Durante le festività natalizie, ma soprattutto di fine anno – come è consuetudine, ormai – non c’è bar o negozio di generi alimentari (ma non solo) che non organizzi per i propri clienti una grandiosa riffa mettendo in palio il meglio dei prodotti che il mercato possa offrire.
Il termine riffa è conosciutissimo; se apriamo un qualsivoglia vocabolario (anche quelli che definiamo “permissivi”) alla voce in oggetto, possiamo leggere: lotteria privata, avente per premio un oggetto di valore. Ciò che, probabilmente, molti non sanno, o meglio non conoscono, è la derivazione di questo vocabolo – tanto di attualità in questo particolare periodo – che non ha origini italiche bensí iberiche.
Riffa è, infatti, l’adattamento della voce spagnola “rifa” che significa, per l’appunto, “lotteria”. Non dobbiamo dimenticare che il nostro Paese, nel corso dei secoli, è stato terra di conquista di molti popoli, tra i quali anche gli Spagnoli; è normale, quindi, che la lingua italiana abbia risentito dell’influenza del lessico di questo popolo.
La lotteria, anzi la riffa, ci richiama alla mente una locuzione, un modo di dire di uso corrente: “di riffa o di raffa”. Quante volte vi sarà capitato di dire o di sentir dire: ‘di riffa o di raffa, hai ottenuto ciò che volevi’; lo scopo è stato raggiunto in un modo o nell’altro, comunque sia; questo è, infatti il significato dell’espressione.
Per la spiegazione di questa locuzione occorre sapere che ‘riffa’ ha anche un’altra accezione: prepotenza. L’etimologia, in questo caso, non è molto chiara. Alcuni Autori fanno derivare il vocabolo dall’uso partenopeo di ‘riffa’ nel significato di “contesa”, “baruffa”. Raffa, invece, deriva dall’antico verbo “raffare”, aferesi di “arraffare” (l’aferesi – in linguistica – è la caduta di una o piú lettere all’inizio di una parola), “afferrare”, “strappare con violenza”. Di riffa o di raffa, in un modo o nell’altro, quindi – stando all’etimologia dei due termini – sempre di prepotenza.
http://www.etimo.it/?term=riffa&find=Cerca
A cura di Fausto Raso
Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.