Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.
Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.
In questa quarantaquattresima puntata, ci occuperemo de “Le basi del controtransfert”
Il fatto che il dolore richieda così tanto tempo per risolversi, non è un segno di inadeguatezza ma, semmai, è indice di profondità dell’anima. (DONALD WOODS WINNICOTT)
Questo “passaggio tecnico” di Donald Winnicot, ci introduce nel mondo di colui che viene investito dalla comunicazione dell’altro e che, di conseguenza, produce delle reazioni emotive.
Cercheremo, in questa puntata, di capire gli elementi essenziali di questo meccanismo che nasce ogni qualvolta si crea una qualsiasi forma di comunicazione e che, nell’ambito della psicoanalisi e della psicoterapia psicodinamica, prende il nome di “Controtransfert”.
Il controtransfert viene individuato, da S. Freud, per la prima volta nel 1910, e definito come “risposta emotiva dell’analista agli stimoli che provengono dal paziente, come risultato dell’influenza del paziente sui sentimenti del medico”
Praticamente, potremmo descrivere il controtransfert come una sorta di risonanza emotiva utile per comprendere meglio la comunicazione dell’analizzato.
Si parla di controtransfert perché, il terapeuta, impiega come strumento clinico non solo le emozioni che il paziente porta in seduta ma, anche, tutto il proprio mondo interno (fatto di emozioni e sensazioni).
Potremmo paragonarlo a quello che, in Medicina, si chiama Semeiotica: cioè, la disciplina che si occupa dell’osservazione e della valutazione dei sintomi diagnostici attraverso le conclusioni cui giunge il clinico, in termini di risposta emotiva ed esperienziale.
Il controtransfert, inizialmente inteso come un ostacolo al processo terapeutico, nel corso del tempo è stato visto come una risorsa per il clinico, utile per comprendere le dinamiche attive nel “qui e ora” della relazione.
Freud vede la mente dell’analista come uno strumento il cui funzionamento efficace può essere impedito dal controtransfert.
Ma, a partire dagli anni ‘50 si assiste a un cambiamento radicale di questa posizione.
Tale svolta è dovuta a diversi fattori, tra i quali:
- l’applicazione del trattamento analitico verso soggetti con gravi problematiche psichiche;
- il diffondersi dei trattamenti nei confronti dei bambini;
- l’evoluzione del concetto di identificazione proiettiva, da meccanismo di difesa intrapsichico, a fattore di comunicazione importante.
Donald Winnicott è uno dei primi autori a fornire una descrizione approfondita del controtransfert, introducendo alcuni elementi di novità,
Nello specifico, vengono individuate 3 possibili varianti del controtransfert:
- controtransfert caratterizzato da sentimenti “anormali”, che si basano su rapporti e identificazioni che l’analista ha rimosso da sé e che ripropone all’interno della relazione analitica. Queste risposte emotive, interferiscono col lavoro ed evidenziano i limiti dell’analista, ai quali dovrebbe porre rimedio
- controtransfert condizionato da identificazioni e tendenze che riguardano le esperienze e lo sviluppo personale di quell’analista. Questa condizione creerà le basi di un setting positivo e originale proprio perché determinato da elementi peculiari della personalità del professionista (che è unica e irripetibile)
- Il controtransfert oggettivo che rappresenta la risposta dell’analista alla personalità reale e al comportamento del paziente.
La prima vera affermazione esplicita del valore positivo del controtransfert viene però dalla psichiatra e psicoanalista tedesca Paula Heimann secondo cui, l’analista, deve essere in grado di sopportare i sentimenti che vengono suscitati in lui, invece di consentirne la scarica, per subordinarli al compito analitico di funzionare come specchio riflettente del paziente.
Il presupposto fondamentale dell’autrice è che l’inconscio dell’analista possa essere utilizzato per comprendere quello del paziente.
Un passo più in là, vede lo psicoanalista Heinrich Racker, avvicinare il controtransfert al mondo dell’identificazione proiettiva, aprendo la porta a una concezione innovativa da una parte ma molto pericolosa dall’altra.
Ma, questa, è un’altra storia
La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco: quella del paziente e quella del terapeuta. La psicoterapia ha a che fare con due persone che giocano insieme. (DONALD WOODS WINNICOTT)
Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale parleremo di “identificazione proiettiva e controtransfert”
Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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