Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.
Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.
Come mai è in ospedale?
Mi ci ha spedito il tribunale.
E come mai?
Ho avuto un incidente automobilistico e, il mio migliore amico, è rimasto ucciso.
E come è successo?
Stavo guidando pensando ai fatti miei, quando il tipo che era davanti ha frenato bruscamente e io l’ho tamponato. E in quel momento dalla pistola che avevo nel cruscotto è partito un colpo che ha accidentalmente colpito il mio amico alla testa. Quando si dice la fatalità!
E perché teneva una pistola nell’auto?
Nel quartiere dove abito io bisogna essere armati. Ci sono in giro un sacco di spacciatori.
Ma se si è trattato di un incidente, perché allora il giudice l’ha fatta ricoverare in ospedale?
Bella domanda.
Ha qualche problema emotivo?
Direi proprio di no, io sono un tipo tranquillo.
Ha avuto altri problemi con la legge?
Mah… l’unica altra cosa che mi è successa non è stata neanche per colpa mia. Degli amici hanno preso una macchina cambia monete da una lavanderia automatica e l’hanno lasciata davanti al mio portone per farmi uno scherzo. Quelli della polizia, invece, hanno pensato che fossi stato io e, così, mi hanno arrestato.
Il dialogo appena proposto (riportato nei testi del Prof. Glen Gabbard) è avvenuto all’interno di un ospedale psichiatrico, fra un ragazzo di 23 anni (a cui era stato imposto un lungo periodo di detenzione, su disposizione della Magistratura) e il medico che lo aveva in cura.
Come abbiamo potuto evincere (partecipando come testimoni al dialogo) la negazione di ogni responsabilità evidenzia l’assenza di qualsiasi senso di colpa (in questo caso, per la morte del suo migliore amico), sia l’assoluta incapacità di riconoscere l’esistenza di problemi personali psicologici, che potrebbero aver contribuito a determinare le difficoltà nelle quali vive.
Una delle problematiche maggiori che si incontra quando si cerca di aiutare un antisociale riguarda il fatto che, quest’ultimo, tende ad attribuire al mondo esterno la causa e l’origine di tutti i suoi problemi.
Come abbiamo visto nelle due precedenti puntate, il mondo dei disturbi antisociali si collega, come attraverso un “continuum”, con il mondo del Narcisismo e, in base a come si interseca con quest’ultimo (e anche con il Disturbo Borderline di Personalità), si può ipotizzare un esito più o meno favorevole del trattamento terapeutico.
A questo proposito, lo psichiatra Otto Kernberg ha elaborato una scala che descrive il quadro patologico, partendo dalla situazione più grave, partendo dalla vera e propria psicopatia, salendo verso il Disturbo Antisociale di Personalità, procedendo all’interno del Narcisismo maligno (che prevede tracce di empatia e di freno morale) e “salendo” verso il Disturbo Narcisistico di Personalità con comportamento antisociale.
Quindi, procedendo verso quadri sempre più trattabili sul piano terapeutico, troviamo il Comportamento antisociale presente in altri disturbi di personalità (borderline, istrionico, paranoide) e, quindi, al secondo posto del quadro di minore gravità, il Disturbo nevrotico di personalità con tratti antisociali.
Secondo questa scala, il meno problematico di tutti riguarda il comportamento antisociale come parte di una nevrosi sintomatica.
Nei quadri meno gravi, si hanno nevrosi del carattere che portano a comportarsi in maniera antisociale a causa di un inconscio senso di colpa, con la speranza di essere scoperti in flagrante e puniti.
Tutte le varianti dei Disturbi di Personalità Narcisistico e Antisociale hanno, come caratteristica comune, la presenza di individui affascinanti e manipolatori, spesso capaci di ingannare gli altri.
La scala di Kernberg ci consente di ipotizzare le situazioni di migliore risposta terapeutica, soprattutto in presenza di ansia (che evidenzia la preoccupazione per la conseguenza delle proprie azioni) e depressione (per l’azione di un Super Io forte, che mette in discussione molto di quello che si pensa o che si intende fare.
Minore speranza di buona riuscita terapeutica, invece, si ha nei casi in cui vi sono stati arresti per reati commessi, un comportamento caratterizzato da menzogna, falsità e raggiro, ricoveri obbligatori come alternativa al carcere, presenza di violenza verso terzi ed eventuale diagnosi di alterazione cerebrale organica.
La decisione di ricoverare un paziente antisociale grave all’interno di un reparto di Psichiatria, spesso si è rivelata infruttuosa e pericolosa perché, il comportamento distruttivo del paziente stesso, ha finito con l’interferire di tutti gli altri ricoverati, portando al rischio di un blocco generale di tutti i programmi terapeutici.
Se e quando, come trattamento si pensa alla psicoterapia individuale, questa deve avere inizio, mentre il paziente antisociale si trova “contenuto” all’interno di una struttura che abbia un ambiente regolato da norme e da regole dalle quali non si può derogare.
Proprio per evitare il reiterarsi di fallimenti terapeutici, è necessario determinare per quali pazienti antisociali può essere utile un tentativo di ricovero all’interno di una struttura psichiatrica o, comunque, per quale paziente antisociale può essere avviato un trattamento di cura sperando in un esito positivo.
L’esperienza clinica ha portato a capire che, programmi residenziali in comunità, più che all’interno di reparti ospedalieri psichiatrici, si sono rivelati abbastanza efficaci (grazie ai programmi di riabilitazione psicosociale) e possono essere considerati come una vera speranza per gli individui che rientrano all’interno di questa categoria di problemi.
Esiste un sottogruppo di pazienti con aspetti antisociali, di solito affetti per lo più da disturbo Borderline o Narcisistico di personalità, che può trarre grande giovamento dai trattamenti conseguenti anche ad un ricovero volontario in un reparto di psichiatria generale, con trattamenti farmacologici (neurolettici, antidepressivi, ansiolitici, etc.) e psicoterapeutici.
A proposito della psicoterapia, è opportuno ricordare i risultati di alcuni studi condotti in America, che hanno visto il silenziamento del gene “alterato” (in quel caso, il “BDNF”) attraverso un meccanismo epigenetico che si è determinato durante il trattamento: in questo modo, le manifestazioni cliniche del Disturbo Antisociale, non poteva essere espresso.
Come anticipato qualche riga più sopra, la presenza di un quadro depressivo, sembra essere un segno di idoneità alla psicoterapia, così come rappresenta un fattore predittivo di risposta positiva anche ad un eventuale trattamento ospedaliero.
Anche se l’esperienza porta a concludere che, molto spesso, gli antisociali e gli psicopatici non sono trattabili o, comunque, non sono migliorabili, alcune volte il rapporto fra terapeuta e analizzato, si è rivelato costruttivo.
E, i terapeuti competenti e capaci di evitare di essere “distrutti” da questi pazienti, sono sempre stati quelli che sono riusciti ad evocare, come “transfert”, all’interno del loro dei loro analizzati, sentimenti di intensa invidia che, sotto forma di odio nei confronti del terapeuta, smuove il blocco emotivo e attiva una dinamica interiore più positiva che, in qualche modo, rimette in discussione le certezze antisociali.
Queste sono le situazioni all’interno delle quali, soprattutto giovani che sembravano persi, si riesce ad aprirsi alla vita con speranza di riconciliarsi con sé stessi, anzitutto e, poi, con gli altri.
Una trattazione a parte meriterebbe il capitolo degli psicopatici di successo. Ma, tutto ciò che sta accadendo, sul piano Politico e Militare nelle zone del mondo dove è concentrato il Potere e che punta destabilizzare per potere, meglio, comandare, è basato sull’azione di simili personaggi.
A New York nevica e si gela, ci farebbe comodo un po’ di quel riscaldamento globale! (Donald J. Trump)
Potrei stare in mezzo alla Quinta Strada e sparare a qualcuno e non perderei elettori. (Donald J. Trump)
Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo di trattare il disturbo Istrionico e Isterico di Personalità
Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale.
Buona “degustazione”
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
Pagina personale
Canale youtube: