parte dal concetto di psicobiofenomeno, che rappresenta un esempio tangibile del nesso di causalità della dinamica energetica ( gli atomi, organizzandosi, determinano la costituzione dell’intero organismo, grazie alle interazioni vitali che esistono al suo interno e che ne consentono l’esistenza) e l’inscindibilità fra psiche e corpo (il corpo, con le sue cellule “psichiche”, consente all’energia “addensata” di determinare elaborati di pensiero).
- Si continua con lo studio sistematico della personalità, codificando una Mappatura indispensabile per una diagnosi efficace e una terapia mirata.
- Ci si approfondisce sull’analisi dei bisogni psicofisici dell’essere umano che si distinguono in indispensabili, necessari alla realizzazione di una esistenza significativa e tipici di una fase transitoria della vita di ognuno di noi.
- Si evidenzia il parametro oggettivo ed epistemologico per eccellenza: la Logica Universale, autentica bussola orientata in permanenza verso le Leggi Natura.
- Ci si muove verso la ricerca di chiarezza nel ruolo che, fattori ambientali, fattori biologici, consapevole ed inconsapevole esercitano sul mondo interno di ogni essere umano.
- Si affronta con completezza la dinamica complessa dell’intrinseco significante del sé.
Quali dovrebbero essere gli obiettivi comuni di ogni corrente psicoterapeutica?
- Prevenzione.
- Cura dei disturbi.
- Miglioramento delle potenzialità di base di ogni essere umano.
Attraverso quale training l’analista dovrebbe raggiungere le competenze adeguate al difficile ruolo di sua pertinenza?
- FORMAZIONE come risultato di:
a) una componente istruttiva eclettica ed epistemologica;
b) una componente mirante allo sviluppo migliore della propria personalità.
Quale dovrebbe essere il ruolo della psicoterapia nel “Villaggio Globale” del ventunesimo secolo?
Quello di coniugare i temi inerenti l’armonia delle dinamiche mentali, con le esigenze di una Società assoggettata a quell’impiego razionale dei beni e dei mezzi a disposizione per soddisfare i vari bisogni evitando sprechi, che si chiama Economia.
La Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia – F.A.I.P. ha interpretato correttamente questa esigenza promuovendo, nel mese di dicembre 2000 ad Abano Terme, il II° Congresso Nazionale e affrontando, forse per la prima volta in Italia, tematiche contemporanee quali: PSCOLOGIA E MANAGEMENT, NETWORKING DEL TERZO MILLENNIO, INNOVAZIONE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE PSICOLOGICHE NELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZONE, ETC.
Ogni essere umano, può e deve essere osservato come una Enterprise Corporation di Comunicazioni Multimediali Avanzate che deve essere gestita nel migliore dei modi:
- avendo chiaro il quadro di riferimento cui ispirarsi, cioé le Leggi di Natura;
- conoscendo adeguatamente il management operativo, cioé Strutture – Strumenti – Mezzi della propria Personalità;
- applicando un parametro oggettivo ed epistemologico, per guidare l’azienda fuori dai “marosi” e verso lidi tranquilli, cioé la Logica Universale.
Qualunque sarà la strada da intraprendere per creare una semantica comune ai vari modelli psicoterapeutici e qualunque sarà il volume delle difficoltà da affrontare, non si può che auspicare la formazione di analisti sempre più pronti nell’aiutare chi, aggirandosi per una selva oscura… voglia tornare a riveder le stelle!
Giorgio Marchese
Medico Psicoterapeuta
INFO
LA STRAD@
Web Magazine per conoscere, capire… vivere meglio
www.neutrergon.org/lastrada
giorgio.marchese@tin.it
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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