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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

In questa cinquantaquattresima puntata, ci occuperemo del Disturbo Schizotipico di Personalità

Vedete cari bambini, ogni cosa in questa stanza è commestibile. Anche io sono commestibile. Questo però viene chiamato cannibalismo, miei cari ragazzi, ed è considerato disdicevole in molte società. (Johnny Depp – Willy Wonka)

Questa eccentrica affermazione è tratta dal film “La fabbrica di cioccolato” (diretto da Tim Burton e interpretato da Johnny Depp) girato nel 2005 come riedizione di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (del 1971 diretto da Mel Stuart e interpretato da Gene Wilder), a sua volta, un adattamento del romanzo del 1964 “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl.

La trama ricorda la storia di Charlie Bucket, bambino di umile famiglia che, dopo aver trovato il biglietto vincente nell’incarto di una tavoletta di cioccolato, visita la fantastica fabbrica di Willy Wonka, insieme ad altri quattro bambini provenienti da varie parti del mondo.

Il sig. Willy Wonka è senz’altro un personaggio particolare: Il suo autore ne sottolinea l’intelligenza e il “viso illuminato di divertimento e risate”.

Lo fa parlare in maniera acuta e flautata e i suoi gesti sono singolari e saltellanti “come uno scoiattolo”. Nel mentre, Willy Wonka, indossa un cappotto viola (da cui si intravede un paio di pantaloni verdi), porta un cappello a cilindro e, con un certo vezzo, tiene in mano un bastone con il manico d’oro.

Appare entusiasta, loquace, carismaticamente amichevole ma, al tempo stesso, a volte è insensibile, impassibile e vendicativo.

È descritto come il cioccolatiere più straordinario del mondo e, in fabbrica, viene coadiuvato da un gruppo di omini chiamati “Umpa Lumpa”

Un personaggio simile è realmente esistito: Forrest Edward Mars, Sr., fondatore della ditta Mars, Incorporated, noto per la sua eccentricità e il suo lato maniacale.

Continuando l’esperienza iniziata nella scorsa puntata, proviamo a individuare nel personaggio principale, eventuali elementi dell’argomento di oggi: il disturbo schizotipico, appunto.

Questo forte “disagio” della personalità, è caratterizzato, fra l’altro, da isolamento sociale, comportamento bizzarro e stranezze di pensiero.

Come abbiamo visto prima, con i suoi cambiamenti improvvisi di umore, Willy Wonka è un personaggio del quale non ci si può mai fidare e, in più, capace di manifestare un modo di pensare, agire e parlare bizzarro e fuori da qualsiasi schema che possa essere immaginato.

Perfino il suo modo di vestire è eccentrico, altra caratteristica del soggetto schizotipico.

Altrettanto “sintomatico” è il suo isolamento all’interno della fabbrica: nessuno, prima del giorno della visita, lo aveva mai visto in volto.

Questo elemento, indica una propensione a limitare le interazioni con, in più, un “impoverimento” delle emozioni affettive. L’unica compagnia di Wonka sono gli Umpa Lumpa e, durante l’avventura descritta dall’autore, è chiaramente infastidito dalla presenza dei bambini e dei loro genitori.

Ovviamente, nell’ottica dell’opera cinematografica (ed editoriale, ancor prima) l’intento è quello di mostrare un personaggio divertente. Nel nostro “esercizio di ricerca”, però, possiamo individuare tratti schizotipici, per meglio inquadrare questo disturbo di personalità

Nei testi del prof. Gabbard, viene descritto il disturbo schizotipico come una possibile versione attenuata della schizofrenia, caratterizzato da un esame di realtà più o meno conservato, da difficoltà nelle relazioni interpersonali e da lievi disturbi del pensiero.

Criteri diagnostici del DSM-5 per il disturbo schizotipico di personalità

Quello che si osserva è, sostanzialmente, un quadro pervasivo di deficit sociali e interpersonali caratterizzato da disagio e ridotta capacità riguardanti le relazioni affettive, da distorsioni cognitive e percettive e da eccentricità di comportamento, che inizia entro la prima età adulta.

Elementi caratterizzanti del disturbo schizotipico di personalità

  1. idee di riferimento, senza deliri: convinzione che coincidenze ed eventi esterni casuali abbiano un significato particolare e insolito, riguardante la propria persona (ad esempio, credere che una canzone alla radio stia “parlando” direttamente a lui, o che una persona che cammina per strada, stia seguendolo);
  2. convinzioni strane o manifestazioni di “pensiero magico” che, pur non avendo ottenuto alcun riscontro oggettivo, influenzano il comportamento (per esempio, essere bloccati dalla superstizione o dai pericoli della chiaro-veggenza, etc.)
  3. pensiero ed eloquio strani (per esempio, eccessivamente metaforico, iperelaborato o esclusivamente stereotipato);
  4. affettività inappropriata o limitata;
  5. povertà di relazioni sociali (nessun amico stretto o confidente eccetto, ma non sempre, i parenti di primo grado)
  6. eccessiva ansia sociale, che non diminuisce con l’aumento della familiarità e tende ad essere associata a preoccupazioni paranoidi (quindi con sospettosità) piuttosto che a un giudizio negativo di sé.

Chiave di lettura psicodinamica (Glenn O. Gabbard)

Uno degli elementi che immediatamente risalta e risulta è la discrasia fra mondo interno e mondo esterno, come risultato di una scissione e frammentazione di Sé in diverse rappresentazioni che rimangono non integrate.

Una sorta di Patchwork che, come tante toppe vicine le une alle altre, danno vita a un tessuto molto eterogeneo.

Il risultato sarà quello di una diffusione dell’identità che rende problematiche le relazioni interpersonali, per via di una alterata e instabile esperienza emotiva di sé e degli altri che porta a modificare continuamente la percezione della propria persona, prima svalutandosi molto poi sopravvalutandosi fino a idealizzarsi.

Inconsciamente, il non aver potuto “vivere” le corrette attenzioni dal genitore di riferimento, porta ad avere paura di qualsiasi relazione, vivendo (contemporaneamente e antiteticamente)  due condizioni fortemente ansiogene:

  • la troppa vicinanza agli altri, fa emergere la paura di un assorbimento e di una fusione con perdita dei propri confini;
  • una distanza eccessiva dagli altri, è associata al timore di “perdita”, con conseguente  collasso psico emotivo.

“In questi soggetti è presente un difetto fondamentale nella capacità di relazionarsi, causato da una significativa inadeguatezza delle cure materne ricevute nell’infanzia” (Michael Balint)

Alcuni autori (come lo psicoanalista William Fairbairn) parlano, a tal proposito, di “Fantasia di cappuccetto Rosso” che unisce alcuni tratti del disturbo schizoide a quello schizotipico

Il bambino, che inizialmente percepisce la madre come rifiutante, può ritirarsi emotivamente dal confronto col mondo (come all’interno del bosco  che separa Cappuccetto Rosso dalla nonna) ma, contestualmente, il suo bisogno di lei cresce fino ad essere vissuto come ossessivo e “insaziabile”.

A quel punto, dolorosamente, prevarrà il timore (sempre inconscio) che, la propria “avidità” (la fame che ha, di lei), potrà portarlo a divorare la madre lasciandolo di nuovo solo.

Quindi, si si finisce col vivere il paradosso di ritenersi responsabili della potenziale distruzione dell’oggetto/madre di cui si ha maggior bisogno.

Non potendo sopportare a lungo questa situazione, ci si difende, molto spesso, con un meccanismo di proiezione, che porta a considerare gli altri come individui capaci di “divorare” e, quindi, si vivrà come la farfalla che non sa decidere se volare attorno a una fonte luminosa, per paura di restarne bruciata.

Per cui, riprendendo il tema della favola dei fratelli Grimm, così come Cappuccetto Rosso proietta la sua “avidità” nel lupo, i bambini proiettano la propria avidità sulle madri che diventano, quindi, divoratrici e pericolose.

Nell’attesa di capire in che modo aiutare chi si porta, dentro, simili sofferenze, possiamo salutarci con una delle affermazioni di Willy Wonka, che ci riconducono nel mondo degli schizotipici del “vorrei ma non posso!”

La cascata è molto importante, mescola il cioccolato. Lo rende leggero e schiumoso. Nessuna altra fabbrica al mondo mescola la cioccolata con una cascata, cari ragazzi, e su questo non ci piove! (Johnny Depp – Willy Wonka)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo del Disturbo  di Personalità Borderline

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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