…sono qui e mi lascio andare con me stessa.
Abbasso tutte le luci a che i miei occhi non si debbano sforzare, faccio in modo che l’assenza dei rumori regni nella mia casa e decido di guardare bene dentro.
Sollevo lo sguardo da questo foglio e penso ad oggi, e penso a ieri e mi sforzo di pensare anche al domani.
Oggi. Una lotta con me stessa, una corsa senza fine, un dolore dentro al petto. Non c’è niente che riesca a portarmi un po’ lontano con la mente e con il cuore. Sono lì, a pensare, a rimuginare a quanto detto, a quello che avrei potuto. E provo un senso di rimpianto.
Ma come? Io sempre pronta a non voltarmi, è vero si, ad andare avanzando senza i se e senza i ma, come quelli di una volta, quando tutto era ancora da scrivere e da sospirare e quando le onde troppo alte mi impedivano di vedere bene in faccia. Cosa? Lo specchio di me stessa o le paure concretizzate nei miei occhi?
Penso a ieri. La fatica del voler tenere tutto a bada, sotto il “controllo” per non perdere, sotto chiave per non mostrare, al guinzaglio per impedire che mi sfugga. Ero lì, sola nei miei pensieri e per la prima volta ho capito il valore del dialogo. Ho ascoltato la mia voce, ho dato la mia voce ai sentimenti, ho gridato senza aver paura di essere ascoltata.
Poche lacrime dagli occhi. Un momento di sollievo, cosa succederebbe se riuscissi a donare sfogo al dolore che mi costringe, a non bloccarlo, ad urlarlo al mondo intero.
A chi mi vuole bene, a chi me ne vorrà, a chi c’è stato, a chi è andato via correndo.
Provo a tendere il mio sguardo ed immagino una luna su di un mare freddo di stagione. Forse dopo questa lì andrò, a vedere l’alba nei colori dell’autunno, aspettando nel silenzio della notte la smagliante luce di quello che si appresta ad arrivare.
Torna e ritorna. Ormai come un film troppe volte già rivisto. Perdo il gusto dell’imprevisto nel finale. Volto pagina.
Penso a domani. Con fatica questa volta. Il progetto a lungo termine non mi appartiene. Vivo da sempre dei respiri del momento, custodisco con cura il valore del passato, ma non riesco a voler vedere il traguardo in ogni cosa. Mi piace vivere nel percorso, nel durante, assaporando il paesaggio che corre fuori veloce dal finestrino della mia auto, catturando uno sfuggente raggio di sole, se pur debole, fra le mie dita, trattenendo il respiro perchè troppo presa dalla sorpresa del mistero della vita.
Sono qui e questa sera poca voglia sento di andare avanti.
Rifletto sulle parole andate, uscite senza averle trattenute, saltate da una stagione all’altra senza rispetto alcuno per il mio stato d’animo. Sono ancora brava a fare male a me stessa.
Quattro passi, sotto un cielo puntellato e caldo, accogliente ed invitante ad uscire e non pensare. Forse è meglio l’altitudine della montagna a noi vicina. L’aria si fa tersa e silenziosa e meglio si riesce ad apprezzare il volto di una città che sta per dormire.
È intrigante, quando tutto sta per socchiudere, infilarsi, di nascosto, nel pensiero che non vuole essere svelato. Sbirciare dall’alto dei rumori la quiete in lontananza e provare la pace con se stessi. Da contorno una musica dolce, sfondo ad uno stato dell’animo delicato senza voce. Si, non mi importa del domani, vivo ad oggi e mi gusto questo viaggio.
Sono qui… e non vorrei essere in nessun altro posto.
Perdo la sintonia in chi amo e riprovo la stessa e solita paura. Si sbriciola l’ultima certezza e provo ad abbracciarmi.
Il passato, il presente ed il futuro.
Sono qui, accanto a me, riesco a vedere bene, con chiarezza, quanto è stato e ad apprezzare tutto quello che ho ricevuto, quanto ho dato senza aspettare nulla in cambio.
Quello che oggi mi accompagna…, beh, questa sera è forse una struggente malinconia che mi vorrebbe legare impedendomi di volare, come riesco bene a fare quando inseguo la magia nella fantasia, la sensibilità che si nutre di emozioni, di vedere e godere del piacere dentro gli occhi della gente.
Il futuro…
Fernanda
casa mia, 09 dicembre 2010, ore 22.18
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line