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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Probabilmente molti lettori non hanno mai sentito parlare dei verbi cosiddetti inaccusativi e inergativi perché non tutti i “sacri testi” ne fanno menzione. Cerchiamo, quindi, di sopperire a questa ”mancanza” cominciando con il dire che in lingua italiana i verbi intransitivi (quelli che non hanno un complemento oggetto) si dividono in due categorie: verbi inaccusativi e verbi inergativi. Queste categorie si differenziano per il “comportamento sintattico” del soggetto. Vediamo di spiegarci meglio. Nei verbi inaccusativi (che, ricordiamo, sono intransitivi) il soggetto ha “caratteristiche sintattiche” simili a quelle dell’oggetto dei verbi transitivi. Tra questi possiamo citare, a mo’ d’esempio, i verbi “sparire”; “cadere”; “arrivare” e nei tempi composti prendono l’ausiliare ‘essere’: Paolo è sparito; Giuseppina è caduta; Rossano è arrivato. I verbi inaccusativi, insomma, indicano uno stato o una situazione in cui il soggetto subisce un’azione (non la “riversano”, cioè, sull’oggetto).

Nei verbi inergativi il soggetto ha, invece, “caratteristiche sintattiche” tipiche del soggetto dei verbi transitivi. Vediamo, sempre a mo’ d’esempio, qualche verbo inergativo: “ridere”; “lavorare”; “camminare” l’ausiliare dei quali, nei tempi composti, è ‘avere’: Filippo ha riso ininterrottamente; Peppino ha lavorato senza risparmiarsi; Rosalba ha camminato tutto il giorno. Come si può ben notare la principale differenza tra le due categorie sta nell’uso dell’ausiliare (essere per i verbi inaccusativi e avere per quelli inergativi). Un’annotazione finale. Nei verbi inaccusativi il soggetto si può trovare dopo il verbo (è arrivato Rossano), mentre in quelli inergativi il soggetto si trova, solitamente, prima del verbo (Peppino ha lavorato).

A cura di Fausto Raso

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