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Il Bambino nasce per ogni uomo libero, per tanti altri ai ceppi, per ciascuno che ritorna alla propria casa. E’ un tempo di ricongiungimenti e di separazioni… dei domani che bussano alla porta. Natale è festa sprovvista di timbri sul passaporto: è attesa che non regala favole inventate, lette da qualche pagina usurata nell’indifferenza. Non sta nascosto alle parole, ai gesti, ai comportamenti. Non sarà la sagra delle solite promesse, delle rese, delle perdite consistenti. Non sarà percorso di gara da affrontare per “dovere” essere il vincitore designato. Se ci credi, quel Bambino nasce per tutte le colpe che non sono facili da raccontare, per piantare un albero dalle solide radici, per non temere il vento e la tempesta. Che pure ci saranno. Questo, non sarà un Natale da comprare, bensì una relazione d’amore per un mondo finalmente migliore” (Vincenzo Androus). 

Cari Lettori, è da tempo che ci stiamo domandando se e quanto siamo in grado di esercitare la professione della relazione d’aiuto.

Con la laurea o meno, dei “Medici” in prima linea

Medico. Questo termine, deriva dal latino “medeor” e identifica “colui che conosce ed esercita, l’arte di curare le malattie”. Partendo dal significato etimologico greco (malakìa), il malato evidenzia uno stato di debolezza profonda per l’alterazione di una o più funzioni del corpo organizzato.

E, amaramente, dobbiamo ammettere che, mai come in questo periodo di pandemie (soprattutto mentali) qualsiasi situazione di estremo disagio sociale o ambientale genera, per coinvolgimento neurovegetativo e limbico (la zona delle emozioni che “investono” il corpo), situazioni di forte disagio. E malattia.

Cari Lettori, non possiamo dimenticare che Socrate ci ha insegnato che, se vogliamo arrogarci il diritto di provare a curare gli occhi di una persona, dobbiamo capire, innanzitutto, la sua Anima. E, ci permettiamo di aggiungere, anche tutto ciò che l’essere umano “vive” e che riconosce provenire da lui: pensieri, desideri, fantasie, ricordi, progetti, valori morali, sogni…

Come ha scritto Alda Merini

Abbiamo fame di tenerezza in un mondo dove tutto abbonda. E siamo poveri di questo sentimento che è come una carezza per il nostro cuore.

Eppure, è difficile poter aiutare gli altri…

Soprattutto quando ti proponi di uscire dagli stereotipi che ti vogliono su “un piedistallo di bianco vestito” e provi a toglierti quel camice che ti scherma e ti limita, allontanandoti da quella umana pietà che ti spinge a chinarti per rialzare il fratello e crescere con lui…

Una lotta col proprio Narcisismo, insomma.

Qualcuno è giunto a concludere che le “tempeste” che ci stanno investendo non siano un male assoluto quanto, piuttosto, un bene relativo.

Siamo stati costretti ad ammettere, ad esempio, la nostra impotenza di fronte ad eventi oggettivamente più “grandi” della nostra presunzione la quale, come un enzima selettivo, annichilisce la nostra arroganza.

Tornano i tempi in cui la fiducia prende il posto della tristezza, dove la classe prende il posto del trendy. Tornano i tempi dove una Banca non ti guarda troppo dall’alto… né troppo dal basso. Tornano i tempi delle buone maniere e delle condivisioni, dove il denaro è importante ma rimane uno strumento…”

Questo è il contenuto dello spot commissionato (qualche anno fa) da un Istituto di Credito, per provare a rifarsi “una verginità”…

Troppo bello per essere vero. Ma, anche se, in fondo, non è tutto oro, quel che luccica, ci piacerebbe poterci credere. Da “medici”, almeno un po’.

In conseguenza di tali riflessioni una domanda pretende e attende una risposta: aiutare gli altri, fa parte di una sorta di bontà insensata o, piuttosto, ci mette in condizione di migliorare noi stessi?

Al di là del fatto che l’altruismo rientri nei meccanismi di difesa mentale (che ci proteggono dall’invasione prepotente del mondo esterno) di tipo “maturo”, la Scienza ci spiega (col principio di “azione e reazione”) che in Natura non c’è spostamento di “Coscienza Nucleare” senza che, ciò, comporti una trasformazione in senso evolutivo.

Quindi, per parlarci chiaramente, riteniamo che la richiesta di aiuto vada a smuovere contenuti mnemonici molto personali e, di conseguenza, nel momento che osserviamo il sorriso di chi ci vorrebbe ringraziare, intercettiamo, in ciò, la nostra parte più vulnerabile e nascosta che abbiamo contribuito a proteggere e rendere più forte.

Cari Lettori anche se, come abbiamo anticipato prima, a volte si mettono in atto meccanismi di “difesa dell’IO” alquanto primitivi e immaturi (come, ad esempio, quello della negazione della realtà, quando si ha paura di affrontarla) è importante ricordare che, ogni Essere Umano, rappresenta un Astro Nascente

Oltre che bella, sul piano dell’immaginario poetico, l’affermazione sopra riportata costituisce il vero, fondamentale, assunto cui potersi ispirare nelle scelte della Vita. 

Infatti, dopo quello che gli Scienziati chiamano “Big Bang”, man mano che le enormi temperature (dovute all’esplosione del Buco nero da cui è nato l’intero Universo) hanno iniziato a diminuire, si sono costituite le prime “Stelle”, cioè sferoidi luminosi di Plasma (gas ionizzato) in grado di generare energia (grazie alla fusione nucleare) che viene trasportata sotto forma di radiazioni elettromagnetiche, particelle elementari (“vento stellare”) e neutrini.

Sostanzialmente, il resto dell’Universo è venuto da lì (con tutto quello che la Biologia ci spiega) e, noi, abbiamo mantenuto la stessa strutturazione atomica capace di generare enormi quantità di energia, sintonizzata con l’entità di partenza (la stella).

Ecco perché quando, inquieti e alla ricerca di qualcosa di più delle “semplici” abitudini quotidiane, ci scopriamo a desiderare di uscire dal “gregge” del già vissuto, veniamo a trovarci di fronte ad un bivio esistenziale: da una parte la strada, molto battuta, delle emulazioni compensative del Sociale (che finisce per omologarci riducendo la necessità dell’introspezione); dall’altra, l’ispirazione di quello che viene dalle Leggi di Natura che possiamo ritrovare fermandoci un attimo a sentire le emozioni che si provano a guardare il cielo stellato (infatti “desiderio” viene dal Latino “siderare”, guardare le stelle).

Se è vero che, in noi, c’è il bambino che cerca rassicurazioni e che vuole sentirsi dire che tutto andrà bene, è un dato di fatto che, nell’Ipotalamo, dovremmo avere ciò che serve per geo localizzarci con quanto c’è di vero, logico e reale.

Soffermiamoci su qualche riflessione nient’affatto scontata.

Il Natale è festa per eccellenza per i credenti, seconda solo alla Pasqua. A Natale nasce il Bambinello, a Pasqua, trentatré anni dopo, muore e risorge.

Con il passare dei decenni, la festa religiosa è passata sempre più in sordina, tanto che non è rilevante il numero dei cattolici che frequentano i riti del periodo natalizio.

L’aspetto laico e gastronomico ha preso il sopravvento, tanto che non è esagerato dire che il Natale è solo un nobile pretesto per attività che nulla hanno a che fare con sentimenti di vero amore e di autentica bontà.

Eppure, nonostante la sconfitta, non dobbiamo rinunciare all’idea che Natale sia un momento reale di riflessione sull’amore inteso nel suo senso più alto. Come ci insegna il Vangelo (ma anche passi importanti dell’Antico Testamento) l’amore non può essere “amore di sé” ma amore degli altri.

Poi il Grinch pensò a qualcosa che non aveva mai pensato prima. E se il Natale, pensò, non venisse da un negozio?  Che cosa succede se il Natale, allora, significa forse qualcosa di più? (Dr. Seuss)

L’amore di sé è angusto e, in fin dei conti, egoistico. L’amore verso gli altri (addirittura i nostri nemici e avversari) è l’atteggiamento più nobile che un essere umano possa coltivare e praticare.

Qualche amico lettore commenterà amaramente: “Ma questo è utopia!”.

Ebbene sì. A nostro avviso non avrebbe senso vivere se non ci fosse in noi questo anelito a superare il negativo del mondo esistente, impegnandoci in attività che mirino a sconfiggere l’odio e a valorizzare l’amore.

A parole, nel periodo natalizio, gli uomini fanno spesso promesse di bontà che non verranno, purtroppo, in larghissima parte mai realizzate.

Mi sono risolto. Mi sono voltato indietro. Ho scorto, uno per uno, negli occhi i miei assassini. Hanno, tutti quanti, il mio volto (Giorgio Caproni)

La situazione reale è questa ma non dobbiamo abbatterci. Anzi, prendendo spunto dal fatto che a Natale gli uomini sembrano più inclini a guardare al bene con atteggiamento positivo, bisogna intensificare qualunque attività che tenda a porre il rispetto al centro di ogni azione.

Il discorso non è agevole.

La venuta del Bambinello è un invito alla bontà, alla pace, alla speranza.

Purtroppo molti paiono non essere interessati a raccogliere questo invito.

L’essere Umano è l’unico essere che, da sempre, gioca alla guerra e non alla pace e inventa ogni giorno motivi di attrito e di lotta.

Le stesse Religioni, sin dalla loro nascita, parlano d’amore che si traduce in odio nel momento in cui si “vuole obbligare l’altro a credere”.

Quanto detto sopra dà l’idea della enorme difficoltà di vedere, a breve, cambiamenti sostanziali nei comportamenti umani.

Eppure non dobbiamo rinunciare!

Dobbiamo porre al centro di ogni nostro discorso il “rispetto”, guidati dalla convinzione che ogni uomo, al di là della sua razza e del colore della sua pelle, è un “essere” come tutti gli altri suoi simili e va “RISPETTATO” in quanto senziente.

Solo i malvagi e coloro che vogliono sfruttare i propri simili, inventano teorie e pubblicizzano ideologie tendenti a dividere gli esseri umani in diverse “categorie”, dalla più nobile a quella più infima. In tal modo si perpetua l’organizzazione del mondo tra vincitori e vinti, tra padroni e schiavi. Cosa per noi inaccettabile.

L’egoismo e la malvagità sono nati con l’uomo e si sono sviluppati sempre più perché non hanno avuto successo i tanti tentativi di ridurre questi fattori negativi.

Tutto è nato con l’idea del possesso. Dice Blaise Pascal:

Quando uno ha cominciato a dire “questo è mio” ha gettato le basi per la lotta, per la violenza, per il terrore.

Cari Lettori, la vita di ciascuno dovrebbe essere connotata dalla disposizione del proprio animo a fare del bene. Questo, secondo gli antichi Greci e Romani, richiama a quelle Virtù in cui, probabilmente, Amore, Saggezza, Verità, Giustizia e Bontà, convergono a creare la Stella a 5 punte che ha brillato, la sera del 24 dicembre dell’anno “zero”, per indicare la nascita del Re dei Re.

Una persona gentile e affettuosa, un giorno che non ricordiamo con esattezza ma che, ricordiamo bene, apparteneva ai momenti di una vita meno prigioniera delle richieste di una Umanità senza Cuore, ci ha donato i propri auguri con questa particolare dedica: “A chi saluta ancora con un bacio; a chi lavora molto e si diverte di più; a chi va in fretta in auto ma non suona ai semafori; a chi arriva in ritardo ma non cerca scuse; a chi spegne la TV per fare due chiacchiere; a chi è felice il doppio quando fa a metà; a chi si alza presto per aiutare un amico; a chi ha l’entusiasmo di un bambino ma i pensieri di un uomo assennato; a chi vede nero solo quando è buio; a chi non aspetta Natale per essere migliore!”

E allora, cari Lettori, come abbiamo scritto da qualche parte, nella cesta dei nostri desideri c’è quello di volere entrare nella parte più intima del “prossimo” per volare, insieme, sopra i tetti delle città, e mescolarci col profumo del caffè spiando le espressioni di chi, al mattino, ha infranto i sogni contro la polvere della realtà quotidiana…

Effettivamente, se potessimo girare in cielo come le rondini (o i gabbiani), osserveremmo dall’alto l’inutile corsa di una umanità che si affanna senza un effettivo perché, forse solo per schivare il suo strano dolore (o la melanconia da cui cerca di fuggire),

Sappiamo bene che, due uomini da soli, non possono cambiare il mondo. Ma il bambino che è in noi, vorrebbe che ci provassimo diventando una sorta di “scudo paraeccitatorio” che, alla stregua di un buon papà o di una mamma premurosa diventa capace di alleviare e accudire….

A me non interessa il mondo.

Mi interessano le persone con cui vivo: il resto del mondo è tutto nei giornali.

La mia famiglia, i miei vicini, sono loro la mia vita: l’unica vita di cui posso avere esperienza; il resto è mitologia giornalistica. Non è poi così importante che io faccia carriera o realizzi grandi cose per me stesso.

Ciò che conta e dà senso alla mia vita è che io viva nel modo più pieno possibile per realizzare la volontà divina che è in me.

Questo compito mi occupa a tal punto che non mi resta tempo per nient’altro.

Vorrei farvi notare che se tutti vivessimo in questo modo, non avremmo più bisogno di eserciti, né di polizia, né di diplomazia, di politica, di banche.

Avremmo una vita ricca di senso e non, come ora, pura follia. (C. G. Jung.)

Da ciascuno di noi, in quella porzione “retta e corretta” (o “giusta” e “perfetta”, rispetto ai Disegni di Ciò che ha creato il “Tutto”) si irradia sempre una luce: una luce che rasserena, una luce che nutre, conforta, guarisce, purifica e vivifica.

Quella luce (che si promana attraverso fotoni di energia che trasportano informazioni aderenti a Leggi di Natura) verrà notata (anche da lontano) da coloro che percepiscono che qualcosa di speciale si sta manifestando. Una sorta di nuovo Big Bang.

Il termine “Cristo” è la traduzione greca di una parola ebraica (“unto”) dalla quale proviene l’italiano “Messia”. Il significato di questo titolo onorifico deriva dal fatto che, nell’antico Medio Oriente, personaggi importanti come Re, Sacerdoti e Profeti, venivano solitamente scelti e consacrati tramite l’unzione con oli aromatici di purificazione.

Ciò che si manifesta dalla “Luce” è, appunto, il Cristo (che, potenzialmente, “dorme” in ognuno di noi) e chiunque, anche chi esercita il Potere, non può non esserne attratto.

Abbiamo letto che non è vero che il cuore si trova, per tutti, nello stesso punto. In alcuni è a pochi centimetri dall’Ego, in altri è ad una spanna dall’Anima…

Natale è l’esempio della sintonia con il bisogno degli altri, della consapevolezza di una vita consacrata e designata. E, se qualche volta, col tramonto davanti incroceremo una lacrima, non cediamo alla tentazione di asciugarla: irrigherà il ricordo del bene che, qualcuno, ha donato e insegnato.

Cari Lettori, il senso dell’immagine di copertina risiede nella trama dell’ultimo regalo che ci ha lasciato il grande Gigi Proietti: Ettore (Marco Giallini) è un ex galeotto che ha scontato 5 anni di carcere per una rapina ed ha, alle spalle, una fallimentare relazione con Laura, con una figlia che non ha mai potuto conoscere. Senza grandi alternative se non quella di continuare a fare il rapinatore. È così che si ritrova a casa di Nicola (Gigi Proietti), un amabile signore con niente di valore che si possa rubare ma che dichiara infatti di essere Babbo Natale. Ettore è decisamente scettico: Nicola sarà davvero chi dice di essere?

Cari Lettori, il nostro commiato vi propone un bellissimo video tratto da un affascinante pezzo del compositore Yiruma (pseudonimo di Lee Ru-ma) dal titolo evocativo: “Potrebbe essere Natale”. Ciascuno, provando a perdersi nella vita degli altri, provi a ritrovare il proprio “pensiero felice”.

A chi è stato umiliato; a chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive l’angoscia; a chi ha urlato senza voce; a chi ha atteso, invano, uno sguardo di speranza…

L’AUGURIO

di poter prendere in carico il bambino che è stato, di curare le ferite della propria infanzia senza la paura di guardarle fino in fondo e di riuscire ad assumersi le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.

BUON NATALE

Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta, il vento corre fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché tu ci sei davvero necessario.” (Bertolt Brecht)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento affettuoso ad Amedeo Occhiuto, per la collaborazione

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