Pubblicato su Lo SciacquaLingua
La parola che proponiamo, questa volta, è “cicchetto” che, come sappiamo, significa rimprovero. Sulla provenienza del termine, Ottorino Pinigiani dà una spiegazione leggermente diversa dalla nostra.
Il vocabolo, dunque, dovrebbe esser noto ai lettori piemontesi perché sembra sia “nato” nella loro terra ed esportato su tutto il territorio nazionale con il significato suddetto. Il termine sarebbe, dunque, il piemontese “cichet” e questo dal provenzale “chiquet”, piccolo bicchiere, bicchierino e, per estensione, il suo contenuto.
Il passaggio semantico da bicchierino a rimprovero, nato dapprima negli ambienti militari – secondo il linguista Lorenzo Renzi – “Deve esser nato nelle caserme cosí: chi veniva chiamato in disparte dal superiore per una strigliata, sarà tornato riferendo scherzosamente ai colleghi che il capitano (o chi per lui) gli aveva dato un cicchetto; e, cioè, offerto da bere”.
di Fausto Raso (12 ottobre 2013)
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.