Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Se apriamo un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana alla voce “coprire”, leggiamo: rivestire con qualcosa per nascondere; e, in senso figurato, anche occultare, dissimulare, soddisfare, pareggiare, occupare, tenere, riempire, difendersi, percorrere (riferito al tempo impiegato), eccetera.
Orbene, anche se i dizionari ammettono la correttezza del verbo coprire nei suoi significati figurati, noi non possiamo trattenere un sorriso quando leggiamo sulla stampa che “il corridore ha coperto i pochi chilometri che lo separavano dal traguardo in 20’ e 15’’. Ci riesce difficile allontanare dalla nostra mente l’immagine del corridore che, metro per metro, “copre” il percorso con un tappeto non curandosi del tempo che l’operazione richiede, a tutto vantaggio dei suoi avversari. Ci riesce difficile anche immaginare (ma non molto in questo caso) come una persona abbia potuto “coprire” per quindici anni il posto di ministro, incollata con il posteriore sulla poltrona.
Sarebbe il caso – a nostro modestissimo modo di vedere – che gli amanti del bel parlare e del bello scrivere non si facessero plagiare dai massinforma (giornali e radiotelevisioni) e tenessero le parole, o meglio i sinonimi del verbo coprire, a bagnomaria – come si usa per le pietanze – e di “scolarli” caldi caldi nel momento opportuno. Diremo correttamente, quindi, che il corridore ha “percorso” i pochi chilometri in 20’ e 15’’ e che quella persona ha “occupato” oppure ha “tenuto” per 15 anni il posto di ministro (non ‘da’ ministro, come spesso si legge in articoli delle così dette grandi firme: si tratta, infatti, di un normale complemento di specificazione); così diremo che pareggeremo le spese sostenute, non le “copriremo”. I lettori che seguono le nostre modeste noterelle non potranno di certo – crediamo – essere coperti di ridicolo.
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.