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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

Nella mia lunga pratica di psichiatra, ho scoperto che aiutare la gente a individuare le mete personali, è il sistema più efficace per affrontare i problemi. Proporsi degli obiettivi precisi e cercare con tutte le forze di raggiungerli è il primo passo verso la guarigione (Ari Kiev)

Questa riflessione dello psichiatra e scrittore americano Ari Kiev, ci evidenzia l’importanza di un approccio quanto mai integrato, fra farmaci e psicoterapia, nel provare a ritrovare il bandolo della matassa nel complicato mondo del Borderline. Ovviamente, nelle situazioni particolarmente gravi, è previsto anche il trattamento ospedaliero e il day hospital. Così come, quando il caso ol richiede, si affronta anche una terapia psicologica della famiglia.

Terapia farmacologica

Iniziando ad analizzare il quadro chimico farmacologico, quello che si cerca di affrontare è la dimensione della disregolazione affettiva e impulsivo – aggressiva, tipica di questo disturbo (come abbiamo avuto modo di osservare nelle puntate precedenti).

Sintomi come labilità dell’umore, aspetti depressivi, rabbia intensa e inappropriata con esplosioni di collera, ansia (etc.) richiedono:

  • come prima scelta, l’impiego degli inibitori selettivi del riassorbimento di serotonina (neurotrasmettitore che “consente” la manifestazione di una tranquilla stabilità emotiva)
  • in seconda battuta, antipsicotici (cosiddetti) “atipici” a basse dosi che, agendo sia sulla serotonina che sulla Dopamina (responsabile della manifestazione dell’aggressività), si dimostrano rapidi ed efficaci nel controllo della rabbia;
  • eventualmente, benzodiazepine a lunga emivita (cioè, che non esauriscano l’efficacia in tempi troppo brevi) nel caso di sintomatologia ansiosa difficilmente gestibile;
  • nel caso di quadri autolesivi, si ricorre agli stabilizzatori del tono dell’umore (carbonato di litio, valproato e carbamazepina)

Psicoterapia

Come riportato nei testi del Prof. Gabbard (ma non solo nei suoi), le linee guida dell’Associazione Psichiatrica Americana raccomandano l’uso integrato di psicoterapia e farmacoterapia.

Quale che sia l’indirizzo che si intenda seguire sul piano psicoterapeutico (cognitivo comportamentale, psicodinamico, individuale, di gruppo, o altro), l’importante è che si proceda secondo un approccio sistematico che:

  • aiuti a comprendere e “organizzare” la confusione interiore;
  • tenga conto della capacità di introspezione del sofferente;
  • sappia realizzare le basi di una buona alleanza terapeutica.

Si può ipotizzare che, per essere efficace, la relazione terapeutica deve poter migliorare la capacità del sofferente di riesaminare l’interpretazione delle percezioni.

In questo modo, si migliora l’azione inibitoria della corteccia cerebrale frontale e prefrontale per ottenere una più efficace regolazione dell’amigdala (riducendo il bisogno dell’ipercontrollo del mondo esterno).

Quindi, uno degli obiettivi principali è quello di consentire la possibilità di molteplici prospettive su sé stessi e sugli altri.

Lo psichiatra Otto Kernberg, ad esempio, nel suo modello di psicoterapia basato sul Transfert considera gli stati d’animo che si esprimono in analisi, come delle rappresentazioni di relazioni di attaccamento del passato, rivissute con il terapeuta.

I passaggi fondamentali riguardano la diffusione dell’identità (mancata integrazione di quello che si pensa di sé e degli altri “significativi”) ostilità, aggressività e impulsività.

Le tecniche utilizzate, riguardano interventi di chiarificazione e confrontazione. Alcune volte, di interpretazione

La “chiarificazione”, consiste nell’esplorare, insieme all’analizzato, ciò che nel suo resoconto appare vago, enigmatico, incompleto. Il fine non è quello di mettere in discussione quanto riferisce ma, semmai, di indagare il suo livello di consapevolezza.

La “confrontazione” consiste nell’evidenziare (con tatto e pazienza) informazioni contraddittorie che sembrano suggerire una ridotta consapevolezza della realtà

L’Interpretazione, usando quanto emerso con la chiarificazione e la confrontazione, collega il tutto con motivazioni inconsce, con l’obiettivo di mettere a fuoco angosce, conflitti, meccanismi difensivi e grado di distorsione della realtà. 

Lo scopo del trattamento è quello di aiutare a sviluppare la capacità di riflettere e di controllare l’intensità delle emozioni di dolore e di rabbia.

In questo viatico, spesso, il terapeuta diventa il bersaglio della rabbia del proprio analizzato che, in questo modo, è come se gli dicesse, fra l’altro: “Io vorrei fidarmi di te perché ho la speranza di potercela fare. Per garantirti la mia fiducia, devi convincermi che non mi deluderai!”

In pratica succede che, man mano che si crea l’alleanza terapeutica, l’analizzato “butta” addosso all’analista contenuti angoscianti che non può reggere, sicuro che saranno ben custoditi e certo di poterli riprendere non appena si sentirà idoneo a “contenerli”.

Noi aiutiamo i pazienti a imparare a vivere nella loro pelle, all’interno della dialettica creata dall’amore e dall’odio, dalla vita e dalla distruttività (Glen O. Gabbard)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo del Disturbo Narcisistico di  Personalità

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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