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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

Il talento può essere una trappola. E quel che è più pericoloso è il narcisismo. Ci si compiace del colpo miracoloso, si ricevono applausi, si finisce per giocare per gli altri, per il pubblico. È rischiosissimo. (Roger Federer)

La riflessione sopra riportata, ci ricorda il prezzo che si paga, ogni volta che si cerca di salire sul piedistallo più alto.

Stress, dunque, per mantenere una posizione che non vorremmo perdere. Proviamo, a questo punto, a rispondere a una domanda che, in apparenza non c’entra col discorso che abbiamo appena iniziato:

È normale sentire, a volte, il bisogno di fare del male a chi amiamo o di volerci sottomettere a lui?”

Questo quesito, ci apre le porte di un mondo articolato, frastagliato e controverso, che in un certo qual modo ci riguarda più di quanto non immaginiamo e che orbita intorno ai pianeti di masochismo e sadismo.

Il termine “masochista” è stato coniato dalla psichiatria tedesca, ispirandosi al Barone Leopold von Sacher-Masoch, giornalista e scrittore Austriaco e autore del famoso libro “Venere in pelliccia”, del 1870.

Il masochista ci appare come lo speculare del sadico: tanto questo, gode nell’infliggere dolore e umiliazione, tanto quello si compiace di subirne.

A proposito di sadismo…

Il termine deriva dal Marchese de Sade (al secolo, Donatien Alphonse de Sade, vissuto nel 18° Secolo) autore di testi filosofici ed erotici in cui è evidenziata (in maniera cinica), sostanzialmente, la figura del narcisista maligno (spinta all’estremo) che è una accentuazione di quanto abbiamo già trattato nei precedenti incontri.

Cioè…

Il narcisismo maligno è una sindrome psicologica che comprende un mix estremo di narcisismo, comportamento antisociale, aggressività e sadismo.

In tutto ciò, campeggia l’ombra della Perversione…

Di fatto, quella condizione che porta a ricercare il piacere attraverso “vie contorte”, come adattamento a un dolore o fastidio che viene, addirittura, ricercato o riprodotto per riuscire a trarne un godimento.

E quindi, rientriamo nell’ambito del masochismo, che potrebbe essere descritto come un’ampia serie di fenomeni, sia normali che patologici, centrati su una motivata auto-distruttività e un piacere conscio o inconscio nella sofferenza.

Volendo provare ad osservarne gli estremi troveremmo, da una parte, una volontà di autoeliminazione con quel sottile piacere che qualcuno ha chiamato “narcisismo di morte” mentre, dall’altra, osserveremmo una “sana” capacità di sacrificio in nome della famiglia, di un ideale, dell’altruismo in senso più ampio.

In questo ultimo caso, le funzioni sublimatorie di una volontà di soffrire determinata dal proprio codice morale (il super-io), non possono essere considerate patologiche. Al contrario, socialmente, rappresentano un valore aggiunto, capace di essere un riferimento.

Tra questi due estremi, vi è un ampio spettro di disturbo masochistico che ha, come elemento comune, un conflitto inconscio tra la spinta a vivere intensamente (l’ES, le pulsioni libidiche di Freudiana memoria) e il freno del controllo morale (il cosiddetto Super-Io).

E, quindi nel “ventaglio” complessivo, troviamo:

  • coloro che cercano il piacere soffrendo in maniera “diretta”, come ad esempio nel masochismo sessuale, dove il dolore fisico e la mortificazione psichica accresce l’eccitamento;
  • quelli che rimangono “intrappolati” nel masochismo narcisistico nel quale, la sofferenza, è guidata dal principio secondo cui “se soffro e sopporto, sono diverso e migliore dagli altri”;
  • la vasta schiera di chi viene schiacciato e (paradossalmente) nobilitato al tempo stesso dal cosiddetto “masochismo morale per senso di colpa”: una via di “redenzione” attraverso privazioni e sofferenza, per obiettivi non raggiunti o mancanze (vere o presunte) nei confronti altrui

Nel grande regno del MASOCHISMO MORALE, tutto si gioca nella relazione fra sé stessi e un meccanismo introiettato autopunitivo che ha il compito di ripristinare (attraverso la giusta punizione) credibilità e stimabilità, quanto meno ai propri occhi.

In questo modo, perversamente, si tenta di recuperare un minimo di amor proprio attraverso l’autoaggressività.

È come se, paradossalmente, l’aggressività venisse assorbita dall’Amore, creando una specie di aberrazione

Un simile principio, “guida” il masochismo sessuale, sempre sotto forma di perversione: l’esperienza forzata del dolore, la sottomissione, l’umiliazione per ottenere una gratificazione sessuale, sono la punizione inconscia per tutti i pensieri di scontro con il genitore di sesso opposto, vissuti durante i primi anni di vita (la cosiddetta fase edipica).

Sostanzialmente, è come se si vivesse in maniera amplificata lo stato d’animo di frustrazione provato ogni volta che (da molto piccoli), nostra madre non era disponibile con noi.

In base al carattere che ci si ritrova, la sofferenza che l’altro, a nostro modo di vedere, ci infligge, finiamo per accettarla per ritornare dei bravi bambini di cui la mamma si prenderà cura.

Se, fin da bambini, si subisce un’aggressività di consistente e cronica entità, la rabbia che si prova, distorce lo sviluppo di tutte le strutture psichiche e interferisce con la possibilità di scaricare il malessere, mediante fantasie di ribellione o disturbi psicosomatici.

È anche da questo, che prende corpo la sindrome estrema del NARCISISMO MALIGNO che, accanto al sé grandioso (ovviamente patologico) infiltrato di aggressività e livore, porta ad una pericolosa fusione psicologica con chi si è comportato, con noi, in maniera sadica.

Esiste una condizione simile a quella appena riportata, che si genera in personalità meno disagiate e che, comunque, attraverso la sofferenza masochistica può dare una sensazione di superiorità morale: coloro i quali sembrano collezionare ingiustizie, rappresentano tipicamente la formazione di un compromesso più lieve di masochismo morale.

In conclusione di questa pesante (ma necessaria) passeggiata insieme, il commiato migliore non può che essere quello di Sveva Casati Modigliani:

Se non le dai un senso, la vita è come una bella donna all’apparenza generosa e, nella sostanza, sadica. Prima ti dà tutto e poi si diverte a togliertelo.

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale scopriremo cosa accade nelle relazioni d’amore masochistiche.

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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