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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Molti pseudolinguisti (e ce ne sono a iosa nelle redazioni dei giornali) non conoscono un uso particolare del pronome-congiunzione che, chiamato “che temporale”, e condannano l’espressione tipo “era il giorno ‘che’ il direttore era assente”.

Nient’affatto, soloni della lingua, quel “che” è perfettamente in regola con le leggi della grammatica perché equivale, per l’appunto, a “in cui”; è, insomma, un che con valore temporale. 

Si ricordi, in proposito, il celeberrimo verso dantesco: “Lo dì c’han detto ai dolci amici addio”. Volete correggere  (e, quindi, condannare) anche il divino Poeta?

Usiamo, dunque, il “che” tranquillamente ogni volta “che” (o in cui?, amici) equivale a “durante”, “da che”, “da quando” e simili.

A cura di Fausto Raso

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