Posted on

Uomo che ami parlare molto: ascolta e diventerai simile al saggio. L’inizio della saggezza è il silenzio. (Pitagora)

L’esperienza ci insegna che, per lo più, ognuno sceglie il proprio percorso esistenziale e lavorativo (quando non è condizionato dalle necessità contingenti) in funzione della personalità e del carattere e, nel tempo, assorbe le caratteristiche del modulo operativo, finendo col diventare quello che il proprio lavoro, in sostanza, esprime.

Quindi, con molta probabilità, ad esempio, il docente cercherà di esprimere il suo bisogno di trasmettere contenuti, il chirurgo sublimerà (in maniera utile e scientifica) parte della propria aggressività (sezionando e amputando), l’artigiano ripercorrerà i meandri ludici della propria infanzia…

E lo psicologo?

Ecco, potrebbe riuscire ad appagare il voyeurismo attraverso l’ascolto dell’anima altrui…

Pertanto, noi due, relativamente a quello di cui la vita ci ha chiamato ad occuparci, sul piano professionale, (sul piano sanitario e dirigenziale), potremmo essere stati indotti ad esercitare (quanto meno a provarci) al tempo stesso, una sorta di dominio di onnipotenza misto ad un esercizio quasi morboso dell’occuparci dei fatti altrui!

Il fatto è che, sul piano personale, ci scopriamo molto lontani da simili intendimenti e, allora, ci deve essere, necessariamente, dell’altro.

In effetti, col progredire dell’età e degli studi, traendo spunto da precursori come Freud e Jung (fino a giungere ai contemporanei Bergeret , Racamier e Kenberg) e non dimenticando i grandi Padri della Filosofia, abbiamo scoperto che, l’importante, è capire il senso delle cose che fai, rendendo sacro il trascorrere del Tempo che ti è stato concesso di vivere.

E, di conseguenza, ci siamo resi conto del fatto che, solo quando ci troviamo in armonia con noi stessi, comprendiamo che (probabilmente) quello che anima le liti o le incomprensioni le quali, spesso, alimentano i rapporti interpersonali, altro non sono che il riconoscimento dell’abisso che, in realtà, spezza in due l’animo della gente.

Viviamo in un tempo burrascoso, contrassegnato da guerre che pare non debbano terminare mai.

È finita l’estate (forse la più torrida a nostra memoria) e ci immergiamo nell’autunno, la stagione della malinconia e del silenzio, e assistiamo al mutamento della natura che sviluppa il suo eterno ciclo.

I giorni dell’autunno, proprio perché sempre in mutazione di qualcosa, danno forte il senso della precarietà espressa mirabilmente nella “lirica” di Vincenzo Cardarelli, intitolata, appunto, Autunno :

Autunno. Già lo sentimmo venire nel vento d’agosto, nelle piogge di settembre, torrenziali e piangenti e un brivido percorse la terra che, ora, nuda e triste, accoglie un sole smarrito. Ora che passa e declina, in quest’autunno che incede con lentezza indicibile,  il miglior tempo della nostra vita e, lungamente, ci dice addio.

Il valore del silenzio raggiunge, nell’autunno, il suo momento più alto e creativo.

Dopo la solarità dell’estate e gran parte del giorno all’aria aperta, ci si ripiega su sé stessi e si avverte forte il bisogno di osservare il cambiamento di tutto ciò che è intorno a noi.

Il silenzio che riempie i momenti più intensi della giornata ha un linguaggio tutto suo, impregnato di odori, sapori, colori.

La natura sembra “morire”, ma non è così.

Il termine “Autunno”, infatti, deriva dal latino autumnus, formato da auctus, participio di augere, cioè ‘aumentare, arricchire’ e “-mnos” (dal greco μένος), a significare la stagione ricca di frutta che segue l’estate e aumenta la ricchezza dei contadini.

Siamo, insomma, dinanzi alle prodigiose metamorfosi della natura e la mente va ad Ovidio e alla sua opera che ha duemila anni e sembra scritta oggi.

Cari Lettori, sarà per questo che ci piace molto l’idea di camminare in mezzo alla Natura, fra piante rigogliose e ruscelli non contaminati.

Proviamo, infatti, un piacere immenso, nel poggiare un piede dopo l’altro “sentendo” la meraviglia dell’erba che si abbassa, per diventare sentiero.

Sono questi, i momenti in cui avvertiamo che, tutta l’esistenza, è qualcosa di prodigioso e misterioso, in cui non ci sono soltanto protoni e neutroni ma molto, molto di più.

All’interno di questi momenti che cerchiamo di conquistare ad ogni costo, dandogli lo stesso valore dell’aria che respiriamo, da un po’ di tempo tentiamo di armonizzare due concetti di antica derivazione, apparentemente antitetici:

  • In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. (dal Vangelo secondo Giovanni – 1,1);
  • La parola è d’argento ma il Silenzio è d’oro (antico proverbio Orientale)

Nel mio Silenzio, Fratello, Maestro di Parola che percorri avanti a noi il cammino dell’elevazione e che ari i fertili campi del nostro ammaestramento spero che ogni tua Parola sia una freccia in grado di colpire il bersaglio della tensione di noi che muoviamo il primo passo della nostra riflessione, della nostra trasmutazione (Lòlìndìr.Mìnyatùr)

“Parola” è un termine che deriva, principalmente, dal Latino (parabola) ed indica qualunque voce articolata esprimente un concetto. Nel passato, a questo nome si preferiva quello di “Verbo” che colorava di Sacro e Saggio.

Con “Silenzio” (Dal Latino silentium, derivazione di silēre: “tacere, non far rumore”) si intende mancanza (anche relativa) di suono o rumore; ad esempio, un ambiente che produca suono inferiore ai 20 decibel può essere considerato silenzioso.

Meditare all’alba, in silenzio, era come fare il piano per la giornata. Il fatto che tante persone fossero impegnate assieme, in silenzio, ad acquietare la loro mente creava intensità, concentrazione, quasi un senso di forza. Meditare, in fondo, significa prendere coscienza di sé… un po’ come voler prendere il vento con le mani per farlo andare là dove si vuole. La mente è all’origine di tutti i problemi dell’uomo, ma è anche la sede delle sue soluzioni. perchè è un tesoro nascosto sul quale camminiamo, ogni giorno, senza renderci conto di quanto valga”. (Tiziano Terzani – L’ultimo giro di giostra)

Alla fine del Countdown (conto alla rovescia) che ha portato alla nascita dell’Universo, si è determinata la comunicazione per come gli scienziati hanno imparato a conoscerla, cioè: “un processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene in un determinato contesto”.

In effetti, la forza gravitazionale, quella elettromagnetica ed altro, hanno reso possibile, con flussi coesivi o disaggreganti di particelle, la creazione di tutto ciò che esiste, in giro per le galassie.

Nel più completo, apparente, silenzio!

All’interno degli atomi (che ci costituiscono) esistono particelle chiamate protoni e neutroni. Ciascuna delle due rappresenta una sorta di condominio all’interno del quale risiedono microstrutture che, quasi, si confondono col proprio movimento e che prendono il nome di quark. Esattamente, tre per ogni protone e, tre, per ciascun neutrone.

Il bello è che, essendo “caricato” positivamente, ogni quark sarebbe indotto (per via della forza elettromagnetica) ad allontanarsi dagli altri due. Interviene, a quel punto, un legante (rappresentato da un microelemento chiamato ”gluone”) che impedisce la fuga consentendo loro, solo un piccolo movimento oscillatorio da cui origina una sorta di ritmica danza “sacra”.

Ogni Quark contiene una sorta di programma fornito da chi ha “Creato” l’intero sistema Universo in base al quale, grazie al proprio movimento, genera “silenziose” onde vibrazionali indispensabili per rappresentare la VITA, un gradino dopo ciò che c’era prima del Big Bang.

Il frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera è la fede, il frutto della fede è l’amore, il frutto dell’amore è il servizio, il frutto del servizio è la pace. Nel Silenzio. (Madre Teresa)

Qualsiasi sollecitazione giunga dall’esterno (del protone, del neutrone o del nucleo dell’atomo) colpisce i quark e, in base alle loro capacità di adattamento di fronte allo stress indotto, si producono variazioni nel movimento vibrazionale e, con esse, nuove forme di comunicazione che, trasferendosi agli elettroni, grazie ai loro salti da un orbitale all’altro, si propagano nelle molecole e (per quanto riguarda l’essere umano), via via, nei tessuti, e nell’intero organismo.

Il valore del silenzio. Noi “siamo” ciò che pensiamo.

Pensare (dal latino pensàre: esaminare, apprezzare, pesare e valutare le cose con l’intelletto) produce l’attivazione di diverse zone cerebrali con lo scopo di determinare la costruzione delle idee, mediante il meccanismo, silenzioso, della riflessione, per l’elaborazione delle strategie più idonee alla risoluzione dei problemi relativi all’appagamento di bisogni e desideri.

Questo significa che siamo stati dotati di uno strumento idoneo ad affrontare tutti gli ostacoli che incontriamo, mentre ci muoviamo sulla strada del raggiungimento di uno o più obiettivi. E questo accade, se “pensiamo” lontano da disturbi del Mondo Esterno: cioè, in silenzio.

Il ruolo dell’Apprendimento: cosa significa e, a che serve, Imparare?

Ogniqualvolta l’essere umano si trova nelle condizioni di dover risolvere le difficoltà che la vita gli pone di fronte, per impegnare il pensiero nella strutturazione di una strategia adeguata, dovrà ricorrere alla prima delle espressioni strutturali della mente: l’apprendimento”. (Giovanni Russo)

Sono moltissime le definizioni che pretendono di far comprendere il termine in questione. Una, abbastanza esplicativa, lo identifica come “un processo psichico mediante cui l’esperienza, incidendo sul sistema nervoso, modifica il comportamento animale ed umano”. Siccome il termine esperienza identifica, nella lingua italiana, “la componente sensibile di un atto conoscitivo, in cui sono coinvolti i sensi come recettori del mondo esterno”, ricaviamo che il meccanismo dell’apprendimento si determina a seguito di stimolazioni che acquisiamo in maniera direttamente proporzionale alla capacità di ascoltare e osservare, in “religioso” silenzio.

Bisogna concentrare l’attenzione dello spirito, non lasciarsi assorbire dalla vita di superficie, stabilire in ogni giornata una zona di silenzio, affinare la sensibilità dell’anima. (don Carlo Gnocchi)

E siccome, apprendendo, forniamo nuovi dati che, come abbiamo visto prima, influenzano la danza cosmica prodotta dai quark che si allontanano (per effetto dell’interazione debole) e si riavvicinano (in base all’azione dell’interazione forte) ecco che, grazie al silenzio costruttivo (cioè prodromico di riflessioni e meditazioni), si manifestano effetti di trasformazione evolutiva, a livello infra atomico, genetico (mediante trasformazioni nel substrato molecolare del DNA) e di Memoria storica o “dichiarativa” – (che costituisce l’Identità di ciascuno).

Lì, nel monastero, ci si occupa di Dio, si rispetta e si garantisce la continenza, si custodisce la disciplina, si attende alle sante letture. Il silenzio è ininterrotto e il perenne riposo da ogni chiasso di faccende mondane obbliga a meditare sulle cose del Cielo (San Bernardo)

In più…

Quando impariamo, sviluppiamo conoscenza di qualcosa non presente nel nostro Mondo Interno e, in quanto tale, potenzialmente pericolosa perchè “diversa” dalle nostre convinzioni. Confrontando il vecchio col nuovo e individuando (grazie alla riflessione) la correttezza di quest’ultimo, superiamo lo scombussolamento conseguente alla difficoltà dell’accettazione e dal caos entropico iniziale, si passa all’equilibrio di una posizione mentale evoluta.

In sostanza, a queste condizioni, è di tutta evidenza che, grazie al silenzio, si sviluppa, addirittura la capacità di adattamento, la tolleranza e, in ultima analisi, anche la capacità di mostrare il proprio essere “Mite”.

La mitezza è il modus vivendi et operandi più efficace e denso di risultati in un mondo pur così violento e sanguigno nel quale ci è capitato di fare il nostro “involontario” viaggio sulla terra; l’umile è un testimone, nobilissimo e senza speranza, di questo mondo, il mite, invece, è l’anticipatore di un mondo migliore. L’umiltà è qualcosa che riguarda se stessi, la mitezza è un modo di vivere verso l’altro. La tolleranza ha, infatti, sempre limiti, per così dire, obbligati e prestabiliti, la mitezza è “una donazione senza limiti. Il mite si sforza però di muoversi nel pessimismo dell’intelligenza, avendo come forza propulsiva l’ottimismo della volontà” 

Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio. (Antoine De Saint-Exupery)

A questo punto della storia, le due apparenti antinomie, quella del Vangelo secondo Giovanni e l’altra, derivante dall’antica saggezza orientale, possono trovare un punto d’incontro nella profonda riflessione del grande Giurista Francesco Carnelutti

Il grillo canta perché gli uomini ascoltino il silenzio e, da esso, traggano il valore della parola.

La lezione che ci viene dall’autunno (e dal suo “fecondo” silenzio) è altamente salutare.

Ogni giorno della stagione è un richiamo alla mutazione dell’esistenza e alla precarietà del vivere. Ma la consapevolezza della precarietà ci dà la forza di riempire di autenticità ogni momento del giorno.

Dobbiamo vivere l’istante nella bellezza in sé, senza essere ossessionati dalla fine che, prima o poi, verrà. Ci è stata data l’opportunità di vivere e dobbiamo utilizzarla in sommo grado.

L’autunno è, tra le quattro, la stagione che offre più varietà e lezioni di vita.

Viviamola con forte intensità, godendo di tutte le varie tonalità. La malinconia, che contraddistingue questa stagione, deve essere una forza per meglio essere pronti alle battaglie, piccole o grandi, della vita.

E allora, Cari Lettori, cercando il modo migliore per concludere questa (speriamo) interessante passeggiata nella magia autunnale del mondo del Silenzio, vorremmo riportare la risposta che forniamo, a coloro che, spesso ci chiedono come si affrontano le sofferenze:

una bambina torna dalla casa di una vicina alla quale era appena morta, in modo tragico, la figlioletta di otto anni.

Perché sei andata?” Le domanda il padre. 

“Per consolare la mamma”

“E che potevi fare, tu così piccola, per consolarla?”

“Le sono salita in grembo e ho pianto con lei”.

Ecco, fermarsi ogni tanto, come succede in Autunno, serve a ristorare la sete e la fame del nostro mondo “di dentro”. Dandogli ascolto e imparando ad amarlo, potremo, finalmente, lasciarci cullare da quell’incredibile Silenzio che (alla stregua del bianco, che contiene tutti i colori dell’arcobaleno), racchiude tutti i suoni dell’Universo.

E allora forse, “si sta, come d’autunno, sugli alberi le foglie” (Soldati – Giuseppe Ungaretti), non avrà più solo il sapore dell’angosciante precarietà ma, semmai, il “gusto” di quello che arriva dopo una lunga attesa.

Perché, cari Lettori, come ci mostra la bella immagine di copertina (di un padre che, baciando con delicatezza i piedi del proprio bambino, gli augura un lungo “cammino”)  per chi ha smesso di fermarsi di fronte alla paura, il meglio deve ancora venire.

AUTUNNO

Un’oca che guazza nel fango, un cane che abbaia a comando; la pioggia che cade e non cade, le nebbie striscianti che svelano e velano strade

Profilo degli alberi secchi spezzarsi scrosciante di stecchi… Sul monte, ogni tanto, gli spari… e cadono urlando di morte gli animali ignari

L’autunno ti fa sonnolento, la luce del giorno è un momento che irrompe e, veloce, è svanita: metafora lucida di quello che è la nostra vita

L’autunno, che sfuma i contorni, consuma in un giorno più giorni: ti sembra sia un gioco indolente ma, rapido, brucia giornate che appaiono lente

Odori di fumo e foschia, fanghiglia di periferia; distese di foglia marcita che cade, in silenzio, lasciando per sempre la vita

Rinchiudersi in casa a aspettare, qualcuno o qualcosa da fare: qualcosa che mai si farà; qualcuno che, sai, non esiste e che non suonerà

Rinchiudersi in casa a contare le ore che fai scivolare, pensando confuso al mistero dei tanti “io sarò” diventati per sempre “io ero”

Rinchiudersi in casa a guardare un libro, una foto, un giornale e ignorando quel rodere sordo che cambia “io faccio” e lo fa diventare “io ricordo”

La notte è di colpo calata, c’è un’oscurità perforata da un’auto che passa veloce lasciando soltanto al silenzio la buia sua voce: rumore che appare e scompare

Immagine crepuscolare, Del correre tuo senza scopo, del tempo che gioca con te come il gatto col topo

Le storie credute importanti si sbriciolano in pochi istanti; figure e impressioni passate si fanno lontane e lontana così è la tua estate

E vesti la notte incombente lasciando vagare la mente al niente temuto e aspettato sapendo che questo è il tuo autunno che, adesso, è arrivato

E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell’aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio. (Tiziano Terzani)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento affettuoso ad Amedeo Occhiuto, per la collaborazione 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *