Conoscerete la verità. E la verità vi farà liberi (Giovanni 8.32)
“Quello che ci spinge alla ricerca interiore spesso è la sensazione di dover guarire qualcosa. A volte è un viaggio che inizia con una malattia fisica, a volte con un senso di malessere puramente emotivo.
Quella spinta, è sostenuta dal nostro desiderio di felicità. Una parola quasi scandalosa. Al massimo, diciamo “essere sereni”. Alla fine però non può esistere una cura senza usare un’altra parola (altrettanto scandalosa) che è “amore”.
Solo se smettiamo di pretendere di essere perfetti per amarci, possiamo cominciare a guarire”.
(Nicoletta Cinotti)
Ogni persona, consapevolmente o meno, spende il suo tempo cercando di dargli un senso (attraverso l’investire sé stesso nel lavoro, negli studi, nelle relazioni con gli altri) al fine di recuperare una dimensione identitaria in termini di coerenza, continuità e stabilità nel tempo.
E allora, cari Lettori, proviamo a pensare a quanto siamo veramente liberi, dal momento che, per trovare il bandolo di una maledetta matassa (complicata da una miriade di fattori), ci arrabattiamo mentre, in realtà, avremmo voluto occuparci d’altro…
Quanti di noi si trovano nella condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all’autorità o al dominio altrui, riuscendo a trarne godimento?
E inoltre, siamo in grado di discernere il vero dal falso, riuscendo a dare conformità alla realtà delle cose e dei fatti, senza illusioni, paranoie (sfiducia e sospetto), distorsioni o idee di riferimento (convinzione che coincidenze ed eventi esterni casuali abbiano un significato particolare)?
I fantasmi non esistono. I fantasmi siamo noi, ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole lacerati, insieme bugiardi e sinceri, generosi e vili (Eduardo de Filippo)
Da osservatori del Sociale, riflettendo su molto di ciò che accade (dentro e fuori di noi) e che la lingua italiana qualifica come “nefandezze”, concludiamo che molti comportamenti auto ed etero lesivi, somigliano molto alle azioni dei bambini che, per assetto egocentrico, arrivano, metaforicamente, a tagliare il ramo dell’albero su cui sono seduti, pur di fare un dispetto ad un compagnuccio di giochi “antipatico”.
Se osserviamo il mondo con gli occhi di uno psicoterapeuta, non possiamo non considerare il condizionamento impostoci dai nostri limiti di maturità e di crescita interiore (e, come ha scritto qualcuno, nessuno è immune dall’essere o dall’essere stato “pessimo”) che derivano da quello che possiamo considerare un dono del nostro caregiver più importante (di solito, nostra madre), elargitoci attraverso il meccanismo del rispecchiamento (occhi negli occhi) e della responsività (“esserci”, ancor prima di farci percepire la consapevolezza di un nostro bisogno).
Questo elemento condizionante prende il nome di Narcisismo e va dal sano amor proprio all’insano egocentrismo che, a sua volta, vede individui con eccessiva autostima e facilmente irritati dalle critiche (Narcisisti Overt), altri con bassa autostima e molto sofferenti alle osservazioni non lusinghiere (Narcisisti Covert) e, in ultimo, coloro che godono nel fare soffrire “disumanizzando” irrispettosamente e biecamente l’altro (Narcisisti Maligni).
Se, invece, ragionassimo come un Medico, tutto questo bailamme richiamerebbe alla memoria, il “Cancro”.
Si cari Lettori, non meravigliatevi.
La Scienza ci spiega che la cellula cancerosa somiglia incredibilmente ai componenti della Morula, cioè quella sorta di pallina da golf che diventiamo dopo pochissimo tempo dall’unione fra ovulo e spermatozoo.
Infatti, la neoplasia, secondo qualcuno sarebbe più corretto definirla “archeoplasia”, una sorta, cioè, di riproposizione dell’antico che, però, in un organismo non più embrionario, consuma troppe risorse e sporca altrettanto.
Che c’entra, questo, coi nostri comportamenti?
A ben guardarci, non è difficile rendersi conto del fatto che, un po’ tutti (chi più, chi meno), ci si porta dietro (accanto a forti spinte evoluzionistiche), una considerevole zavorra di immaturità che ci spinge ad agire, spesso, come se regredissimo, anziché evolvere.
Tutto ciò che è ignoto e vacuo viene riempito da proiezioni psicologiche; è come se nell’oscurità si rispecchiasse il retroscena psichico dell’osservatore. (Carl Gustav Jung)
Tornando all’ultima osservazione: Come si cura un tumore?
Con i Farmaci, con la Radioterapia, con la Chirurgia ma, soprattutto, accanto a una nuova rimodulazione motivazionale psicologica, con una buona riattivazione immunitaria, che è l’unica “vera” via in grado di scongiurare metastasi e recidive. Una sorta di chiamata alle armi che parte da una rivoluzione costruttiva, insomma!
E tornando per un attimo alle valutazioni sociali, se non cambiamo qualcosa del nostro modo di essere e di pensare, qualsiasi proposito resterebbe sostanzialmente inespresso.
Con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio. L’educazione, quindi, va intesa come l’aver cura di offrire ai giovani quelle esperienze che muovono il desiderio di apprendere le pratiche necessarie alla ricerca di ciò che è irrinunciabile per autenticare il proprio tempo. (Luigina Mortari)
Cari Lettori, ma vi siete mai chiesti cosa, realmente, vedreste nel momento in cui andreste a scoprire, liberamente, la realtà delle cose?
Giuseppe Mazzini, per esempio, è “vissuto” come un eroe nei libri di Storia italiani, trattato come un terrorista dall’impero austro-ungarico e, infine, “sopportato” come ospite nei soggiorni inglesi, visto che Sua maestà britannica non era interessata in prima persona nei moti di primo ottocento.
È (in questo ambito) amaro constatare che, spesso, i nemici di chi compie una nobile azione sono proprio coloro che dovrebbero accogliere a braccia aperte i “liberatori”.
Basti pensare a Carlo Pisacane e ai trecento della sua spedizione.
Sbarcati a Sapri per cercare di mettere in moto una azione di guerra contro il regime borbonico, vengono aggrediti, oltre che dalle truppe, anche dalle popolazioni che vedevano i nuovi arrivati come stranieri e nemici.
È chiaro che, in casi come questi, il potere dispotico, giocando sulla ignoranza in cui sono tenuti i sudditi, ha mano facile nel catturare e uccidere i patrioti.
Per quanto riguarda la Calabria (nel “Regno delle due Sicilie”), esemplare è la storia dei Fratelli Bandiera, accolti come elementi pericolosi e di fatto traditi e consegnati alle truppe borboniche.
Paul Claude Racamier, nel suo “Il genio delle origini”, parla di lutto originario a proposito di quel profondo senso di angoscia che si prova, da piccoli (e, per molti, per tutto il resto della vita) come quella traccia ardua, viva e durevole di ciò che si accetta di perdere come prezzo di ogni scoperta.
Permetteteci di ricordare che a Roma, nel 1825, due carbonari (Leonida Montanari, modenese vissuto a Cesena e Angelo Targhini, romano nato a Brescia), dopo un processo farsa e alquanto sommario vengono condannati a morte e, conseguentemente, ghigliottinati in Piazza del Popolo.
La loro storia viene raccontata da Luigi Magni, in uno splendido film del 1969, “Nell’anno del Signore”, in cui si sbircia anche nelle vicende sentimentali e politiche di un ciabattino da tutti ritenuto analfabeta e che si rivela invece essere il famoso Pasquino, autore di quelle satire anonime in cui si riassumeva, da anni, il malcontento del popolo romano.
In questo affresco viene raffigurata una Roma, in realtà, sottomessa e assuefatta al potere temporale della Chiesa, in un graffiante alternarsi di situazioni farsesche e drammatiche, che smascherano le ipocrisie del potere.
A distanza di quasi due secoli, nell’anno del Signore 2024, lo sfondo, liberamente tratto dalla realtà delle cose, narra sceneggiature non dissimili.
Oggi che il mondo è squassato da tante guerre, la Storia si ripete.
Ogni combattente che agisce (anche con atti terroristici) è un eroe da venerare per il suo popolo (oppresso o angariato) e un pericoloso terrorista da uccidere con ogni mezzo da parte dei nemici
La Storia documentabile del pianeta, ha diecimila anni ma, di fatto, è tutto un seguitare di violenze.
Elsa Morante nel suo romanzo “La Storia“, di ciò parla con sofferta partecipazione.
In questo clima, par di capire che le guerre saranno eterne e, invece, si dovrebbe lavorare per la pace.
La lotta politica è, oggi, viva solo nei paesi circondati da stati nemici o tenuti in sudditanza dagli stati imperialistici.
E, nonostante tutto, si condanna, si contesta, si governa, si complotta all’ombra del Potere. Ma non ci si rende migliori.
“Alzi la mano chi, in verità, possa affermare di non aver paura di studiare per arricchire la propria coscienza! Si faccia avanti chi non teme di faticare per levarsi di dosso il giogo e la puzza dell’ignoranza!”
Si pretende di risolvere i problemi cercando il potere nell’agire senza considerare, però, nella giusta misura, la forza delle idee che scaturiscono dall’acquisizione di nuove e più corrette informazioni. La mediocrità accompagna da sempre la gente umana come una condanna e un giogo perché, per liberarsene, si deve lottare contro la ricerca della pigra beatitudine intrauterina…
Nel passato, però, si guardava al sapiente, magari con invidia ma, certamente, con la consapevolezza di trovarsi al cospetto di un uomo migliore, anche se a volte pericoloso (e Socrate avrebbe molto da dire, in proposito).
Sulla scena so esattamente come muovermi. Nella vita sono uno sfollato. (Eduardo de Filippo)
Oggigiorno, invece, sempre più spesso, “liberamente” e “sinceramente” intendiamo la nostra condizione di incompiuti, come una situazione di massima espressione del genio contemporaneo.
Cari Lettori, come sosteneva un umorista francese, “Provate a complimentarvi con qualcuno per la sua capacità di pensare… e ve lo farete amico. Cercate, invece, di indurlo a pensare sul serio… e avrete un nemico per la vita!”
A queste condizioni, il termine “ignoranza” non fa certo rima con pudicizia quanto, piuttosto, con immondizia!
Lo stesso Robert Hossein (alias Robert Hosseinhoff, simbolicamente riproposto nella suggestiva immagine di copertina) che ne “La meravigliosa Angelica” veste i panni di Joffrè de Peyrac e del Rescator, in grado di rivaleggiare e vincere tanto contro il Re Sole (Luigi XIV) quanto contro i più agguerriti pirati, nel ruolo del dott. Targhini, non può far altro che offrire la propria testa al patibolo e all’oblio.
BUONA NOTTE, POPOLO…
“Cos’hai da ridere?
Caro Mastro Titta, dopo la Rivoluzione Francese e l’Impero di Napoleone i successori della restaurazione ritornarono a Luigi XVI e cancellarono ogni forma di progresso nato con questi movimenti storici, tranne una cosa: la Ghigliottina. L’unica cosa al mondo che non puzza di vecchio e di decrepito è la ghigliottina. Voi siete l’uomo più moderno di Roma. L’avvenire è vostro. Buona notte, Popolo!”
La verità rende l’uomo libero.
Si… ma di soffrire, però, osservando il baratro nel quale si sporge ogniqualvolta cerca qualcuno con cui confrontarsi e trova, invece, quella marmellata cerebrale che i più, improvvidamente, osano chiamare “pensiero”!
È stato inutile il sacrificio di tante vite? Pensiamo fermamente di no. Anche se viviamo da questo punto di vista in tempi sonnacchiosi c’è sempre una favilla di dignità e orgoglio in ogni cuore.
Al bisogno, sotto l’urgenza di un momento necessario, la favilla si trasformerà in un fuoco democratico.
La sofferenza umana ha una natura duplice. Può essere causa di infelicità o incentivo per un’ulteriore crescita. Se ci disperiamo di fronte alla sofferenza, siamo persi, ma se la consideriamo un’occasione per svilupparci e migliorarci, scopriamo che la nostra esperienza ci rende in grado di portare felicità agli altri. (Daisaku Ikeda.)
Partendo dal valore della riflessione di Fabrizio de Andrè in base alla quale chiunque coltivi le proprie diversità con dignità e coraggio, attraversando i disagi dell’emarginazione con l’unico intento di rassomigliare a se stesso, è già di per sé un vincente…
…se non ci è chiaro il significato di quanto così saggiamente espresso…
Beh, allora, buona notte, Popolo!
“L’uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi” (Erich Fromm)
Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo
Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”
Un ringraziamento affettuoso ad Amedeo Occhiuto, per la collaborazione