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Questa nasce da un dubbio che mi assilla da qualche giorno, dopo aver, senza troppo riflettuto, “sentenziato” un parere su di una posizione che in alcun modo condivido.

Avrò fatto bene?

Continuo a pensare di essere nel giusto, ma…, forse…, esprimere il proprio pensiero senza troppa convinzione  avrebbe meglio chiarito ciò che avevo in mente. E il risultato quale sarebbe stato? Sicuramente una serata, per me, con me, più tranquilla.

4 chilometri in più.

3 centimetri in eccedenza.

Molto probabile che l’ansia che viene fuori da questi ”più” è la stessa, diverso il modo di andare avanti però.

I 3 centimetri che affollano i pensieri senza dare la possibilità di prendere respiro, incastrano in un movimento ondulatorio, costante, che scatena le vertigini temute. Ma, alla fine vengono dimenticati e non impediscono in nessun modo di prendere il volo.

I 4 chilometri in eccesso bloccano ancora prima di arrivare e ti obbligano a restare ingabbiata nelle tue prigioni mentali, all’interno di un recinto fatto dalle tue convinzioni che non sei, in alcun modo, disponibile a mettere in discussione. Per paura di cambiare.

Programmare ogni giorno del mese di riposo assicura la continuità. La certezza di non restare soli, anche se, alla fine, si finisce per cercare più che mai i momenti di vera solitudine.

Frenesia nel pensare a come passeranno questi giorni.

Ansia nella impossibilità di prevedere.

Sollievo al pensiero che tutto tornerà.

Eppure tante certezze si sono aggiunte ai contorni della mia vita. Certezze che nascono dalla conoscenza decennale anche se poco indagate, ma sempre fissate accanto e non di poca importanza. Forse ora riesco ad apprezzarne di più il valore e farne tesoro.

Un momento per aprire le porte e mostrare la propria fragilità.

Non tollero il lamento sulle naturali cose della vita, la quotidianità che si ripercuote sull’umore contagiante. E mi arrabbio. Difficile dare un senso al malessere che non si è vissuto, nonostante le alte scale dell’empatia. Quando il tuo malessere ha altre e più limitanti radici. E parte il giudizio. Ma… quest’oggi mi voglio fermare, senza necessità di dover capire.

Una strana pace all’interno in questi giorni infuocati, più che mai il desiderio di poggiare lo sguardo sulla netta linea dell’orizzonte dove cielo e mare si baciano al culmine dell’abbraccio.

Mi guardo intorno e vedo, sento tanti occhi su cui poter contare, di sicurezza, proiettati su di un futuro imminente che mette paura.

Eppure lo spettro della solitudine avanza senza rispetto, facendo leva sulle fragilità dell’essere umano, calpestando ogni tentativo di sana sopravvivenza.

Appesa nel celeste del cielo senza possibilità di cadere. Respiro a pieno, inspirando l’aria frammista al sapore della salsedine, accompagnata da un insolito calore dell’acqua di mare.

Una giornata di serenità e spensieratezza, una buona e variegata compagnia, il piacere nella condivisione della goliardica risata. Come quando eravamo bambine e tutto si riconduceva alla voglia di riconoscersi e ritrovarsi insieme in quel punto di verde affacciato sulla casa dei primi anni.

Sempre lì, ritorno sempre lì, in questi mesi più che mai, dove tutto ha avuto inizio.

Fernanda

29 luglio 2024

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