Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Nella nostra bella lingua italiana la scelta del tempo verbale può modificare significativamente il senso (significato) di una proposizione. Due costruzioni – tra le tante di uso corrente – spesso confuse sono “appena arriverai” e “appena sarai arrivato”. Sebbene possano sembrare simili, ci sono distinzioni grammaticali e contestuali importanti che ne determinano l’uso ortodosso.
“Appena arriverai” utilizza il futuro semplice. Questo costrutto viene adoperato per designare un’azione che avverrà nel futuro, senza necessariamente sottolineare il completamento di un’altra azione avvenuta precedentemente: “Appena arriverai, inizieremo la riunione.” In un contesto amichevole e informale questa costruzione è comunemente accettata. Potrebbe risultare, tuttavia, meno precisa in situazioni formali.
“Appena sarai arrivato” impiega il futuro anteriore per mettere in evidenza che un’azione sarà completata nel futuro prima che ne cominci un’altra. Questo tipo di costrutto serve per indicare una sequenza temporale chiara tra due eventi futuri: “Appena sarai arrivato, telefonami.” Questa costruzione è “più corretta” e precisa, particolarmente in contesti formali o quando si ritiene importante specificare il completamento di un’azione prima che ne avvenga un’altra.
“Appena”, infatti, si riferisce a un’azione che si concluderà prima dell’inizio di una successiva; richiede, pertanto, il futuro anteriore per indicare, per l’appunto, che l’azione sarà completata prima di quella seguente: “Appena sarai arrivato, telefonami”. Questo costrutto specifica che la chiamata avverrà dopo che l’arrivo sarà completato. Un altro esempio: “Appena avrai finito i compiti, potrai uscire”, il che sta a indicare che l’uscita avverrà dopo il completamento dei compiti.
Per concludere queste noterelle. Scegliere tra “appena arriverai” e “appena sarai arrivato” dipende dal contesto e dal livello di formalità. L’uso del futuro anteriore permette di comunicare in modo più preciso e formale, soprattutto quando è cruciale indicare il completamento di un’azione prima di un’altra. Nella lingua parlata, tuttavia, il futuro semplice rimane una scelta comune e accettabile. Ma chi scrive lo sconsiglia recisamente, se si ama il bel parlare e il bello scrivere.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.