Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Questa locuzione – il cui significato non abbisogna assolutamente di spiegazioni – dovrebbe esser particolarmente nota agli amici lettori siciliani in quanto il detto è nato nella loro bellissima terra. Vediamo, comunque, l’origine del modo di dire. Secondo una leggenda, che si perde nella notte dei tempi, nei pressi di Adrano (Catania), una graziosa cittadina ai piedi dell’Etna, c’erano moltissime sorgenti che scaturivano dalla roccia lavica. E qui, sotto gli occhi minacciosi del dio Adrano (antica divinità siciliana venerata nella zona orientale dell’isola, alle falde del vulcano), venivano condotte le persone accusate di gravissimi delitti per essere giudicate: si gettava in acqua un materiale pesante e resistente sul quale veniva inciso il nome del “giudicando” o la sua dichiarazione di assoluta innocenza. Se il pesante materiale affondava l’imputato veniva condannato a morte perché ritenuto spergiuro; in caso contrario, cioè se il materiale galleggiava, il reo veniva assolto “con formula piena” perché la verità era venuta a… galla. Da questa popolare leggenda, va da sé, è nata l’espressione – notissima – “la verità viene sempre a galla”.
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.