Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Cortese dott. Raso,
qualche giorno fa ero al bar con alcuni amici e ho ordinato tre “latti macchiati”. Uno di questi mi ha ripreso sostenendo che è errato pluralizzare il latte. Avrei dovuto ordinare «tre “latte” macchiati». Ho proprio commesso uno strafalcione? “Tre latte macchiati” mi suona veramente male. Un suo cortese parere.
Grazie e cordiali saluti.
Umberto C.
Verona
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Fino a qualche tempo fa il latte era considerato un “nome di massa”, per tanto non essendo numerabile era difettivo del plurale. Ora esistono vari “latti”: latte detergente, latte tonico ecc. Il suo plurale, quindi, anche se veramente bruttino, è latti. A mio avviso, quindi, si può dire benissimo latti macchiati. Qualche vocabolario comincia, infatti, a riportare il plurale “latti”. È lo stesso caso, insomma, di “acqua” e “riso” (la pianta), un tempo classificati tra i sostantivi invariabili. Insomma, gentile Umberto, al bar ordini pure “tre latti macchiati” e il conto lo faccia pagare a chi non è d’accordo sul plurale. Se non piace “latti” (che, ripeto, non si può considerare un errore) c’è l’alternativa: tre bicchieri o tazze di latte macchiato.
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.