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Buffo come un pensiero così superficiale, diventa un chiodo fisso nella mente a spostare l’attenzione da qualsiasi altra cosa.

Ma, allora, il vero problema quale è?

La mente umana, passano gli anni ma i meccanismi di regolamento, pur affinando le consapevolezze, restano sempre gli stessi.

Nonostante.

Ritrovo serenità in un ambiente nuovo, ma con l’identico benessere che torna indietro senza necessità di ulteriori comprensioni.

Vado avanti pensando alle ultime ore trascorse in serenità.

Una nuova dimensione? Oppure solo una trasposizione di un tempo lontano in quello di oggi?

Questa volta sono sola a gestire le forze, alimentare la fantasia, provvedere alle necessità basali. Ma … l’insegnamento ricevuto, che ho fortunatamente ereditato, mi da una grossa mano.

Un tuffo nel passato. La possibilità di rivivere e rivedere quello che è stato e riutilizzarlo in una nuova forma, adatta alle esigenze del momento.

Urge il bisogno di modificare la flessibilità.

Ho lavorato tanto su questo ed ora posseggo gli strumenti necessari per rendermi conto del momento esatto in cui diventa indispensabile ammorbidirsi.

Cerco un modo nuovo per vivere la tecnologia insistente, pur rimanendo legata alla quotidianità.

Ma, come sempre in me, la necessità di sentirmi libera in tutte le forme, senza costrizioni, obblighi, legami che tolgono il fiato. Di contro, il bisogno di non essere soli, di non sentirsi soli.

La necessità e il bisogno.

Mi lascio andare all’allegria ritrovata e nello stesso identico momento un malessere legato al passato mi spinge a fermarmi.

Come sempre i primi istanti di ogni nuova sono fondamentali per definire gli orizzonti da gustare insieme e, quelli di cui nutrirsi in compagnia di se stessi.

L’importanza di non lasciarsi sfuggire gli stati d’animo da dipingere fra le righe e subito dopo condividerle con chi ha occhi per sentire.

Una strana malinconia, strana ma conosciuta, come ogni anno, come ogni inizio estate. Quando le strade respirano nella solitudine ritrovata, l’aria si purifica e si torna a guardarsi bene dentro gli occhi.

Qualcosa in più.

Qualcosa in meno.

Con sorpresa  mi accorgo che cerco nelle pagine dei miei giorni la continuità, qualcosa che possa garantirmi una costante presenza. Un tempo prolungato da vivere insieme. E immediatamente a me, la sicurezza, il bisogno della continuità. Le certezze della vita, che mai devono mancare.

I tre centimetri prepotentemente provano a distogliere i miei pensieri dal bello e trascinarmi nelle ossessioni del momento. Ma …

Aspetto il tramonto con ansia dopo una giornata infuocata di pensieri e anche parole. Indosso le ali ai piedi, ora come allora, e volo verso il celeste che volge all’imbrunire. Quattro veloci chiacchiere e subito dopo il pensiero a me di riprendere la penna dei desideri e provare ancora una volta a dare un volto alle emozioni. Da vivere e traferire.

Fernanda

Dedicata a Maria, che mi ha ricordato l’importanza della presenza

2 Replies to “Tre centimetri”

  1. Tanti anni fa, leggendo il tuo “Margherita”, si è impressa nel mio cervello una frase che, per anni, ho utilizzato tutte le volte che uno dei vari social chiedeva quando ci si registra e si giunge alla parte “descrivi te stessa”…
    Amiamo farlo con le parole di una canzone amata e fatta nostra o col verso di una poesia che ci rappresenta o con qualcosa letto nei libri che abbiamo amato…

    la mia “descrizione”, per anni, è stata il tuo “Un po’ abbandonata a se stessa, forte nelle sue stesse gambe, incominciò il cammino… Percepiva rapidamente la diversità che la rivestiva… limpida e pura nei sentimenti, ribelle quando la si costringeva all’interno senza aria e veloce come il vento ”

    In questo nuovo articolo, in cui, come accade sempre, ti guardi dentro, – “(…) e subito dopo il pensiero a me di riprendere la penna dei desideri e provare ancora una volta a dare un volto alle emozioni. Da vivere e trasferire” – , ancora una volta guardo anche io dentro di me attraverso le tue riflessioni… “la compagnia di se stessi”…

    “Esiste, navigando, un desiderio che sta al di là della necessità di capire: la meta non è più arrivare: è navigare; contro il tempo, malgrado il tempo, a favore del tempo, nonostante il tempo, in mezzo al tempo.” F. De Andrè

    Negli ultimi quattro anni c’è un pensiero che mi fa paura ogni notte… e tu lo sai descrivere come piace a me: “Questa volta sono sola a gestire le forze, alimentare la fantasia, provvedere alle necessità basali”.

    In realtà “paura” è un termine leggero per descrivere l’emozione che vivo. E le emozioni vanno rispettate. E si danno loro i giusti nomi. E il termine corretto è: “terrore”.

    “Che fai? Fatica…”

    Poi, però, giungo alla frase successiva che scrivi. E riprendo a respirare. Lacrimoni negli occhi e groppone in gola. Non c’è più terrore.

    C’è Speranza.

    “E tu chiedi: e se cado?
    Oh, ma mia cara,
    e se voli?”

    La Speranza la trovo qui: “Ma … l’insegnamento ricevuto, che ho fortunatamente ereditato, mi da una grossa mano. La possibilità di rivivere e rivedere quello che è stato e riutilizzarlo in una nuova forma, adatta alle esigenze del momento. Urge il bisogno di modificare la flessibilità”.

    “Nessuno di noi è preparato. Né lo saremo mai. Ma questo è ugualmente il nostro destino: cambiare. Si cambia con lentezza, la stessa lentezza che muta la primavera in estate, l’estate in autunno, l’autunno in inverno. Non ci si accorge mai in quale momento la primavera diventa estate: una mattina ci alziamo e fa caldo; l’estate è giunta mentre dormivamo” Oriana Fallaci

    Mi soffermo a ragionare sugli insegnamenti di cui parli per cercare di far mio il pù possibile il concetto, uno sprone a cui ricorrere con i ricordi quando arriverà il momento in cui mi dovrà fare forza ricordare ciò che hai appena spiegato.

    “Quietami i pensieri e il canto e in questa veglia pacificami il cuore” G. Lindo Ferretti

    Alla fine, allevio la tensione dei pensieri quando leggo “come sempre in me, la necessità di sentirmi libera in tutte le forme, senza costrizioni, obblighi, legami che tolgono il fiato”.

    “Il segreto è stare in quel momento, senza badare al resto e senza avere idea di dove andrai dopo. Perchè se riesci a far funzionare un momento, puoi arrivare dappertutto”. Philip Roth

    GRAZIE

    Maria

  2. Quattro passi o qualcosa in più… sul viale del decollo. Dove ci si incontra, dove si incontrano le anime che hanno lo stesso desiderio di silenzio. Ma… nel silenzio ricercato, nasce la voglia di aprirsi, di riaprirsi. E in un attimo si consapevolizza quanto importante sia la “presenza”. Occhi per sentire.
    Grazie a te per avermelo ricordato.
    Fernanda

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