Posted on

Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

Anche se la capacità di imbrogliare è segno di acutezza e di potere, l’intenzione di imbrogliare è senza dubbio segno di cattiveria o di debolezza. (Cartesio)

Abbiamo osservato, nella precedente puntata, quali sono gli aspetti principali del disturbo antisociale di personalità e abbiamo, anche, analizzato la differenza fra psicopatia, sociopatia e antisocialità.

Ora proveremo a capire come e perché si può sviluppare il Disturbo Antisociale di Personalità, utilizzando, come bibliografia, principalmente le pubblicazioni del prof. Glen Gabbard e quelle del Prof. Vittorio Lingiardi.

Studi condotti su fratelli gemelli, lasciano intuire l’esistenza di una influenza genetica: in pratica, un “vulnus” all’interno del DNA che, però, si attiva solo quando sono implicati anche fattori ambientali come, ad esempio, la perdita di un caregiver “primario”, l’aver subito dure punizioni disciplinari o abusi fisici (anche sessuali), la presenza di un caregiver con problematiche antisociali e, come elemento di maggior rilievo, aver avuto una madre “rifiutante”.

E, sempre a proposito di condizionamento ambientale, si è osservato che la Famiglia, di fronte a un preadolescente oppositivo – provocatorio (problema che può rappresentare l’anticamera dell’antisocialità), può (statisticamente) mostrare quattro modalità comportamentali:

  1. Attua comportamenti che esasperano e amplificano gli aspetti problematici dell’adolescente (reiterando, ad esempio, tutte le motivazioni che hanno reso il figlio esposto al disturbo di cui stiamo parlando e che vedremo meglio nel prosieguo);
  2. Punta l’attenzione sulle caratteristiche positive del ragazzo;
  3. Tenta di proteggerlo (a volte mediante anche un isolamento dagli altri) dalle possibili conseguenze dei comportamenti negativi;
  4. Si allontana dal ragazzo (cosiddetto) “difficile” nel tentativo di proteggere un altro eventuale figlio.

Studi specifici, hanno mostrato che un’interazione del genotipo con uno stile genitoriale caratterizzato, ad esempio, da atteggiamenti aggressivi e di rifiuto emotivo diventa predittiva per un successivo comportamento antisociale.

Si è osservata, in fatti, una compromissione drastica della possibilità di un modello di attaccamento sicuro (indispensabile per un prosieguo di vita “tranquillo”)

Il bambino percepisce il genitore come estraneo, cattivo, cui non è possibile concedere fiducia e quindi (per necessità di sopravvivenza emotiva) inconsciamente chiede aiuto attraverso la creazione di un Sé grandioso che sia in grado di consentirgli una certa autosufficienza.

Come dire, sentendosi rifiutato, il bambino è come se arrivasse a concludere: “Non siete voi che non mi volete, sono io che non ho bisogno di nessuno grazie alla mia onnipotenza!”

Da questo meccanismo che potremmo definire “di protezione”, deriverebbero gli aspetti che, l’Antisociale, ha in comune con il Narcisista.

La privazione affettiva e l’assenza di legami significativi, ovviamente, determineranno anche un anomalo sviluppo delle capacità relazionali secondo due direzioni opposte:

  • da una parte, il rifiuto di qualunque tipo di rapporto e di esperienza affettiva;
  • dall’ altra, il tentativo di legarsi agli altri attraverso l’esercizio del potere e della distruttività.

Da questi atteggiamenti originano alcune tra le principali caratteristiche del soggetto antisociale: la mancanza di empatia e di umanità, l’incapacità di vedere gli altri come individui dotati di sentimenti e bisogni propri e l’impossibilità di provare sentimenti di colpa per gli effetti che, le proprie azioni lesive, producono sulle altre persone.

Sul piano neurologico, grazie all’ausilio soprattutto della Risonanza Magnetica, l’insensibilità, la mancanza di empatia e l’assenza di rimorso, hanno trovato origine in una ridotta attivazione dell’Amigdala quando il soggetto è stato posto di fronte a espressioni facciali di paura.

L’esperienza clinica ha mostrato che, per esempio, i bambini (che, crescendo, sarebbero diventati psicopatici non mostravano di avere avuto un tipo di apprendimento che induce, di fronte alla possibilità di commettere un atto antisociale, un aumento dell’ansia e della paura anticipatoria.

E, grazie a studi specifici come le misurazioni dell’attività elettrotermica (calore, sudorazione, etc.) si è potuto capire che già all’età di tre anni, questi bambini avevano una mancanza di paura per le conseguenze delle proprie azioni.

Infatti, i bambini con tendenze psicopatiche non si sentono a disagio quando fanno del male a qualcuno o trasgrediscono le regole stabilite dai genitori.

La spiegazione psiconeurologica di una simile realtà è stata capita attraverso la Risonanza magnetica Funzionale, osservando una riduzione bilaterale dell’amigdala (coinvolta nei processi di elaborazione di paura, vergogna e colpa) e un iper risposta del sistema nervoso vegetativo parasimpatico (che esplica una funzione di rilassamento), quasi come a proteggere dallo stress nei confronti di un comportamento criminale.

Ora, se pensiamo che il punto di contatto fra mente e corpo (cioè l’Ipotalamo) controlla il sistema nervoso vegetativo e condiziona l’amigdala, ecco chiarito il ruolo del condizionamento ambientale su un assetto genetico “predisposto” a non far capire la differenza fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Sul piano psicodinamico, si deduce un ridotto sviluppo di quello che si chiama “super Io” e che svolge un controllo morale.

Come già accennato, alcune situazioni di questo tipo di disagio (per quanto strano possa sembrare) sono state, per così dire, “incoraggiate” in modo più o meno sottile da uno o da entrambi i genitori.

l Prof. Glen Gabbard riporta un esempio significativo di un ragazzo di 10 anni fatto ricoverare in una struttura specializzata, dai propri genitori i quali, durante il colloquio con lo psichiatra e l’assistente sociale, descrivono una lunga storia di comportamenti aggressivi: il loro figlio, aveva ripetutamente disertato la scuola, compiuto atti di vandalismo nei confronti della proprietà dei vicini e si rifiutava di seguire qualsiasi regola.

Nel descrivere l’episodio che, alla fine, ha provocato la decisione di far ricoverare il figlio, è significativo quello che racconta il padre: “Un vecchio signore stava passando con la propria automobile davanti casa nostra; mio figlio era in cortile con il suo arco e le sue frecce e, anche se il signore guidava ad una velocità di oltre 70 km/h, lui o è riuscito a colpirlo in un occhio con una freccia che è passata attraverso il finestrino dell’auto. Beh, bisogna ammettere che è stato proprio un bel tiro!”

E mentre sulle labbra del padre aleggia un sorriso, sul viso del figlio (che ha ascoltato tutto) compare un’espressione confusa.

Esiste la possibilità di poter curare soggetti con simili problematiche?

Lo vedremo nella prossima puntata

Nel frattempo, possiamo salutarci con due spunti di riflessione espressi da due personaggi con una vita difficile alle spalle ma che hanno reagito in maniera molto diversa:

Cerco di colpire la punta del naso del mio avversario perché cerco di ficcargli l’osso nel cervello. (Mike Tyson)

Ci sono state occasioni nelle quali l’aggressione fisica non è stata così grave quanto l’oppressione psicologica sofferta dalla popolazione nera durante l’apartheid. È una tortura psicologica impossibile da descrivere a parole. (Nelson Mandela)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo di capire, appunto, se e come si può curare il Disturbo Antisociale di Personalità

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale.

Buona “degustazione”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *