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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

In questa quarantottesima puntata, ci occuperemo di “Fantasmi del passato”

Quel posto era da lungo tempo in balia della polvere e delle ragnatele, della solitudine e del silenzio. Mi sembrò di muovermi fra le tombe e di disturbare l’intimità dei morti, quella prima sera in cui salii nel mio appartamento. Per la prima volta nella mia vita, un timore superstizioso entrò in me e, quando superai un angolo oscuro della scala e, una ragnatela invisibile, fece ondeggiare la sua trama inconsistente sul mio viso e vi si appiccicò, fremetti come se avessi incontrato un fantasma. (Mark Twain)

Partendo da questo breve estratto di un’opera così famosa, possiamo trovarci concordi con l’affermazione di  James Matthew Barrie (il creatore di Peter Pan e de l’isola che non c’è): I fantasmi sono stati creati quando il primo uomo si è svegliato nella notte”

Il termine “fantasma” viene dal Greco e identifica una immagine non corrispondente alla Realtà: un prodotto di fantasia.

Questa figura spettrale, presente nelle credenze superstiziose di tutti i popoli (spesso ritenuta un “tramite” fra il mondo dei vivi e il regno ultraterreno), in Psichiatria richiama forme di illusione, pseudoallucinazione o allucinazione e viene considerata una manifestazione di conflitti e desideri inconsci.

In Psicanalisi e più in generale, in Psicologia, identifica la fantasia attraverso cui (mediante una elaborazione inconscia e l’utilizzo di alcuni meccanismi di difesa) esprimere e realizzare non solo desideri ma, anche, paure condizionanti risalenti al carattere dei propri genitori e, forse, appartenenti al passato arcaico dell’umanità (seduzione, castrazione, persecuzione, etc.)

In parola povere, il Fantasma può essere immaginato come un filtro, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo e interpretiamo la realtà che ci circonda: in particolare, le nostre relazioni con l’Altro e, soprattutto, con noi stessi.

In questo modo siamo condizionati fin dalla più tenera età.

Attraverso alcuni meccanismi di difesa (ad esempio, scissione, negazione, proiezione, etc.) è come se mettessimo a tacere il dolore, relegandolo in una parte sommersa e oscura, di cui non abbiamo consapevolezza.

E, questa sofferenza, resta lì come un fantasma, appunto, che non riusciamo a vedere ma che, tuttavia, “sentiamo”.

I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono. (Stephen King)

Come se ci trovassimo all’interno della sceneggiatura di un film dell’orrore, percepiamo il suono delle catene trascinate dal fantasma del castello…

Ecco, tutto ciò, per quello che ci riguarda, si trasforma in angoscia più o meno latente, appena al di sotto del livello della coscienza oppure in disturbi logoranti: ansia, attacchi di panico, disturbi psicosomatici…

Il fantasma interiore del senso di colpa

Stiamo capendo che, questi fantasmi interiori, si presentano sotto diversi aspetti.

Uno dei più comuni e diffusi è quello del senso di colpa che, spesso, ci accompagna fin dalla più tenera età e ci “appesantisce” anche senza un apparente reale motivo.

L’aspetto paradossale (che abbiamo in parte trattato nelle puntate dedicate ai meccanismi di difesa) è dato dal fatto che, questo particolare disagio emotivo, non si genera dall’aver commesso un’azione sbagliata o per un atto ritenuto immorale quanto, piuttosto,  dall’aver subito maltrattamenti psicologici (o fisici) in età molto precoce.

Il bambino, infatti, ha bisogno di sentirsi accolto e protetto proprio perché si percepisce indifeso e incapace di prendersi cura di sé

Nel caso in cui i genitori (o gli altri caregiver come baby sitter, etc.) non siano in grado di adempiere a questa esigenza in maniera adeguata, il piccolo tenderà a sentirsi colpevole, perché trarrà la conclusione che quella mancanza di affetto e di attenzioni dipenderanno dal suo comportamento.

Anche così, prende corpo un “fantasma” che, drammaticamente, è in grado di spingere verso azioni apparentemente incomprensibili.

Può accadere, infatti che, quel bambino ormai adulto, “esausto” di confrontarsi con il proprio fantasma interiore della colpa, sia tentato (a livello del tutto inconscio) di rendere reale la situazione per cui si è sentito criticato e punito.

Un modo di dare forma alla colpa.

Seguendo questa strada, l’individuo potrebbe arrivare a commettere, realmente, qualcosa di fortemente sbagliato, immorale, illegale, etc.

In questo modo, anziché confrontarsi con un fantasma avrà, di fronte, qualcosa di “concreto”: foss’anche una condanna in tribunale o, più frequentemente, gli occhi di amici o di amori “traditi”.

Lo stesso processo può innescarsi con altri fantasmi interiori.

Ferite interiori e autolesionismo: la sofferenza emotiva trasferita sul corpo

L’esempio più eclatante di questo processo di concretizzazione dei nostri fantasmi interiori si ha in quelle persone che sentono di essere perseguitate da un dolore profondo.

Alle volte, queste persone sono tentate di trasferire le proprie ferite interiori sul corpo, quasi come per cercare di riprendere il controllo su sé stesse e su quello che sentono.

Così ci troviamo di fronte al cutting o ad altre forme di autolesionismo: tagli, lesioni, bruciature, impresse sulla pelle, per dare forma visibile al dolore.

Ovviamente, esistono strade, mezzi e metodi per affrontare alla radice simili problematiche. Ne parleremo diffusamente nelle prossime puntate nelle quali capiremo il significato della riflessione di William Blake:

Ogni uomo è in potere dei suoi fantasmi fino al rintoccare dell’ora in cui, la sua umanità, si desta.


Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale inizieremo il cammino all’interno dei “Disturbi di Personalità”

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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