Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Chi non conosce questo modo di dire che vale “grossolanamente”, “alla buona”, “senza cura”, “in modo trasandato”? Fare una cosa, insomma, senza impegno, approssimativamente, come viene: lavorare alla carlona, vestire alla carlona, studiare alla carlona. Pochi, forse, ne conoscono l’origine. Vediamola assieme. “Carlona”, innanzi tutto, è l’adattamento italiano del francese “Charlon”, nome dato al re Carlomagno, detto, per l’appunto, re Carlone . Con “carlona” si intendeva “all’antica”, “alla patriarcale”, “alla buona” in quanto Carlomagno veniva descritto, nei tardi poemi cavallereschi, come un uomo molto semplice, alla buona, quasi “rustico”. Un aneddoto spiega magnificamente l’origine dell’espressione. Una mattina Carlomagno aveva invitato a una battuta di caccia – che amava moltissimo – il “gotha” dell’aristocrazia. All’ora convenuta tutti i nobili si presentarono agghindati di tutto punto, con completi appena usciti dalle piú note sartorie francesi; tutti, insomma, erano vestiti “all’ultima moda”. Tra la sorpresa degli astanti, il buon Carlone si presentò, invece, vestito di un abito di taglio contadinesco e di stoffa molto rozza. Da quel momento si disse “vestire alla carlona”, per vestire alla buona e, in seguito, per estensione, nacque l’espressione “fare le cose alla carlona”, alla buona, appunto, senza il minimo impegno.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.